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Cosa sta succedendo ai prezzi di benzina e gasolio con la crisi in Iran e quali sono i rischi

Finora il prezzo del petrolio sui mercati internazionali non ha visto picchi, e anzi è calato. Ma in Italia si registrano degli aumenti per benzina e gasolio alla pompa. Se l’Iran proverà davvero a chiudere lo stretto di Hormuz, il rischio è di forti rincari a livello mondiale.
A cura di Luca Pons
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Il prezzo della benzina e del gasolio rischia di aumentare parecchio, con il proseguire del conflitto in Iran scatenato dagli attacchi di Israele prima e degli Stati Uniti poi. Oggi il costo del petrolio in borsa è sceso, però,  a sorpresa, mentre alcune associazioni di consumatori segnalavano dei rincari ai distributori. La situazione resta instabile, e molto dipenderà dalle mosse dell'Iran nei prossimi giorni.

Cosa è successo finora al prezzo del petrolio e cosa può fare l'Iran

Il Parlamento iraniano ha già approvato la chiusura dello stretto di Hormuz, il tratto di mare da cui passa circa un quinto del commercio mondiale di petrolio. Ma la decisione effettiva tocca al Consiglio supremo per la sicurezza nazionale, che per adesso non si è espresso. La chiusura dello stretto potrebbe causare un blocco significativo nel trasporto dell'energia, cosa che farebbe per forza di cose aumentare i prezzi.

Tuttavia, come l'Ispi ha spiegato a Fanpage.it, ci sono buone ragioni per cui Teheran potrebbe decidere di non proseguire su questa linea. Innanzitutto perché è una mossa che viene minacciata da decenni, senza poi essere messa in atto. In più, rischierebbe di inimicarsi la Cina (che compra buona parte del petrolio che passa dallo stretto), suo importante alleato a livello geopolitico.

Per di più, non è detto che a livello militare l'Iran riuscirebbe a garantire il blocco dello stretto. Se anche ci riuscisse, rispetto al periodo delle crisi petrolifere degli anni Settanta oggi la situazione è molto cambiata. Senza contare che la prima risposta militare iraniana – l'attacco missilistico ad alcune basi Usa in Iraq, Kuwait e Qatar – è stato finora piuttosto ‘limitata' rispetto alle possibilità peggiori: non risultano esserci stati né morti né feriti. Un possibile segnale che Teheran intende rispondere con delle dimostrazioni di forza, ma non con una escalation più dura.

Forse anche tutto questo può aver contribuito al fatto che, nel primo giorno di apertura delle borse dopo gli attacchi, il prezzo del petrolio in realtà è sceso parecchio. Nell'indice Brent, uno dei più importanti a livello internazionale, il prezzo di un barile è sceso di oltre il 7% a circa 71,5 dollari. Resta comunque da valutare come la situazione si svilupperà nei prossimi giorni: una reazione iraniana più forte potrebbe ribaltare la situazione.

Aumenti ai distributori in Italia: "Benzina in autostrada vicina ai due euro al litro"

Intanto, in Italia si sono registrati degli effettivi aumenti di prezzi ai distributori di carburante. Il Garante per la sorveglianza dei prezzi, gestito dal ministero delle Imprese, ha convocato per mercoledì 25 giugno una commissione di allerta rapida che analizzi l'andamento dei costi.

Due associazioni di consumatori hanno lamentato gli aumenti. Il Codacons, analizzato i dati forniti dallo stesso ministero sui prezzi applicati nei distributori italiani, ha segnalato che in alcuni distributori in autostrada il prezzo del servito è andato oltre i 2,30 euro al litro per la benzina, mentre per il self si è avvicinato ai due euro. L'aumento potrebbe essere dovuto, più che all'intervento degli Stati Uniti avvenuto nella notte tra sabato e domenica, a quello di Israele della settimana prima. A seguito di questo, infatti, le tensioni internazionali si erano alzate moltissime e si erano già registrati degli incrementi di prezzo in più di una Regione italiana.

Assoutenti invece si è detta preoccupata che ci siano "fenomeni speculativi sulle quotazioni dei prodotti energetici". Assopetroli, che rappresenta diverse aziende del settore, ha risposto chiarendo che "non esistono prezzi imposti o calmierati", e che ciascun distributore è libero di applicare la tariffa che preferisce, mentre i consumatori possono confrontare i prezzi con la piattaforma messa a disposizione dal ministero.

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