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Figlio di Salvini su moto d’acqua polizia, avviato procedimento contro l’agente

L’agente di polizia che ha fatto salire il figlio dell’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, su una moto d’acqua è stato convocato dal questore di Livorno: nei suoi confronti sarebbe stato avviato un procedimento disciplinare. Si tratta di un provvedimento interno al corpo di polizia che non ha nulla a che vedere con l’inchiesta della magistratura.
A cura di Stefano Rizzuti
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La vicenda della moto d’acqua della polizia utilizzata dal figlio di Matteo Salvini per fare un giro a Milano Marittima non è chiusa. Anzi, secondo quanto emerso nelle ultime ore, sarebbe stato avviato un procedimento disciplinare contro l’agente di polizia che ha permesso al figlio dell’allora ministro dell’Interno di salire sull’acqua-scooter. I fatti risalgono allo scorso 30 luglio: il figlio, sedicenne, del leader leghista era con lui sulla spiaggia di Milano Marittima, quando ha fatto un giro sulla moto d’acqua della polizia, ripreso da un videoreporter. Ora, secondo quanto apprende l’Huffington Post, l’agente è stato convocato dal questore di Livorno, che gli avrebbe comunicato l’avviamento della procedura.

La convocazione da parte del questore non ha nulla a che vedere con l’inchiesta della magistratura, che è stata aperta il 22 agosto su iniziativa della procura della Repubblica di Ravenna: per quanto riguarda la parte giudiziaria è stato aperto un fascicolo contro ignoti. Per il poliziotto, invece, si tratta di una procedura interna al corpo di polizia che nulla ha a che vedere con l’indagine della magistratura. Inoltre, secondo quanto riportato dall’Huffington Post, non sarebbe stata fatta – per il momento – alcuna proposta di sanzione: in caso venga invece avanzata questa richiesta, l’agente avrebbe dieci giorni per presentare ricorso.

Quando scoppiò il caso l’allora ministro dell’Interno Salvini cercò di chiudere subito la polemica prendendosi la colpa di quanto avvenuto, anche nel tentativo di non far ricadere la responsabilità sull’agente. “Errore mio da papà”, disse appena scoppiato il caso il leader leghista. Che aggiunse: “Nessuna responsabilità va data ai poliziotti, che anzi ringrazio perché ogni giorno rischiano la vita per il nostro Paese”. La polemica si alimentò anche per un altro motivo: alcuni agenti presenti in spiaggia cercarono di impedire di effettuare le riprese al videoreporter di Repubblica, che riuscì comunque a filmare la scena.

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