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Come Fratelli d’Italia vuole chiudere centinaia di moschee con una proposta di legge

La proposta di legge depositata dal capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti: stop alle moschee in garage, capannoni, appartamenti e altri edifici non dedicati esplicitamente al culto. Il ddl varrebbe solo per la confessione musulmana e le altre che non hanno un’intesa con lo Stato italiano.
A cura di Luca Pons
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Fratelli d'Italia ha depositato una proposta di legge che, da pochi giorni, ha iniziato il suo iter in commissione alla Camera. Si tratta di un ddl a prima firma Tommaso Foti, capogruppo meloniano alla Camera, che interviene sulla "compatibilità urbanistica dell’uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività". In sostanza, si tratta di una proposta per chiudere centinaia di moschee in Italia.

Foti aveva già presentato una proposta identica nel 2018, ma allora il testo non era andato da nessuna parte. Oggi, con una maggioranza diversa al governo, la proposta di legge è stata assegnata alla commissione Ambiente a Montecitorio e l'iter di approvazione è partito.

Cosa propone Fratelli d'Italia

Tecnicamente, il ddl mira a modificare il Testo unico che regola il Terzo settore, ovvero il mondo delle associazioni di volontariato. Secondo una parte di questo codice, le associazioni di promozione sociale possono avere una sede in praticamente ogni edificio, a prescindere dallo specifico utilizzo urbanistico per cui quell'edificio è pensato. In questo modo, le associazioni possono trovarsi una sede senza troppe complicazioni burocratiche.

La proposta di Fratelli d'Italia sarebbe di aggiungere una specifica: questa regola non vale per quelle associazioni che "svolgono, anche occasionalmente, attività di culto di confessioni religiose i cui rapporti con lo Stato non sono regolati sulla base di intese". Tra queste c'è, notevolmente, anche la religione islamica.

Cosa cambierebbe per le mosche se la legge passasse

Per quanto il testo della proposta non faccia esplicito riferimento all'Islam, la relazione al ddl non fa mistero della sua intenzione: "Nell’ultimo decennio si è registrata nel nostro Paese una diffusa proliferazione di associazioni di promozione sociale che, di fatto, però, hanno come funzione esclusiva o prevalente quella di gestire luoghi di culto per le comunità islamiche", è la prima frase del testo.

Il fatto che i componenti di una comunità musulmana possano fondare un'associazione culturale, ottenere una sede, e poi adibire una parte di quella sede a luogo di preghiera, secondo Foti e gli altri proponenti è "un escamotage". Anzi, un vero e proprio "grimaldello utilizzato dalle comunità islamiche per insediarsi nel territorio italiano", creando "moschee e madrasse nella completa indifferenza delle istituzioni, in spregio alla legge e nella sostanziale impossibilità a intervenire da parte delle Forze dell’ordine".

La lamentela dei meloniani è che "le comunità islamiche, con la falsa dicitura di associazioni culturali, hanno potuto occupare scantinati, garage, negozi, magazzini e altro destinandoli a luoghi di culto". Non esiste un dato preciso e aggiornato su quante moschee e sale di preghiera simili esistano in Italia. L'Unione delle comunità islamiche d'Italia, nel 2017, ha stimato che ci fossero 1.217 luoghi di culto musulmani nel Paese, di cui "la quasi totalità è rappresentata da semplici sale di preghiera", che "si trovano spesso in capannoni, garage, seminterrati, magazzini o palestre".

L'opposizione: "Destra illiberale e discriminatoria, la norma è incostituzionale"

La proposta ha scatenato la reazione di Angelo Bonelli, deputato e co-portavoce di Europa Verde. "Una destra illiberale e discriminatoria oggi attacca le confessioni religiose non riconosciute. Se la norma fosse approvata le confessioni religiose che si dovessero trovare ad esercitare il culto in ambienti non conformi con gli strumenti urbanistici, andrebbero chiuse. In Italia ci sono molte parrocchie e oratori che si trovano in ambienti non conformi con gli strumenti urbanistici che giustamente non vengono chiusi. Foti però vuole chiudere i luoghi dove si esercitano culti diversi".

Come sottolineato da Bonelli, nel 2016 la Regione Lombardia aveva tentato di introdurre una norma simile. Allora intervenne la Corte costituzionale, dicendo mettere "limiti alla realizzazione di luoghi di culto per confessioni religiose" andava contro la tutela della libertà religiosa. Per questo, Bonelli ha detto di aver scritto una lettera al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, per chiedere che intervenga.

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