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Assalto alla Cgil, per i giudici è stata un’aggressione contro uno dei luoghi simbolo della democrazia

Secondo i giudici della Corte di Appello di Roma, l’assalto alla Cgil, avvenuto il 9 ottobre del 2021, da parte anche di alcuni militanti di estrema destra, rappresenta “un’aggressione ad uno dei luoghi paradigmatici di una democrazia”.
A cura di Annalisa Cangemi
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L'assalto alla Cgil, avvenuto il 9 ottobre del 2021 a Roma, da parte anche di alcuni militanti di estrema destra, rappresenta "un'aggressione rivolta ad uno dei luoghi tipici dell'aggregazione dei cittadini, in cui si forma la volontà di coloro che se ne sentono rappresentati e che concorrono con metodo democratico in maniera decisiva alla vita sociale ed economica della collettività statale, in una parola, ad uno dei luoghi paradigmatici di una democrazia".

È quanto hanno scritto i giudici della Corte d'Appello di Roma nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso luglio hanno sostanzialmente confermato le condanne per 11 persone, che hanno scelto il rito abbreviato, a cui erano contestati i reati di devastazione e resistenza. "Un'aggressione avente tali caratteristiche per forza di cose, per la stessa natura, offende l'ordine pubblico, allarma la collettività nel suo insieme e per tali ragioni lede un interesse primario, di rilievo costituzionale", hanno aggiunto i magistrati di piazzale Clodio nell'indagine condotta dal pm Gianfederica Dito.

Secondo i giudici, l'intervento di Giuliano Castellino dal palco di piazza del Popolo contro il Green pass fu "una sorta di chiamata alle armi – si legge – la cui finalità è tuttavia ben chiara e non è quella di manifestare liberamente un legittimo dissenso, ma quella di costringere (se rivuole la sua sede) una forza sindacale di primario livello nazionale a mutare la propria politica sindacale, a far venire a Roma, di pomeriggio, di sabato, il suo segretario generale e a fargli proclamare lo sciopero generale".

"La recidiva contestata a Fabio Corradetti – concludono i giudici – è ampiamente giustificata dall'importanza dei suoi precedenti anche in relazione alla sua giovane età, fra cui anche uno per tentato omicidio del 2020".

Con la sentenza dello scorso 20 luglio, dopo l'inchiesta della procura di Roma con la pm Gianfederica Dito, i giudici della prima sezione penale della Corte d'Appello della Capitale avevano confermato le condanne per 9 degli imputati con pene fino a sei anni, tra cui, Fabio Corradetti, figlio della compagna di Giuliano Castellino, leader romano di Forza Nuova, e Massimiliano Ursino, leader palermitano di Forza Nuova, riducendo lievemente la pena per Mirko Passerini, da cinque anni e mezzo a cinque anni e quattro mesi e per Claudio Toia, appartenente al gruppo ultras juventino ‘Antichi valori' e considerato dagli inquirenti vicino al movimento di estrema destra Forza Nuova, da sette anni e due mesi a cinque anni e quattro mesi.

Intanto prosegue il processo con rito ordinario che vede imputati tra gli altri i leader di Forza Nuova, Giuliano Castellino e Roberto Fiore e l'ex Nar Luigi Aronica che, oltre a devastazione aggravata in concorso e resistenza, sono accusati anche di istigazione a delinquere.

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