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Calenda: “Raggi e destra accarezzano pancia a Ni Vax, non possiamo essere ostaggio di una minoranza”

Il leader di Azione e candidato sindaco di Roma Carlo Calenda, in un’intervista a Fanpage.it, spiega i motivi della sua manifestazione ‘Sì Vax’, indetta per il prossimo 11 settembre: “Che facciamo se si riempiono di nuovo le terapie intensive perché il 90% di chi ci finisce non è vaccinato? Non si può fare finta di nulla e lasciare che una sparuta minoranza ci porti tutti in una condizione di difficoltà”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il leader di Azione, e candidato sindaco a Roma, Carlo Calenda, ha lanciato una manifestazione a favore dei vaccini, senza simboli di partito, fissata per il prossimo 11 settembre. La data potrebbe però cambiare. "Dipende da quando sarà disponibile Piazza del Popolo, la manifestazione vorremmo farla lì", spiega l'ex dem, che ha scelto proprio il giorno in cui ricorre il ventesimo anniversario dell'attacco alle Torri Gemelle. "Abbiamo indicato quella data perché è l'ultimo sabato prima dell'inizio della scuola, ma la manifestazione potrebbe anche tenersi in un giorno diverso", ci dice al telefono.

La scelta del luogo è motivato da ragioni prima di tutto logistiche: la piazza è infatti recintabile, è possibile individuare un accesso per il controllo e la verifica della certificazione verde, condizione imprescindibile per partecipare all'iniziativa. Calenda ha invitato anche la sindaca Virginia Raggi e il presidente della Regione Nicola Zingaretti, anzi ha fatto di più: ha promesso di farsi da parte, e di non intervenire affatto sul palco nel caso in cui la prima cittadina e il presidente della Regione Lazio presenziassero. Ma fino ad ora Raggi e Zingaretti lo hanno ignorato.

Perché sentite l'esigenza di indire una manifestazione Sì Vax?

La spinta viene dal fatto che nel Lazio il 60-70% di cittadini ha fatto il vaccino, e non è una cosa piacevole. In molti avevano anche perplessità, ma lo hanno fatto lo stesso perché si sono resi conto che il vaccino anti Covid protegge loro ma protegge anche la società nel suo complesso. Purtroppo c'è una fetta di italiani – 2 milioni sopra i 60 anni, e molti più tra gli under 60 – che ritiene di non doverlo fare. Ma non si parla solo di una scelta personale, è anche un modo per rispondere collettivamente a una minaccia alla sicurezza nazionale. E quindi bisogna dare rappresentanza a questo mondo, bisogna dare voce a chi ha deciso di immunizzarsi, le piazze non possono essere solo No Vax.

Ma una protesta in questo momento non potrebbe rischiare invece di creare assembramenti?

Certo, se non fosse una piazza, come noi ci proponiamo, controllata e distanziata. La partecipazione poi sarà consentita solo a chi possiede un green pass. Si possono organizzare iniziative con ordine, in sicurezza, lanciando però un messaggio: ci siamo anche noi e siamo la maggioranza, e non vogliamo rimanere ostaggio di una minoranza anti-scientifica, né nei luoghi di lavoro, né nei ristoranti, né sui mezzi pubblici, né a scuola.

La sindaca Raggi però è rimasta in silenzio, e sulle vaccinazioni ha espresso una personalissima posizione: non si vaccina perché il suo medico le ha detto che ha molti anticorpi.

Zingaretti a onor del vero mi ha risposto dicendo di contattare Gualtieri. Raggi non mi ha risposto affatto. Il problema chiaramente è che siamo in campagna elettorale per Roma. Allora io ho proposto di organizzare questa grande manifestazione, ma se sul palco salissero le autorità io rinuncerei al mio intervento, non ne sento alcun bisogno. Se ci fosse la possibilità al massimo mi piacerebbe salire sul palco insieme a tutti gli altri candidati. Purtroppo prevale l'esigenza di accarezzare la pancia dei Ni Vax, e questo è molto trasversale, tocca sia il M5s, sia la destra. Non è il caso di Zingaretti ovviamente, il cui assessore alla Sanità, D'Amato, ha fatto un ottimo lavoro sui vaccini. Ma tra i candidati sindaci c'è la volontà di non perdere quell'elettorato, ed è un errore, è mancanza di coraggio. Del resto il consiglio di Virginia Raggi di chiedere al medico non è una posizione, è una risposta opportunistica per la campagna elettorale. Ma del resto è simile a quella di Michetti. Il punto è che quelli che sono riformisti e razionali dovrebbero dare una risposta, insieme. Io mi auguro che in piazza con noi ci siano personalità di Forza Italia, di Italia viva e del Partito Democratico. Io più di dire che sono pronto a non salire sul palco per non intestarmi la manifestazione non posso fare.

