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Cosa è successo a Roma prima dell’aggressione subita dai giornalisti di Fanpage.it

Cosa è successo in piazza a Roma, alla manifestazione dei negazionisti? Certamente siamo stati aggrediti, certamente gli insulti e alcune minacce, ma prima dell’aggressione era accaduto qualcosa? Eravamo riusciti a parlare con qualcuno dei presenti? A farci raccontare perché era lì? Sì, ci eravamo riusciti. Ma non è detto che sia stata un’esperienza migliore dell’aggressione.
A cura di Saverio Tommasi
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Un momento della manifestazione
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Fra gli insulti e le minacce ricevute durante la manifestazione dei negazionisti a Roma, siamo riusciti a fare anche qualche domanda.

Partiti presto, quando in piazza c'erano una decina di persone, abbiamo continuato a lavorare fino a quasi metà pomeriggio, quando l'aggressività dei presenti ci ha impedito di continuare, e la Polizia ci ha "messi in salvo dai manifestanti che si stanno organizzando contro di voi".

La manifestazione era stata battezzata, con sprezzo della modestia, “Marcia per la liberazione”. Liberazione "dalla dittatura sanitaria" o "farmaco sanitaria".
Dittatura perché si chiede il rispetto delle norme minime di sicurezza.
Dittatura perché ci si affida alla scienza e alla medicina.
Dittatura perché non si pensa, come qualcuno all'interno della manifestazione, che "le scie chimiche abbiano portato il virus e che il vaccino servirà per ridurre la popolazione mondiale da parte dei rettiliani".

La questione più "paurosa", in mezzo a quella piazza, non sono state le minacce o gli insulti che abbiamo ricevuto, se pure dolorosi e destabilizzanti, ma quello che veniva raccontato dai presenti.

Con Fanpage.it, durante il lockdown, ho girato gli ospedali del centro e del nord Italia per provare a raccontare il sentimento umano del personale ospedaliero.
I miei colleghi del team inchieste di Fanpage.it hanno realizzato il più grande racconto documentario su quello che stava accadendo in quei mesi barbari e complicatissimi.
In questi mesi abbiamo visto i medici e le dottoresse al lavoro, gli infermieri, OSS, anche le donne e gli uomini delle pulizie abbiamo intervistato. E' nei loro volti che abbiamo letto la paura. Il terrore di non essere messi nelle condizioni giuste per riuscire a curare tutti, ad aiutare tutti, a igienizzare correttamente le camere dopo la morte di un paziente. Le loro lacrime, i denti che mordevano le labbra, l'idea che forse non era vero che "tutto andrà bene". Perché spesso mancano i mezzi, mancano le persone, e intorno si stava già iniziando a creare un clima che arrivava ad accusare i medici di essere "loro i responsabili delle morti, pagati da Bill Gates e Soros".
Qualche giorno fa la manifestazione dei negazionisti a Roma, praticamente una rappresentazione scenografica e urlata di quanto maturato negli ultimi mesi.

Io ora non ho una bella frase per una chiusura ad effetto di questo pezzo, perché a pensarci bene niente è chiuso, tutto è in evoluzione e chissà cosa sarà fra qualche mese, o anche solo fra qualche giorno. Se ci sarà un nuovo lockdown, se sarà necessario, se nel caso servirà davvero e quanto.
E' tutto in evoluzione, e io posso solo augurarmi che lo sia anche la consapevolezza e il senso di empatia e di comunità di questo Paese. Perché questo, in fondo, è l'unico mezzo che abbiamo per distinguerci dalle piante: sentirsi parte e non singolarità in conflitto perenne.

Viva l'informazione. Un grazie alla scienza e alla medicina.

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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