Il tragicomico comizio di Vannacci: attacca Salvini a sua insaputa e scappa dalle domande sulla Ue

Il candidato di punta della Lega per il parlamento europeo Roberto Vannacci partecipa a un brunch elettorale in un locale di Roma Nord. Tra tartine e riferimenti all’epoca fascista, il generale (sospeso dall’esercito) rilancia i must della sua propaganda. Ma inciampa sul tema delle candidature civetta per le elezioni Ue. E quando proviamo a sottoporgli un test per verificare la sua conoscenza dei meccanismi e dei grandi temi dell’unione, reagisce male.
A cura di Marco Billeci
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Un generale a Roma Nord. Potrebbe sembrare il titolo di una commedia all'italiana e invece è il debutto nell'arena del Generone romano di Roberto Vannacci, generale sospeso dall'esercito, ora candidato di punta alle elezioni europee con la Lega. L'occasione è un brunch elettorale, nella sala riservata, di un noto bar a due passi dalla sede Rai di viale Mazzini, organizzato dal consigliere comunale del Carroccio Fabrizio Santori, con l'aiuto di Carlo Testa,  presidente dell'Accademia Nazionale del Diritto. Alle 13 è fissata l'apertura del buffet, preso d'assalto dagli oltre 150 presenti,  esponenti della società civile capitolina, secondo quanto recita il manifesto dell'evento.

Il piatto forte dell'iniziativa, il generale Vannacci, si presenta con quasi un'ora di ritardo, quando ormai tartine e bevande sono state tutte polverizzate. Tanto che, alla fine dell'evento, l'autore del "Mondo al Contrario"  dovrà chiedere di farsi portare qualche tramezzino, per placare la fame. Al suo arrivo, Vannacci è accolto come una star, tra baci, abbracci e ovazioni. Non appena prende la parola, il frontman leghista per le europee ne approfitta per rilanciare uno dei suoi must, finito al centro delle polemiche, negli ultimi giorni di campagna elettorale. "Voglio salutare la prima, la seconda, ma anche la decima fila" dice Vannacci. Il riferimento è ancora una volta alla Decima Flottiglia impegnata nelle file dell'esercito fascista, durante la Seconda Guerra Mondiale. Ad applaudirlo in prima fila c'è anche un ragazzo, con una maglietta con su scritto "Decima Mas – Memento Audere Semper". Dopo il comizio, Vannacci gli concede uno dei numerosi seflie, a cui si sottopone di buon grado.

Vannacci non lascia, ma rilancia. E così, dopo aver parlato della X Mas, il generale cita il motto: "Chi vola vale, chi non vola non vale, chi vale e non vola è un vile", fatto scolpire dal Duce nell'atrio del ministero dell'Aeronautica, nel 1931. Non prima di essersi assicurato che ci siano le telecamere delle tv, a riprendere la sua ennesima sparata. I problemi per Vannacci però iniziano quando decide di addentrarsi nelle cose della politica. "La mia candidatura a differenza di quella di altri non è una presa in giro – arringa il generale, sospeso dall'esercito – io non sono un candidato di facciata, mentre altri mettono il loro nome per attirare l'attenzione, ma poi non andranno mai a Bruxelles". Dimenticando però che, tra gli altri, a fare la candidata civetta per queste elezioni europee è la premier Meloni. E che nel 2019 lo stesso metodo fu usato da Matteo Salvini, il leader del partito per cui Vannacci oggi è candidato.

Quando i cronisti gli fanno notare questa contraddizione, il generale prova a battere in ritirata: "Io sono dell'avviso di chi si candida deve espletare la responsabilità per cui gli elettori lo eleggono". Quindi Salvini non ha adempiuto al suo compito nel 2019, insistono i cronisti. "A me non piace parlare per altri, non dovete interpretare le mie parole", abbozza Vannacci. Il resto del comizio ricalca i leitmotiv della retorica vannacciana, tra l'affermazione dell'identità somatica italica, gli attacchi alla comunità Lgbt e la difesa della sovranità italiana. Con una polemica nemmeno troppo velata velata, rispetto alle parole pronunciate del presidente Mattarella, in occasione della festa del 2 giugno.

Il test sulle politiche europee

Va bene, tutto già visto e già sentito nei mesi del Circo Vannacci. Per uscire dal solito canovaccio, allora, a margine dell'evento, chiediamo alla punta di diamante del neoleghismo, di sottoporsi a un piccolo test, per conoscere la sua preparazione sui grandi temi che dovrà affrontare al parlamento Ue, oltre la retorica e i luoghi comuni. D'improvviso, però, di fronte a queste domande, il generale –  sempre pronto a esprimere la propria opinione su tutto  – perde la voce. "Che fa mi interroga? Io non mi faccio interrogare da lei", replica Vannacci quando proviamo a introdurre l'argomento.  Ma può almeno dirci quanti soldi ha preso l'Italia per il Pnrr, insistiamo. "L'incursore fa quello che vuole, non si fa dettare l'agenda da lei" ribatte Vannacci, con riferimento a un suo passato ruolo nell'esercito. E poi usa un singolare argomento, per contestare la titolarità dei giornalisti a porgli delle domande:  Non vi ho mai visti insieme a me sui campi di battaglia".

Allora chiediamo la differenza tra una direttiva e un regolamento europeo, una nozione che certo non è necessaria in un teatro di guerra, ma che è invece è essenziale conoscere se si occupa un seggio a Bruxelles. "Io lo so ma non lo dico a lei, non è titolato a chiedermelo", replica il generale. Mentre Vannacci – scortato da una schiera di aiutanti – si rifugia in macchina, facciamo in tempo a sottoporgli un'ultima domanda, sul nuovo patto di stabilità europeo, ma senza ottenere risposta. Gli elettori che metteranno "una Decima" (cit.) sul simbolo della Lega e scriveranno il suo nome il prossimo 8 e 9 giugno, dovranno farlo sulla fiducia, senza sapere.

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