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Approvato il Recovery plan, aumentano risorse per sanità e istruzione: ecco tutti gli investimenti

Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al Recovery plan, nonostante l’astensione delle ministre di Italia Viva. L’ultima versione del piano prevede un aumento delle risorse stanziate per sanità, istruzione e cultura, mentre non si fanno riferimenti al tema della governance. Andiamo a vedere tutti gli investimenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
A cura di Stefano Rizzuti
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Nonostante lo scontro tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e Italia Viva, il Consiglio dei ministri ha approvato il Recovery plan, la proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza che sarà inviata in queste ore alla Camera e al Senato. Le ministre di Italia Viva, Teresa Bellanova ed Elena Bonetti, si sono astenute, chiedendo di inserire nel pacchetto anche il Mes che, però, non rientra nel piano Next Generation Eu, come spiegato da Conte. La rottura finale e la conseguente crisi di governo sembrano ormai inevitabili e potrebbero essere formalizzati già nel pomeriggio. Intanto, però, il governo ha messo al sicuro il Recovery plan, che servirà per attuare in Italia il programma dell’Ue e spendere i soldi stanziati contro l’emergenza Covid. Il piano, rispetto alla sua versione iniziale, prevede un aumento delle risorse investite per la sanità (che salgono a 20 miliardi, quasi raddoppiate), per la cultura, per l'alta velocità al Sud e per l'istruzione. Nessun riferimento, nell'ultima versione del piano, al tema della governance.

I pilastri del Recovery plan

Il piano è basato su tre assi strategici condivisi a livello comunitario: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale. Ma, come ricorda Palazzo Chigi nel comunicato pubblicato in piena notte, dopo l’approvazione del piano, ha anche altri obiettivi, come quello di rafforzare il ruolo della donna e contrastare le discriminazioni di genere, aumentare le “competenze e le prospettive occupazionali dei giovani”, intervenire per aiutare soprattutto il Mezzogiorno. Si tratta di quelle che vengono definite come priorità non relative a singoli interventi, ma “perseguite in modo trasversale”.

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Le sei missioni del Piano di resilienza

Il piano si articola in sei missioni: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica, infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute. Per ogni missione vengono anche indicate le riforme di sostegno necessarie. In totale le missioni tengono insieme 16 componenti, articolate in 47 linee di intervento specifiche. In totale vengono stanziate risorse per 210 miliardi di euro: di queste 144,2 miliardi finanziano nuovi progetti, mentre 65,7 servono per progetti in essere che vedranno un’importante accelerazione.

Gli investimenti pubblici e privati e l'arrivo dei fondi

Gli investimenti pubblici rappresentano più del 70% del piano, mentre gli incentivi a investimenti privati sono pari a circa il 21%. Attraverso le risorse nazionali del Fondo di sviluppo e coesione 2021-2027 non ancora programmate, inoltre, sono stati aumentati gli investimenti di circa 20 miliardi per nuovi progetti per settori come quello della rete ferroviaria veloce, la portualità integrata, il trasporto locale, la banda locale, il 5G, il ciclo dei rifiuti e il Mezzogiorno. Secondo le previsioni del governo il primo 70% delle sovvenzioni verrà impegnato entro la fine del 2022 e speso entro la fine del 2023. Il restante 30% sarà speso tra il 2023 e il 2025. Nei primi tre anni la maggior parte degli investimenti sarà sostenuta da sovvenzioni, mentre i prestiti aumenteranno nel corso del tempo, a partire dal 2024.

Il governo prevede che il Recovery plan impatterà in maniera significativa “sulle principali variabili macroeconomiche e sugli indicatori di inclusione, equità e sviluppo sostenibile attraverso i maggiori investimenti che attiverà direttamente e indirettamente e le innovazioni tecnologiche che introdurrà e stimolerà”. Effetti che dovrebbero essere “amplificati dalle riforme di contesto e da quelle più settoriali inserite nelle singole componenti del Piano. Una valutazione dell’impatto complessivo di investimenti, trasferimenti, incentivi e riforme, nonché dell’effetto moltiplicativo che potrebbe realizzarsi grazie all’effetto-leva di numerose linee progettuali del Piano, potrà essere effettuata quando tutti i dettagli dei progetti e delle relativamente riforme saranno pienamente definiti”.

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