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Due sardine identificate dalla Digos per aver esposto un cartello contro Salvini

Due giovani attiviste che fanno parte del movimento delle sardine sono state identificate dalla Digos per aver esposto un cartello di protesta contro il leader della Lega Matteo Salvini. Il cartello recitava: “Caro Matteo, la propaganda non è un lavoro”. “Ci hanno identificate e non ci hanno restituito il cartello. Non credo sia giusto, visto che si tratta solo di un foglio”, dicono le due ragazze.
A cura di Annalisa Cangemi
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Due sardine, che hanno contestato Matteo Salvini in piazza, sono state identificate dalla Digos, solo per aver esposto un cartello, che recitava "Caro Matteo, la propaganda non è un lavoro". Il segretario del Carroccio si era recato ieri a Bologna per inaugurare una nuova sede della Lega, e una piccola folla si era fatta trovare sul posto per accoglierlo.

Le due attiviste hanno raccontato l'episodio al Corriere di Bologna. Quando Salvini è arrivato le due giovani, Alice e Zaira, che hanno meno di 20 anni, hanno tirato fuori il loro manifesto di protesta. E a quel punto sono state allontanate e identificate dalle forze dell'ordine. Gli agenti le hanno lasciate dopo qualche minuto e le ragazze si sono quindi dirette verso piazza Maggiore. "Ci aspettavamo una reazione di qualche tipo, invece Salvini ha riso e ci ha mandato via", hanno raccontato al Corriere di Bologna le die sardine, appena diplomate all’Archimede di San Giovanni in Persiceto.

"Ci hanno identificate e non ci hanno restituito il cartello. Non credo sia giusto, visto che si tratta solo di un foglio". Alice e Zaira sono due militanti del movimento fin dagli esordi: erano entrambe in piazza Maggiore il 14 novembre scorso, la notte in cui per la prima volta le sardine fecero la loro comparsa a Bologna, mostrando al Paese che era nato un movimento di piazza spontaneo, che non aveva legami precisi con alcun partito. Allora si era in piena campagna elettorale per le regionali in Emilia-Romagna, poi vinte dal dem Stefano Bonaccini. Le due ragazze continuano a dare battaglia l leader leghista: "Non è tanto per l’opinione politica, la cosa che a me dà fastidio — spiega Alice al quotidiano — è che sentivo il dovere di dire che non è così che si fa politica, non è solo facendo propaganda che si cambiano le cose".

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