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Come funziona la flat tax e a chi conviene davvero

La flat tax torna ad accendere il confronto fra Lega e Movimento 5 Stelle. Per Matteo Salvini la misura dovrebbe entrare nel Def, il documento di economia e finanza che sancisce i provvedimenti economici del governo, mentre per i Cinque stelle c’è bisogno di cautela e chiarezza sul funzionamento del regime fiscale voluto dal Carroccio. Vediamo nel dettaglio di cosa stiamo parlando.
A cura di Annalisa Girardi
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Alla vigilia della pubblicazione del Def, il Documento di economia e finanza che mette nero su bianco tutte le politiche economiche e finanziare del governo, si inasprisce il confronto fra Lega e Movimento 5 Stelle. Il motivo, ancora una volta, è la flat tax, cavallo di battaglia del Carroccio e su cui ancora non c'è un accordo definitivo. Mentre Matteo Salvini spinge affinché la misura rientri nel documento, affermando che “una riduzione fiscale porta sicuramente più benefici che costi”, i vertici del M5S parlano di cautela. Sebbene sia un punto indiscutibile del contratto di governo, il Movimento afferma che “non bisogna fare facile campagna elettorale su certe misure perché sono ambizione e costano”. Secondo le stime, si tratterebbe di un provvedimento da circa 12 miliardi di euro (anche se da una simulazione dello scorso 8 febbraio fatta dal ministero dell'Economia risulta un costo di 59,3 miliardi). Ragion per cui, secondo i grillini, sarebbe meglio rimandare la questione a settembre, quando si metterà mano alla riforma del fisco. Quindi sì alla flat tax, ma solo dopo le Europee.

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Salvini però rimane fermo sul punto. Il ministro dell'Interno ospite a "Quarta Repubblica", in onda questa sera su Rete4, nella registrazione ha annunciato:"La flat tax la stiamo studiando fino a 50mila euro di reddito familiare. Stiamo facendo delle valutazioni e oggi non voglio vendere illusioni. L'obiettivo è scegliere il nucleo familiare come nucleo fiscale". Per quanto riguarda i costi della misura invece avrebbe detto che la cifra di 12 miliardi è una valutazione, ma che potrebbe "costare di meno o di più in base all'asticella". Salvini ha poi aggiunto: "Ma costa il primo anno perché lo Stato incassa di meno; dopo, dal secondo anno lo Stato va in pareggio e poi incassa di più perché si liberano risorse ed energie".

Come funziona di preciso la flat tax?

Quando si fa riferimento alla flat tax, si sta parlando di un regime fiscale ad aliquota unica. Invece di una suddivisione a scaglioni con aliquota marginale crescente, nel regime a tassa piatta graverebbe sempre la stessa percentuale sull’imponibile. Attualmente, godono di tassa piatta solo le partite IVA nel regime forfettario (soggetti non sottoposti a Irpef o addizionali), ma la proposta della Lega di un’aliquota universale al 15% riguarderebbe sia il reddito d’impresa e che i soggetti ad Irpef (l’imposta sulla persona fisica). L’articolo 53 della Costituzione italiana esige che si rispetti la norma di proporzionalità dell’imposta. Questa dottrina vuole che il contributo del cittadino sia proporzionale alla sua ricchezza, in modo da assicurare un’equa partecipazione fra gli strati sociali. In poche parole, più alto è il guadagno, maggiore è la tassazione. Per rispettare la norma, la proposta della Lega prevede un certo livello di suddivisone che comprende diverse fasce. La prima comprende i redditi da 0 a 35.000 euro, mentre la seconda da 35.000 a 50.000 euro. Per questi gruppi è prevista una deduzione fissa di 3.000 euro: ciò significa che l’imponibile, cioè la cifra soggetta a tassazione, viene calcolato togliendo 3.000 euro al lordo dichiarato. La deduzione è applicabile sia a famiglie che a singoli per il primo scaglione, e solo per i familiari a carico per il secondo. Per i redditi maggiori, invece, non è prevista alcuna deduzione, per cui l'imponibile sarà più alto.

Nel documento politico pubblicato nel sito della Lega si possono trovare alcune simulazioni che spiegano concretamente in che modo funzionerà il regime della flat tax. Ad esempio, un giovane single che ha guadagnato 20.000 euro in un anno, potrebbe calcolare il suo contributo dovuto semplicemente togliendo 3.000 euro al reddito lordo e pagare il 15% sul risultato. Su 17.000 euro di imponibile si troverebbe quindi a versare 2.550 euro di tasse. Si è anche parlato di una dual tax, ossia di una tassazione al 15% per i redditi fino agli 80.000 euro, che però dai 50.000 in su non possono più beneficiare della deduzione, e al 20% per quelli di importo superiore. Nella proposta si conserverebbe invece il principio di esenzione totale da tassazione per i redditi inferiori a 7.000 euro.

Flat tax, a chi conviene davvero un regime a tassa piatta

Un unico regime fiscale, sia per le aziende che per gli individui, aiuterebbe certamente a semplificare il fisco italiano, ma allo stesso tempo solleverebbe altre questioni. Lo Stato dovrebbe fare i conti con minori entrate e sarebbe quindi costretto a tagliare la spesa pubblica. Secondo la Lega il regime a tassa piatta servirebbe a combattere l’evasione fiscale, problema cronico del nostro paese. Con un’importante sgravo fiscale e con un sistema semplificato, non varrebbe più la pena imbrogliare: se si versassero meno contributi, tutti saremmo più inclini a pagare le tasse. Non solo, se le famiglie dovessero meno soldi allo Stato, il loro potere d’acquisto sarebbe più alto, consentendo investimenti e stimolando l’economia.

Inoltre, la proposta della Lega deve tenere conto delle accuse di essere un regalo ai più ricchi. Secondo le voci critiche verso la misura, il profitto derivante dalla flat tax riguarderebbe solo una piccola parte della popolazione, quella più benestante.

Il provvedimento andrebbe quindi a pesare sulle diseguaglianze economico-sociali, rendendole ancora più evidenti. Secondo delle stime redatte dal Sole 24 Ore, la proposta della Lega farebbe risparmiare in modo considerevole solo il 20-30% più ricco del paese, mentre non andrebbe ad incidere in modo importante sulla ricchezza del resto della popolazione, aumentando quindi il gap fra le fasce più ricche e quelle più povere.

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