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Chiesa contro l’eutanasia, Welby: “Da cattolica la posizione del Vaticano mi fa male, è ingiusta”

Mina Welby in un’intervista a Fanpage.it racconta la sua battaglia per l’eutanasia legale, contro cui si è scagliata poche settimane fa la Chiesa: nella lettera ‘Samaritanus bonus’ l’eutanasia è definita un atto “intrinsecamente malvagio”. “Per me quel documento è ingiusto”, ha detto la co presidente dell’Associazione Luca Coscioni.
A cura di Annalisa Cangemi
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Con una contestazione pacifica, una marcia da Montecitorio a piazza San Pietro, l'Associazione Luca Coscioni sabato scorso ha protestato contro la lettera ‘Samaritanus bonus' della Congregazione per la Dottrina della Fede, con la quale la Santa Sede ha reagito, indirettamente, ai pronunciamenti della Corte costituzionale italiana, dimostrando di non aver cambiato idea su eutanasia e suicidio assistito. Nel testo si specifica infatti che "l'eutanasia è un atto omicida che nessun fine può legittimare e che non tollera alcuna forma di complicità o collaborazione, attiva o passiva. Coloro che approvano leggi sull’eutanasia e il suicidio assistito si rendono, pertanto, complici del grave peccato che altri eseguiranno".

I giudici della Consulta, per due volte, hanno espressamente invitato il Parlamento ad avviare al più presto l'iter parlamentare della proposta di legge per l'eutanasia. In un'intervista a Fanpage.it Mina Welby, co presidente dell'Associazione Coscioni – moglie di Piergiorgio Welby, affetto da distrofia muscolare, che scrisse anche all'allora presidente della Repubblica Napolitano una bellissima lettera aperta affinché gli fosse concessa l'eutanasia – spiega perché insieme a Marco Cappato ha organizzato la manifestazione al Vaticano.

Dopo la morte del marito, avvenuta nel 2006 grazie all'aiuto di un medico che si offrì di sedare Piergiorgio e poi di staccare il respiratore per porre fine alle sue sofferenze, Mina Welby ha continuato la battaglia, affinché anche ai cittadini italiani, come avviene in altri Stati, venga concesso il diritto di essere aiutati a morire.

Il XVII Congresso online dell'Associazione Coscioni attualmente in corso, giovedì 1 ottobre, alle ore 20, affronterà proprio il tema del Fine vita, nel corso della commissione "DAT, cure palliative, suicidio assistito: cosa si può fare oggi in Italia".

Ci racconta perché avete organizzato questo presidio a piazza San Pietro?

Nella lettera ‘Samaritanus bonus' la Congregazione Vaticana definisce l'eutanasia un atto "intrinsecamente malvagio". Nel documento viene negata con forza l'eutanasia. Noi, come associazione, cerchiamo di accogliere la richiesta di un cittadino quando è sofferente e non trova più il modo per non soffrire attraverso le cure. Noi non facciamo altro che invitarlo a parlare con il suo medico, ricordandogli che esiste già una legge, (quella sul biotestamento, la legge numero 219 del 22 dicembre 2017, ‘Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento' ndr). Ogni cittadino ha il diritto di essere ascoltato, informato, aiutato a scegliere le cure giuste, che possono essere rifiutate o accettate. In Svizzera, nelle cliniche a cui i malati per nostro tramite si rivolgono, vengono offerte delle alternative, si cerca sempre di proporre altre cure possibili. Io sono in contatto specificamente con due strutture. Tante volte i medici chiedono al malato accertamenti aggiuntivi, per verificare che non vi siano davvero altre strade per migliorare la qualità della sua vita. Conosco persone che sono andate in Svizzera e che poi sono ritornate a casa in Italia, perché i medici li hanno convinti del fatto che potevano ancora recuperare.

Che effetto le fa, da cattolica, leggere quella lettera?

Per me quel documento, che è stato anche approvato da Papa Francesco, nonostante sia importante perché dice sostanzialmente come aiutare una persona a essere curata, è ingiusto. Perché equipara la nostra proposta di legge per l'eutanasia legale alla legge nazista. Ma tra i contenuti morali della nostra legge e il nazismo c'è un abisso. Oggi le famiglie sono piccole, tante volte persone che non hanno più nessuno hanno bisogno di essere confortate da sconosciuti. La necessità della presa in carico del prossimo viene ribadita anche dalla legge 219, che parla anche di cure palliative. Viene specificato che le persone possono essere sedate ed essere aiutate a morire nel sonno. Che poi è quello che è stato fatto anche con il cardinale Carlo Maria Martini, rispettando la sua richiesta. Questa non è eutanasia, significa evitare l’accanimento terapeutico. L’eutanasia legale è invece l’obiettivo della nostra proposta di legge, depositata ormai 7 anni fa. In questo modo un cittadino potrà chiedere espressamente il suicidio assistito, con l’aiuto del medico e di un farmaco, per smettere di soffrire. Perché le persone non vogliono morire, vogliono porre fine alle loro sofferenze.

È la prima volta che la Chiesa dichiara apertamente che chi aderisce ad associazioni come la vostra non può ricevere i sacramenti?

Questa frase non è scritta nero su bianco nella lettera ‘Samaritanus bonus’, ma si è trattato probabilmente di un commento, una deduzione, fatta dai giornalisti vaticani durante la conferenza stampa. Ma oggi, rispetto al passato, c'è un'altra percezione del diritto umano. In passato la Chiesa ha chiamato i medici che effettuano aborti ‘sicari'. Io non ho mai avuto gravidanze, ma quando sento queste parole mi distruggo dentro, perché mi immedesimo nelle persone.

