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Fabrizio Barca a Fanpage: “Contro diseguaglianze, liberare dati e conoscenza dal monopolio di pochi”

L’economista ed ex ministro Fabrizio Barca ha presentato a Roma il manifesto del Forum Diseguaglianze e Diversità con le proposte per favorire la liberazione della conoscenza e la condivisione pubblica dei dati. Intervistato da Fanpage.it, Barca racconta i contenuti del documento e affronta anche i problemi, legati al Pnrr e offre le sue ricette per “salvare” il piano dal fallimento.
A cura di Marco Billeci
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“Liberare la conoscenza per ridurre le disuguaglianze”. È  il titolo del manifesto del Forum Diseguaglianze e Diversità presentato a Roma il 12 aprile dal coordinatore del Forum, Fabrizio Barca, assieme ad alcuni dei ricercatori e delle ricercatrici che collaborano con il progetto. Il documento sintetizza analisi e proposte, per ri-orientare in senso democratico la transizione digitale, considerata ora sbilanciata a favore di pochi centri di potere privati, che detengono il monopolio sui dati.

"Alla radice delle straordinarie disuguaglianze di questa fase, ma anche del distacco tra società e istituzioni, c'è la concentrazione della conoscenza", spiega Barca a Fanpage.it, a margine dell'evento romano.  "La transizione digitale ha preso la direzione sbagliata, data l'incapacità del settore pubblico di regolare il sistema". Ecco allora che nel manifesto del Forum, si elencano cinque proposte per iniziare a riequilibrare il quadro.

Una di esse ha già cominciato a  diventata realtà, ovvero la modifica dei criteri di valutazione delle università italiane, per tenere davvero conto del loro contributo sociale.  Le altre sono la revisione dell'accordo internazionale Trips del 1994 sui brevetti; la creazione di una struttura pubblica europea per la ricerca e lo sviluppo; la definizione per le maggiori imprese pubbliche italiane di missioni strategiche utili al paese; la realizzazione di un'infrastruttura, in grado di garantire l'accesso ai dati alle comunità locali.

Liberare i dati e la conoscenza

Al centro di tutto, appunto, la volontà di spingere una nuova stagione di politiche pubbliche, in grado di diffondere la conoscenza, tramite le nuove tecnologie, come strumento di sviluppo economico e sociale. Una necessità che Barca ha ricavato anche dai suoi passati ruoli pubblici, prima da capo del Dipartimento per le politiche di sviluppo e di coesione del ministero del Tesoro, e poi da ministro della Coesione Territoriale nel governo Monti.

Racconta l'economista: "Quando mi sono occupato delle aree interne del paese, delle aree rurali, facevamo riunioni di centinaia di persone sui territori  c'erano i sindaci, i rappresentanti del lavoro, i cittadini". E prosegue "Noi avevamo i numeri a disposizione, che ci hanno consentito in molti casi di dire cosa e come cambiare e poi fare monitoraggio, per capire se poi il cambiamento avviene davvero. I numeri sono essenziali, ma se sono in possesso delle comunità, che li usano per costruirci le policy".

Le spine del Pnrr

Ecco, l'assenza di analisi dei dati e del monitoraggio, sostiene Barca, è alla base anche dei problemi che sta incontrando anche l'attuazione del Pnrr.  "In moltissimi casi c'è stato poco dialogo sociale e poco monitoraggio – dice -. Ricordo che la Commissione europea, quando ha approvato il piano di Draghi, gli ha anche segnalato che non c'era abbastanza monitoraggio, che non c'era abbastanza partecipazione, ma nessuno ne ha parlato".

L'ex ministro però rileva anche altri problemi: "Pure nei caso dove si sono fatte cose buone, penso all'intervento  di rafforzamento della scuola per l'infanzia e gli asili, il rischio è di non rafforzare i Comuni più deboli, ma quelli che hanno  la capacità di partecipare ai bandi.  Altra criticità rilevata, l'assenza di un sito web dove i cittadini possano sapere facilmente cosa viene realizzato. "Penso a una coppia di giovani: che ne sa se tra due o tre anni nel suo territorio viene fatto un asilo? –  si chiede Barca -. Non far sapere che migliorano le condizioni è come se non migliorassero le condizioni".

D'altra parte, Barca respinge l'idea che per cui le amministrazioni pubbliche, specie quelle locali, non abbiano strutturalmente le capacità di spendere cifre così ingenti, come quelle stanziate dal Recovery Plan. L'economista si basa sulle esperienze che ha avuto nella gestione dei fondi di coesione europei: "con i governi Ciampi e Monti, i soldi europei sono stati utilizzati, non eravamo i primi in Europa, ma eravamo a metà classifica".  Altra fake news – secondo Barca – è che l'Italia abbia chiesto troppi soldi. "In alcuni momenti della storia italiana dieci, dodici anni fa, abbiamo fatto anche 70 miliardi di euro annui di investimenti", spiega.

Certo, prosegue Barca, il tema della debolezza delle amministrazioni pubbliche esiste perché "non abbiamo assunto bene negli ultimi anni". Ma – prosegue – la soluzione non può essere un nuovo giro di semplificazioni, "in cui magari alla fine gli unici che se ne avvantaggiano sono i briganti che riescono a ottenere gli appalti senza neanche avere dei meriti". Bisogna invece puntare sulla "qualità, l'impegno e l'incentivo delle risorse umane", trovando il modo di immettere nella Pa, "300-400 mila giovani, a cui dare uno stipendio degno e  la possibilità di cambiare il mondo".

Barca invece è scettico su alcune delle proposte emerse nel dibattito della maggioranza, su come modificare il Pnrr, spostando la destinazione di una parte dei fondi, per garantirne la spesa. "Dare crediti d'imposta a pioggia all’impresa privata sarebbe un suicidio collettivo – dice l'economista, a proposito di una delle soluzioni suggerite -, i soldi semmai vanno indirizzati verso i settori migliori e più tecnologicamente avanzati del nostro sistema produttivo". Riguardo a un'altra ipotesi in campo – quella di un maggior coinvolgimento di Eni, Enel e delle altre grandi imprese a controllo pubblico – Barca è più possibilista: "ci può stare, ma per quali missioni? Per rimetterci a scavare pozzi o per migliorare il sistema del pendolarismo? Va bene usarle le  ma per delle missioni strategiche".

La sintonia con Schlein 

In conclusione, Barca torna sul manifesto del Forum Diseguaglianze e Diversità, i cui contenuti sono ovviamente rivolti a tutte le parti politiche ma, per stessa ammissione del coordinatore del Forum, trovano un'interlocutrice particolarmente attenta, nella nuova segretaria del Pd, Elly Schlein. Non è un mistero d'altra parte che l'ex ministro sia uno degli studiosi più ascoltati da Schlein e i percorsi dei due si sono più volte incrociati negli anni. "L'attenzione a una delle nostre proposte, quella sul biomed europeo, l'aveva giù avuta Enrico Letta – dice Barca -. Con Schlein però la comunanza non è più su una singola ‘stella', ma una coerenza che uno ritrova nelle analisi, contenute nella mozione con cui si è candidata alla segreteria. Vogliamo essere che il Partito Democratico intenda rafforzare l'impegno nelle direzioni che abbiamo indicato".

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