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Conte contro tutti sulle spese militari, Letta è “preoccupato” e Renzi gli dà del “populista”

Tensioni nella maggioranza sulle spese militari per la presa di posizione del M5s, contrario all’aumento. Dopo che il premier Draghi si è recato al Colle da Mattarella dal Pd filtra “preoccupazione”. Renzi: “Conte è un populista”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Sulle spese militari rischia di consumarsi uno strappo all'interno della maggioranza, dopo l'incontro di questa sera tra il premier Mario Draghi e il leader del M5s Giuseppe Conte, in cui ancora una volta l'ex presidente del Consiglio ha ribadito il no del Movimento a un aumento delle spese per la difesa. Con l'ordine del giorno presentato da Fdi sull'aumento delle spese per la difesa passato in giornata in commissione al Senato – che è stato accolto dal governo e quindi senza dover essere votato nella seduta congiunta delle commissioni Esteri e Difesa al Senato durante l'esame del decreto Ucraina – la questione è stata solo rimandata. Il decreto Ucraina sarà in Aula giovedì prossimo e quasi sicuramente sarà chiesta la fiducia.

Dopo il faccia a faccia tra Conte e Draghi Palazzo Chigi ha fatto sapere di voler rispettare gli impegni Nato sull'aumento delle spese militari al 2 per cento del Pil: "Non possono essere messi in discussione gli impegni assunti, in un momento così delicato alle porte dell'Europa. Se ciò avvenisse verrebbe meno il patto che tiene in piedi la maggioranza". E sempre Palazzo Chigi ha ricordato che "i piani concordati nel 2014, e seguiti dai vari governi che si sono succeduti, prevedono entro il 2024 un continuo progressivo aumento degli investimenti. Il bilancio della difesa nel 2018 era sostanzialmente uguale al 2008. Nel 2018 si registravano circa 21 miliardi, nel 2021 24,6 miliardi (un aumento del 17 per cento). Sono questi sono i dati del ministero della Difesa nei governi Conte. Tra il 2021 e il 2022 il bilancio della difesa sale invece a 26 miliardi: un aumento del 5,6 per cento". Dopo l'incontro Draghi si è recato al Quirinale per informare il Capo dello Stato Mattarella sul tema degli investimenti militari.

Conte dal canto suo, in un'intervista a Di Martedì, ha ribadito di non voler far cadere il governo: "Draghi avrà pure il diritto di informare il Presidente ma io non ho sollevato alcuna crisi di governo: dico solo che se dobbiamo programmare una spesa militare un partito di maggioranza può discutere i termini anche temporali per rispettare questo impegno”. 

Una presa di posizione che ha provocato fibrillazioni in tutta la maggioranza dal Pd a Italia viva, passando per la Lega. Nel pomeriggio il segretario Pd Enrico Letta ha fatto sapere di aver seguito "con preoccupazione" il confronto tra Giuseppe Conte e Mario Draghi sull'aumento delle spese militari. "Gli accordi internazionali si rispettano, tanto più durante una guerra in Europa. Io sto con Draghi", ha scritto su Twitter il senatore Pd Andrea Marcucci.

"Draghi è uno statista, Conte è un populista. Noi stiamo con Draghi, noi stiamo con l'Italia", ha commentato su Facebook il leader di Italia viva Matteo Renzi. Dalla Lega si limitano a rinnovare sostegno al premier Draghi: "Leali al governo, senza voler portare l'Italia in guerra e lavorando per la pace". 

"L'Italia fa parte non solo dell'Unione europea, ma anche dell'Alleanza atlantica. È fondamentale il rispetto degli impegni in merito all'aumento delle spese militari", ha affermato la ministra di Forza Italia Gelmini.

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