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Banca Carige, il decreto del governo ha salvato l’istituto con soldi pubblici come ha fatto il Pd?

Il decreto varato dal Consiglio dei ministri per salvare la Banca Carige ricalca in parte quanto fatto dai precedenti esecutivi, guidati da Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, per salvaguardare altri istituti bancari. Cosa prevede il decreto e quali sono le similitudini con quanto fatto nei casi precedenti come Mps e le popolari venete.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il primo, certo, effetto del decreto varato dal Consiglio dei ministri sulla banca Carige è quello di rassicurare chi ha depositi in quell’istituto. Una garanzia per tutti i correntisti che vengono messi al riparo da brutte sorprese: nella peggiore delle ipotesi, come spiega Il Sole 24 Ore, si può andare incontro a un salvataggio di Stato, come avvenuto con Monte dei Paschi di Siena, cioè senza danni né per i depositanti né per il sistema bancario. Altra certezza è che il metodo utilizzato dal governo ricalca, in parte, quello già impiegato dai governi Renzi e Gentiloni e gli interventi su Mps e le due popolari venete.

Il decreto varato ieri sera in un Consiglio dei ministri breve, durato meno di mezz’ora e convocato d’urgenza, ha l’obiettivo di preservare la liquidità dell’istituto. Come spiega Il Corriere della Sera, il Tesoro ora garantirà le nuove emissioni obbligazionarie di Carige e anche “i finanziamenti erogati discrezionalmente dalla Banca d’Italia” all’istituto ligure. Che, va ricordato, è in amministrazione straordinaria da parte della Bce dal 2 gennaio, un’amministrazione straordinaria della durata di tre mesi.

La vicenda nasce a novembre, quando Carige non ha superato gli stress test della Vigilanza. Ora con il decreto si introducono gli strumenti per consentire di accedere alla ricapitalizzazione precauzionale, ovvero il salvataggio da parte dello Stato. Come detto, proprio quanto avvenne con Mps. Il costo sarebbe di 1,2 miliardi di euro. Una procedura sì consentita dalle direttive europee nel caso in cui la banca non superi gli stress test, ma che prevede una contrattazione – per nulla semplice – con la Commissione europea. Per esempio, la stessa richiesta non fu concessa alla Popolare di Vicenza e a Veneto Banca, che finirono in liquidazione. Palazzo Chigi intanto ha deciso di intervenire per il timore che l’incertezza sul futuro della banca incidesse sulla fiducia dei depositanti. Nonostante l’istituto non abbia effettivi problemi di capitale. Come sostenuto anche dal ministro dell'Economia, Giovanni Tria, solo due mesi fa, a fine ottobre. A un'interrogazione Tria rispose che per Carige non potevano essere utilizzate misure preventive di schemi di garanzia dei depositi che "sono finalizzate a superare uno stato di dissesto o di rischio di dissesto, che non ricorre". Quel tipo di intervento, secondo il ministro, è ritenuto "alla stregua di aiuto di Stato" e per questo sottoposto alla condivisione dei rischi da parte dei possessori di bond e azionisti.

Il sistema di garanzia per le banche

L’obiettivo è quello di lanciare un segnale al mercato, secondo quanto riporta Repubblica. Un messaggio chiaro: Carige non verrà lasciata fallire neanche nel caso in cui non trovi un compratore. Il governo ha dato due possibilità: o accedere a forme di sostegno pubblico della liquidità, cioè un modo per accedervi anche in condizioni peggiori ed evitare la fuga dei depositanti; o una ricapitalizzazione pubblica della banca. Repubblica spiega anche che si tratta proprio di ciò che è stato fatto dai precedenti governi quando hanno introdotto le Gacs, forme di garanzia pubblica per vendere la parte meno rischiosa dei crediti deteriorati bancari. Questo strumento è stato finora utilizzato per un valore di circa 40 miliardi. Per prima da Mps che, dopo aver fallito lo stress test europeo, fu soggetta a ricapitalizzazione con circa 17 miliardi per emettere prestiti. Il tasso in quel caso fu dello 0,5% e dello 0,75%, contro un normale valore superiore al 10%. Lo stesso destino potrebbe avere Carige per procurarsi risorse che difficilmente troverà, nell’attuale situazione, sul mercato e nei depositi.

Il futuro di Banca Carige

A sottolineare un altro aspetto di questa vicenda è La Stampa: la situazione patrimoniale di Carige, in realtà, non è così complicata da richiedere un intervento di tale rilievo. Quindi Palazzo Chigi o ha maggiori informazioni di quelle che girano nel mondo bancario o semplicemente vuole assicurarsi che la crisi non peggiori e non contagi anche altri istituti. Per questo motivo ha deciso di ricorrere alle risorse inutilizzate del fondo salvabanche varate dal governo Gentiloni. Intanto i tre commissari di Carige sono in procinto “di chiedere l'attivazione della garanzia statale sulla emissione di obbligazioni” per garantire la stabilità della raccolta a medio termine. L’istituto avvierà una due diligente sugli Npe (Non performing exposure) con l'obiettivo di una ulteriore drastica riduzione, che segue quella di oltre 1,5 miliardi appena effettuata e a febbraio varerà il piano per l'istituto. E prima di allora sarà difficile dire se la modalità a cui ricorre il governo ricalcherà in pieno quanto fatto dai governi a guida Pd.

Salvini difende il decreto su Banca Carige

Sul decreto è intervenuto questa mattina il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini: “Mentre Renzi e Boschi i risparmiatori li hanno ignorati e dimenticati, noi siamo intervenuti subito a loro difesa senza fare favori alle banche, agli stranieri o agli amici degli amici. Bene l'azione a tutela dei risparmiatori liguri e italiani e bene il miliardo e mezzo stanziato in manovra per gli altri cittadini truffati”. Positivo il commento di Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, che parla di un decreto “doveroso” e di un gesto di “grande responsabilità” da parte del governo: “Bisogna salvaguardare i risparmiatori e bisogna avere attenzione”.

Il Pd attacca: ‘Giusto, ma Di Maio e Salvini si vergognino’

Da parte del Pd arriva un apprezzamento per quanto fatto, ma anche dure critiche a Di Maio e Salvini che hanno più volte attaccato il Pd per aver salvato le banche come avviene ora con Carige. Maria Elena Boschi commenta: “Ieri il Governo del cambiamento ha salvato una banca. Giusto così, per i risparmiatori. Ma se fossero uomini seri Di Maio e Salvini dovrebbero riconoscere che hanno fatto la stessa cosa che abbiamo fatto noi”. L’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in un video su Facebook attacca: “Il governo ci ha messo dieci minuti e ha salvato la banca di Genova. Il governo ha fatto bene,  perché quando le famiglie e i risparmiatori sono a rischio si interviene salvando gli istituti. Salvini e Di Maio, però, si devono vergognare, non per quello che hanno fatto ieri sera ma per quello che hanno detto per anni e anni contro di noi. Per le offese e gli insulti. Hanno truffato gli italiani raccontando cose non vere su di noi: su Tap, Tav, Ilva, trivelle, adesso anche sulle banche. Con questa vicenda Salvini e Di Maio devono semplicemente scrivere la parola vergogna”. Interviene anche l’altro ex presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni: “Ricordo gli schiamazzi sui regali ai banchieri quando intervenivamo noi. Ora mi auguro solo prudenza e serietà. Propaganda e allarmismi sono molto pericolosi”.

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