Perché la lettera è un attacco frontale alla Corte Costituzionale?

Il suicidio assistito, come hanno stabilito i giudici, in determinate condizioni è legale. Ma se la Chiesa scrive che "l’eutanasia è una grave violazione della Legge di Dio", rivolgendosi ai cattolici, significa che chi pensa di ricorrere al suicidio assistito commette un ‘peccato', che ovviamente è cosa diversa dal ‘delitto'. Non è più un delitto l'aborto, per esempio. Ma è un peccato per la Chiesa. E lo stesso ragionamento vale se un cattolico ricorre al suicidio assistito, per il quale comunque deve sempre esserci la richiesta esplicita della persona morente. In questo senso la lettera della Congregazione Vaticana è contro lo Stato, perché ribadendo questo principio morale di fatto vuole impedire che donne e uomini possano ricorrere a queste pratiche.

È stata secondo lei una reazione alla ripresa dell'iter della legge sull'eutanasia in Parlamento? 

Penso proprio di sì perché nel prossimo mese dovrebbe essere calendarizzata, dopo 7 anni, la proposta di legge d'iniziativa popolare per l'eutanasia, che nel 2016 era già approdata nelle Commissioni Giustizia e Affari sociali, ma che non è stata mai discussa. Di questa proposta di legge è andato in porto il rifiuto di trattamento sanitari, incluso nella legge 219. Quindi una persona, come Piergiorgio Welby, può ora chiedere che venga tolto il respiratore dopo la sedazione. Allora a mio marito fu negato dalla Chiesa il funerale perché si diceva che questo trattamento fosse eutanasia. Ma già allora esisteva il principio spiegato nel Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2278, che permette di interrompere terapie troppo pesanti e invasive per il paziente (Recita l'articolo: "L'interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all"accanimento terapeutico'", ndr). In questo modo non si vuole provocare la morte, ma si accetta di non poterla impedire. Purché sia il paziente a chiederlo, e Piergiorgio aveva fatto esplicite richieste.

Avete aiutato in questi anni a morire oltre 1000 persone, cattolici e no, quali sono i rischi per chi ricorre all'eutanasia clandestina?

Stiamo parlando di morti terribili, persone che si lanciano nel vuoto o sotto a un treno; oppure ci sono casi di persone che non riescono ad ammazzarsi e rimangono gravemente menomate anche per il resto della vita. Io credo che avere una buona legge sul suicidio assistito e sulla morte medicalmente assistita potrebbe servire da deterrente per tutte quelle persone che hanno il proposito di togliersi la vita. Sarebbe un modo per confortare il cittadino, che poi magari sceglierà di non portare mai a compimento questo suo intento. Ma chi sta male si sentirà comunque preso in carico. Ho anche delle testimonianze dirette, casi in cui le persone hanno l'autorizzazione per togliersi la vita, ma non vanno subito in Svizzera, capiscono che vogliono fare ancora delle cose prima di andarsene. E magari poi cambiano idea. Noi come associazione diamo anche le informazioni su cosa si può fare in Italia, dove esistono le cure palliative, che devono essere prescritte dal medico. E ancora oggi dopo oltre dieci anni i medici di famiglia non sanno di doverle prescrivere loro. Questo è gravissimo. Io su questo chiedo al governo di vigilare, perché è il ministero della Salute che dovrebbe verificare l'applicazione della legge 38 del 2010, che ha stabilito che le cure palliative rappresentano un diritto inviolabile di ogni cittadino.

Dopo i mesi di lockdown, con la pandemia in corso, lei ha detto di essere scoraggiata, perché non solo sul fine vita, ma anche su altri temi come la procreazione medicalmente assistita, non si è mosso nulla. Perché è così pessimista? 

Noi purtroppo torniamo sempre alle nostre vecchie abitudini. Durante i mesi di blocco nazionale cantavamo sui balconi, avevamo più contatti con i nostri vicini, dicevamo che sarebbe andato tutto bene. Poi però sono cominciate ad accadere anche cose molto gravi, episodi di violenze in famiglia, uomini e donne che non lavoravano, bimbi che non andavano a scuola. Io temo che dopo questi mesi di chiusure i cittadini si siano stancati, e che abbiamo ancora di più perso interesse per il prossimo. L'errore è che ci aspettiamo sempre tutto dagli altri, ma di noi non vogliamo dare nulla. Ci sono per esempio donne che non possono avere un figlio sano, perché loro stesse o il marito sono affetti da una malattia genetica. La fecondazione medicalmente assistita, normata dalla legge 40, per la Chiesa è contro natura (salva solo la fecondazione in vivo all'interno del matrimonio ndr) ma ci sono tantissime donne che ne avrebbero bisogno. Noi forniamo loro assistenza legale, e diamo tutte le informazioni necessarie. Anche la gestazione per altri, il cosiddetto ‘utero in affitto' – personalmente io consiglierei alle donne di adottare un bambino, quando è possibile – avrebbe bisogno di una normativa chiara ad hoc, altrimenti le donne continueranno ad andare all'estero e tante volte hanno brutte esperienze. Io spero solo che anche la politica, anche quella europea, ci aiuti a cambiare la cattiva aria.

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