Perché i rappresentanti delle istituzioni non si sono mossi prima per sostenere pubblicamente il green pass e i vaccini?

Guardi, c'erano anche le vacanze di mezzo, ma che facciamo se si riempiono di nuovo le terapie intensive perché il 90% di chi ci finisce non è vaccinato? E cosa succede se a causa di questo noi dobbiamo richiudere? Non si può fare finta di nulla e lasciare che una sparuta minoranza ci porti tutti in una condizione di difficoltà.

Il candidato sindaco Andrea Bernaudo, presidente di Liberisti Italiani, ha criticato la scelta della data, dicendo che l'11 settembre, anniversario dell'attentato alle Torri Gemelle, potrebbe essere piuttosto l'occasione per mostrare vicinanza alle donne di Kabul e al popolo afghano. Che ne pensa?

La data dell'11 settembre è stata decisa perché è il primo sabato prima dell'inizio dell'anno scolastico, non c'era nessun collegamento con le Torri Gemelle ovviamente. È possibile che la sposteremo, dipende dalla disponibilità di Piazza del Popolo, che non abbiamo ancora avuto. Vorrei farla proprio lì perché sono controllabili gli ingressi.

Vi ha soddisfatto la precisazione del ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi sui tamponi gratis per gli insegnanti, che potranno essere pagati solo ai soggetti fragili?

No, perché nel Protocollo sembra invece che ci siano, anche se come al solito sulla questione regna il caos. Le posizioni di Landini continuano a essere del tutto inaccettabili. Ma come si fa a dire che si premia con un tampone gratis un docente che non vuole vaccinarsi, non ha alcuna logica una pretesa del genere.

Per i sindacati della scuola questo non è però un favore ai No Vax, ma un modo per garantire la ripresa dell'anno scolastico in presenza, visto che ci possono essere situazioni per cui il green pass non è disponibile, oppure casi di supplenti che non hanno fatto in tempo a vaccinarsi.

Ovviamente chi non ha avuto la possibilità di vaccinarsi per diverse ragioni va tutelato, ma mi sembra una questione di lana caprina, perché noi sappiamo che si possono prendere appuntamenti, quindi per esempio si potrebbe dire che chi ha già una prenotazione per la somministrazione verrà supportato. Ma è una cosa diversa dal dare genericamente tamponi gratuiti a chi non si vaccina, chi non si vuole vaccinare non può insegnare, punto. Esattamente come nelle aziende la sicurezza della maggioranza dei lavoratori non può essere messa a in pericolo da una minoranza, è l'essenza della democrazia. La tutela della minoranza non può diventare la dittatura della minoranza. È sbagliato che vengano spesi soldi del Fondo di funzionamento delle istituzioni scolastiche, 350 milioni all'anno che andrebbero impiegati per attività di formazione e servizi per le scuole.

Lei ha detto che sosterrà una grande mobilitazione nazionale, lanciata dal Pd, per l'accoglienza e la solidarietà ai cittadini afghani. Draghi su questo ieri è stato un po' criptico, perché ha detto che saranno accolti coloro che hanno collaborato con il contingente italiano e coloro che si sono impegnati per i diritti, ma non ha fatto cenno a corridoi umanitari per donne e bambini. Siete soddisfatti della posizione assunta dall'Italia?

Draghi secondo me si è limitato a parlare degli aspetti più urgenti, dell'evacuazione. Penso però che ci siano due questioni. La prima, immediata e urgente, è mettere in salvo attivisti e collaboratori, persone che hanno lavorato con la nostra missione e con un governo che era sostenuto anche da noi, e che ora rischiano la vita. Poi c'è una questione più strutturale. Siccome è plausibile che il regime dei talebani violi tutte quelle che noi consideriamo le libertà fondamentali è chiaro che chi scappa dall'Afghanistan avrà uno status di rifugiato, che ovviamente è ben diverso dallo status di migrante economico. Per alcuni Paesi, come l'Eritrea, lo status di rifugiato si può anche presumere, a prescindere dalla propria condizione personale. Credo che questo sia un aspetto su cui l'Europa deve dare una risposta comune.

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