Caos procure, Luigi Di Maio attacca il Pd: “È la loro P2. È sconcertante, vengono i brividi”

Il vicepresidente del Consiglio e capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, cambia bersaglio e torna ad attaccare il Pd, dopo settimane di scontri interni al governo con la battaglia con la Lega che ora sembra sopita. Il pretesto è quello del caos delle procure che ha travolto la magistratura italiana e ha toccato da vicino anche alcuni esponenti del Pd come Luca Lotti e Cosimo Maria Ferri. In un’intervista a La Verità, Di Maio parla di una P2 per i dem: “Sconcertante. Sto leggendo, come tutti, le intercettazioni telefoniche e vengono i brividi. Quando queste vicende toccano i politici, ci arrabbiamo ma ormai non ci meravigliamo più. Quando invece si vengono a sapere certe dinamiche interne al Csm, c’è da rabbrividire”.
Il capo politico M5s continua nel suo attacco ai dem: “Anche stavolta il peggio, a quanto si legge, lo ha dato il Pd. Se tutto sarà confermato siamo alla P2 del Pd”. Le critiche proseguono: “Chi scende in politica deve sapere che i poteri dello Stato sono divisi. Sentire di intercettazioni in cui insieme ad alcuni esponenti della magistratura qualcuno sembra provare a scegliere il capo della Procura che lo indaga su Consip è raccapricciante. A questo punto penso sia necessaria la riforma della giustizia”.
Uno dei primi principi da mettere in chiaro è l’assunto per cui “se un magistrato scende in politica poi non può più tornare indietro”. Ma non è l’unico punto da affrontare: “Bisogna agire sui tempi della giustizia. L'obiettivo è dimezzarli. E su questo siamo pronti perché il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ci sta lavorando”. Altra modifica su cui si sta lavorando è quella del meccanismo elettorale del Csm: “Ne discuteranno il presidente del Consiglio e il ministro. Quello che è importante è che bisogna dare un segnale forte. Peraltro anche sul conflitto d'interesse”.
Di Maio parla anche di economia, a partire dal tema dei minibot, proposti dalla Lega ed esclusi dal ministro Giovanni Tria, in quanto “inutili e illegali”. Sono una priorità?, viene chiesto a Di Maio: “La priorità è pagare le aziende che hanno dei crediti con la pubblica amministrazione. Che lo strumento poi si chiami minibot o minimario o minicomevoletevoi, non importa. l Mef non può dirci soltanto di no”, risponde. Per quanto riguarda la procedura d’infrazione e le trattative con l’Ue, invece, il vicepresidente del Consiglio lancia i suoi sospetti: “Non vorrei che questa procedura d'infrazione s'andasse a intersecare con altre vicende, come le nomine dei commissari europei… Non vorrei che si volesse indebolire l'Italia. È italiano il presidente del Parlamento europeo in uscita, è italiano il governatore della Bce in uscita, e quindi, come Paese fondatore, avremmo le carte in regola per rivendicare un commissario pesante”.