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Autostrade, la lettera di Benetton: “Non cerco scusanti, ma stop alla campagna d’odio di Di Maio”

“Non cerco indulgenza per Autostrade, chi ha sbagliato deve pagare, ma quello che trovo inaccettabile, è la campagna di odio scatenata contro la nostra famiglia, con accuse arrivate da subito e che continuano tutt’ora con veemenza da parte di esponenti del governo, come l’onorevole Di Maio, che addita la famiglia come fosse collusa nell’aver deciso scientemente di risparmiare sugli investimenti in manutenzioni. In pratica come fosse malavitosa. Questo è inaccettabile”. Così Luciano Benetton in una lettera inviata ad alcuni quotidiani.
A cura di Annalisa Girardi
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Luciano Benetton, fondatore del gruppo industriale che controlla anche la società Atlantia, ha inviato una lettera ad alcuni quotidiani per fare il punto sulla vicenda di Autostrade. Più precisamente, per prenderne le distanze:"Trovo necessario fare chiarezza su un grande equivoco, nessun componente la famiglia Benetton ha mai gestito Autostrade. La famiglia Benetton è azionista al 30 per cento di Atlantia che a sua volta controlla la società Autostrade. Atlantia è una azienda quotata in borsa che ha il 70 per cento di azionisti terzi nazionali e internazionali, tra cui sono presenti importanti fondi sovrani e investitori a lungo termine, che nulla hanno a che vedere con la famiglia Benetton", scrive.

E aggiunge: "Le notizie di questi giorni su omessi controlli, su sensori guasti non rinnovati o falsi report, ci colpiscono e sorprendono in modo grave, allo stesso modo in cui colpiscono e sorprendono l’opinione pubblica. Ci sentiamo feriti come cittadini, come imprenditori e come azionisti. Come famiglia Benetton ci riteniamo parte lesa. Di sicuro ci assumiamo la responsabilità di aver contribuito ad avvallare la definizione di un management che si è dimostrato non idoneo, un management che ha avuto pieni poteri e la totale fiducia degli azionisti e di mio fratello Gilberto che per come era abituato a lavorare, di sicuro ha posto la sicurezza e la reputazione dell’azienda davanti a qualunque altro obiettivo. Sognava che saremmo stati i migliori nelle infrastrutture".

"La campagna d'odio contro la nostra famiglia è inaccettabile"

L'imprenditore quindi afferma di non cercare scusanti per le responsabilità di Autostrade, ma punta il dito contro gli insulti ricevuti dalla famiglia. In particolare contro l'atteggiamento del leader pentastellato Luigi Di Maio, che dalla tragedia del ponte Morandi continua a chiedere a gran voce la revoca delle concessioni autostradali alla società. "Non cerco indulgenza per Autostrade, chi ha sbagliato deve pagare, ma quello che trovo inaccettabile, è la campagna di odio scatenata contro la nostra famiglia, con accuse arrivate da subito e che continuano tutt’ora con veemenza da parte di esponenti del governo, come l’onorevole Di Maio, che addita la famiglia come fosse collusa nell’aver deciso scientemente di risparmiare sugli investimenti in manutenzioni. In pratica come fosse malavitosa. Questo è inaccettabile, chi ci conosce sa come lavoriamo, basta guardare i risultati ottenuti con Autogrill o l’aeroporto di Roma, due realtà che sono diventate leader a livello internazionale. Siamo azionisti di lungo periodo che si sono sempre posti come obiettivo la crescita del valore delle aziende tenuto conto dell’interesse di tutti, utenti, clienti, lavoratori, investitori e azionisti. Non cerco giustificazioni, da quanto sembra l’organizzazione di Autostrade si è dimostrata non all’altezza, non è stato mantenuto il controllo necessario su tutti i settori di un sistema così complesso. Una struttura è fatta di uomini e qualche mela marcia può celarsi dappertutto. Leggere di intercettazioni tra tecnici che falsificano delle relazioni è inconcepibile, a chi giova mettere a rischio le strutture? A chi? Per risparmiare cosa? Quando il rischio è tale che qualsiasi risparmio ne verrebbe annientato, come dimostra il caso del ponte Morandi. È una domanda a cui non riesco a rispondere".

Luciano Benetton conclude augurandosi che la giustizia faccia il suo corso: "Nel frattempo mi appello alle istituzioni e ai media affinché trovino il giusto linguaggio per trattare questi argomenti, la scelta del capro espiatorio da linciare sulla pubblica piazza è la più semplice ma anche la più rischiosa. Chi come noi fa impresa e ha la responsabilità di decine di migliaia di dipendenti si aspetta serietà, soprattutto dalle istituzioni, serietà non indulgenza".

M5S vs. Benetton

In questi giorni Di Maio è tornato ad attaccare i Benetton sulla questione delle concessioni autostradali: "Quando abbiamo detto tagliamo i contratti autostradali ai Benetton ci siamo ritrovati tutto un sistema che diceva che noi eravamo populisti. Quello che sta succedendo in questo giorni sta dimostrando che avevamo ragione. E nel precedente Governo ci avevamo provato, ma la Lega si è sempre opposta a far cadere i contratti di concessione autostradale ai Benetton".

E chiama in causa anche Beppe Grillo: "Sulla revoca della concessione ad Autostrade non faremo un passo indietro. Tutto il MoVimento 5 Stelle, da me a Beppe Grillo ad ogni singolo eletto e attivista, è deteterminato in questa battaglia. Sono morte 43 persone perché un ponte da un momento all’altro gli è crollato sotto i piedi. Le loro famiglie ancora stanno piangendo. Chiedono giustizia. Noi gliela daremo. Costi quel che costi".

Anche il fondatore del Movimento, Beppe Grillo, infatti, ha commentato la questione rilanciando un post sulle sue pagine social che racconta "la storia della concessione autostradale ottenuta dai Benetton più di 20 anni fa": una ricostruzione dei fatti targata M5s con cui i pentastellati tornano a chiedere la revoca delle concessioni. Grillo parla di una "concessione a condizioni di favore senza eguali" e chiede ai suoi seguaci di condividere il più possibile. "È tempo di cambiare", conclude Grillo.

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