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Cosa aspettarci dal G7 in Canada, sul tavolo migranti, Medio Oriente e dazi: le strategie di Giorgia Meloni

Giorgia Meloni partecipa al G7 di Kananaskis in un contesto internazionale segnato da crisi geopolitiche e tensioni commerciali. La premier italiana sarà protagonista nella sessione dedicata alla sicurezza delle comunità, con focus sulla gestione dei flussi migratori.
A cura di Francesca Moriero
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Nel cuore delle Montagne Rocciose canadesi, si apre oggi il vertice dei leader delle sette principali economie democratiche del mondo. Il G7 di quest'anno, ospitato a Kananaskis, si presenta come uno dei più densi e complessi degli ultimi anni, con sul tavolo una serie di dossier geopolitici e strategici di portata globale: dalla guerra in Ucraina all'escalation in Medio Oriente tra Israele e Iran, passando poi anche per l'attivismo cinese nell'Indopacifico e le nuove frizioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea, il summit si annuncia segnato da divergenze profonde, al punto che, già in partenza, è stato escluso il tradizionale comunicato congiunto finale. A conferma della difficoltà a trovare una linea comune, la presidenza canadese ha previsto la diffusione di sette dichiarazioni separate, ciascuna su un tema chiave del vertice.

Meloni in Canada, tra diplomazia multilaterale e crisi migratorie

In questo quadro segnato da fratture geopolitiche e divergenze strategiche, la premier Giorgia Meloni arriva a Kananaskis con l'obiettivo di rafforzare il profilo internazionale dell'Italia e portare al tavolo le proprie priorità, a cominciare dalla gestione dei flussi migratori. Interverrà infatti in apertura della terza sessione di lavoro, "Comunità sicure", che la presidenza canadese ha dedicato proprio al tema dell'immigrazione e alla cooperazione contro le reti criminali transnazionali. Meloni intende valorizzare l'approccio italiano basato su partenariati con i Paesi africani, accordi bilaterali per il controllo delle partenze e investimenti mirati alla stabilizzazione delle aree di origine. È, di fatto, la proiezione diplomatica del Piano Mattei, che tornerà al centro del confronto già il 20 giugno, nel vertice con i leader africani e le istituzioni finanziarie internazionali a Roma. Al tempo stesso, la premier, ha sottolineato che resterà in stretto coordinamento con il sottosegretario Alfredo Mantovano e i ministri coinvolti nella gestione della crisi tra Israele e Iran. A Palazzo Chigi è stato infatti attivato un coordinamento permanente per monitorare l'evoluzione del conflitto e valutare, qualora si apriranno spiragli, le possibili iniziative diplomatiche.

In un summit dove le divisioni prevalgono sui punti d'intesa, Meloni punterebbe poi a ritagliarsi un ruolo di mediazione pragmatica: ponte tra Europa e Stati Uniti sui dazi, ma anche interlocutore credibile su migrazioni e sicurezza. Una linea che cercherebbe di coniugare l'atlantismo tradizionale con l'autonomia strategica in politica estera, e che l'Italia spera di consolidare nei prossimi appuntamenti internazionali, dal vertice NATO all'Aia fino al rilancio dei rapporti con l'Africa.

Le tensioni tra Washington e Bruxelles e il ruolo di ponte di Meloni

Uno dei nodi più spinosi del vertice riguarda proprio i rapporti commerciali transatlantici. Il presidente americano Donald Trump, tornato alla Casa Bianca con una linea "America First" ancora più marcata, minaccia ancora dazi su nuovi settori chiave. La Commissione europea, rappresentata da Ursula von der Leyen, proverà in questi giorni a ribadire che una guerra commerciale non conviene a nessuno; anche in questo quadro, Meloni potrebbe assumere un ruolo di mediazione: il suo buon rapporto personale con Trump, uno dei leader con cui ha costruito una relazione diretta negli ultimi anni, potrebbe infatti rivelarsi utile per mantenere aperto un canale tra l'amministrazione statunitense e l'Europa. L'eventuale primo incontro tra Von der Leyen e Trump, in fase di organizzazione, potrebbe svolgersi proprio durante il G7, e la premier italiana potrebbe essere pronta a favorire un clima più disteso, in vista della scadenza ravvicinata del negoziato commerciale.

Difesa e bilanci: una partita aperta per l’Italia

Un altro tema caldo è quello delle spese per la difesa, oggetto di negoziato all'interno della NATO. Il nuovo segretario generale Mark Rutte ha proposto un target ambizioso: destinare il 5% del Pil alla sicurezza, di cui il 3,5% alla spesa militare in senso stretto e l’1,5% ad altri strumenti di sicurezza. Gli Stati Uniti spingerebbero per l'adozione di questa soglia, ma Paesi ad alto debito pubblico come Italia e Francia chiederebbero invece margini di flessibilità: il tema sarà insomma oggetto di confronto, anche in vista del vertice NATO previsto all'Aia il 24 e 25 giugno, dove servirà un compromesso politico che permetta di rispondere alle pressioni di Washington senza compromettere gli equilibri fiscali interni dei singoli Paesi.

Un'agenda globale tra Africa e tecnologie

Oltre alle crisi e alle tensioni, il G7 discuterà anche di cooperazione allo sviluppo, innovazione tecnologica e clima. Le dichiarazioni finali separate toccheranno temi come l'intelligenza artificiale, le tecnologie quantistiche, i minerali strategici e la lotta agli incendi. Un'attenzione particolare sarà poi riservata al continente africano, in vista anche dell'incontro che si terrà a Roma il 20 giugno, al ritorno di Meloni dal Canada. Nella cornice di Villa Pamphilj, la premier italiana e Ursula von der Leyen co-presiederanno il vertice "The Mattei Plan for Africa and the Global Gateway", cui parteciperanno leader africani e rappresentanti delle principali istituzioni finanziarie multilaterali. L'appuntamento potrebbe rappresentare una tappa centrale per la strategia italiana in Africa, che punta a posizionare l'Italia come attore ponte tra Europa e continente africano.

Il G7 di Kananaskis si preannuncia insomma come un vertice segnato più dalle differenze che dalle convergenze; ma proprio per questo motivo potrebbe rappresentare una cartina di tornasole delle nuove dinamiche globali. Giorgia Meloni arriva a questo appuntamento con la volontà di consolidare il suo ruolo internazionale, anche sfruttando il posizionamento dell'Italia come potenziale interlocutore tra blocchi sempre più polarizzati. In un mondo in cui le alleanze storiche sono messe alla prova da nuove fratture geopolitiche, la capacità della premier di mantenere un profilo credibile, sia verso Washington sia in sede europee,  sarà insomma decisiva per il peso dell'Italia nel futuro assetto multilaterale.

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