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Aggiungi un posto in Aula, da Toti e Brugnaro a Tabacci: la carica dei partiti di Palazzo

La nascita del progetto di Brugnaro e Toti segna una nuova operazione nata all’interno di Camera e Senato. Ma non rappresenta una novità in questa legislatura: sono tanti i soggetti, vecchi e nuovi, che cercano di organizzarsi per formare componenti parlamentari. E alcune devono mettere insieme più sigle per restare in piedi.
A cura di Stefano Iannaccone
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Dagli ex 5 Stelle ai rappresentanti di Azione e +Europa, per non dimenticare il Movimento degli eletti all’estero, la fioritura di progetti politici in Parlamento è all’insegna del motto “aggiungi un posto in Aula”. E il perché del fermento è presto detto: lo sguardo è rivolto alle prossime elezioni. I parlamentari, alcuni non proprio di primo piano, cercano di posizionarsi. Così, alla Camera e al Senato gli spostamenti tra un partito all’altro, i famigerati cambi di casacca, si moltiplicano facendo nascere i partiti all’interno dei Palazzi. In questo modo ha preso forma alla Camera, Coraggio Italia, il gruppo lanciato dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, e dal presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti.

Sono in totale 23 i deputati che hanno aderito al progetto, 3 in più rispetto alla soglia minima per creare un gruppo a Montecitorio. Un’operazione non priva di strascichi polemici. “L’ennesimo tentativo di Palazzo per cui anche giornali e tv ne parlano poco”, osserva il deputato di Forza Italia, Alessandro Cattaneo, in riferimento alla scissione all’interno degli azzurri. Al Senato, invece, il nome del partito di Brugnaro e Toti resta quello di Idea e Cambiamo, in attesa di novità.

Ma la selva di componenti del gruppo Misto (le organizzazioni che mettono insieme i parlamentari senza avere i numeri per formare un gruppo) a Montecitorio e Palazzo Madama va ben oltre. Come se non bastasse è in dirittura d’arrivo un ulteriore progetto: i fuoriusciti dal Movimento 5 Stelle, capitanati dai senatori, Nicola Morra e Barbara Lezzi, e dal deputato, Alessio Villarosa. L’obiettivo è quello di fare un gruppo, la costituzione della componente sembra il risultato minimo. Ma proprio tra le componenti figura già L’Alternativa c’è, formata da altri ex pentastellati, i fuoriusciti della prima ora. Ed è attualmente la pattuglia più nutrita con 14 unità: l’addio di Maria Laura Paxia è stato riequilibrato dall’ingresso di Leda Volpi.

Il punto di riferimento è Andrea Colletti, che si sta impegnando per raggiungere il numero di 20 deputati aderenti per avviare il gruppo. Una missione difficile, vista la concorrenza degli altri ex grillini. A meno che non vengano unite le forze, ma la strada è impervia. Tra gli altri nomi più rilevanti ci sono l’ex presidente della commissione Finanze, Raffaele Trano, e tre dissidenti duri e puri rispetto alla linea del Movimento 5 Stelle, Pino Cabras, Alvise Maniero e Andrea Vallascas.

Per una componente che cresce, c’è un’altra che perde pezzi: il Centro democratico di Bruno Tabacci, che solo qualche mese fa era una calamita. Rappresentava infatti il fulcro dei Responsabili per salvare Giuseppe Conte. Con il governo Draghi, le cose sono cambiate. Tabacci è diventato sottosegretario, ma il drappello parlamentare si è dimezzato. Dalle 14 unità di febbraio si è giunte alle attuali 7. Resistono, tra gli altri, l’ex dem, Daniela Cardinale, l’ex leghista, Carmelo Lo Monte, e l’attore prestato alla politica, altro fuoriuscito del M5S, Nicola Acunzo.

Il ruolo di leader è stato assegnato a Mara Lapia. Di recente gli ex grillini, convertiti per poco al tabaccismo, Carlo Ugo De Girolamo, Fabio Berardini e Marco Rizzone sono migrati in Coraggio Italia. Anche al Senato il gruppo dei Responsabili, su cui c’era il marchio di Centro democratico, è durato il tempo di un amen: due mesi ed è finito per dissoluzione. Ricardo Merlo, Saverio De Bonis, Gregorio De Falco, tra gli altri, sono tornati al punto di partenza. Mentre Tatjana Rojc è stata riaccolta dal Pd dopo il periodo di “prestito” ai Responsabili, necessario a far sorgere il gruppo.

Un percorso complicato è quello alla Camera di Noi con l’Italia, che vede l’ex ministro Maurizio Lupi come leader. A luglio 2020 contava oltre 10 deputati tra le propria fila, un ottimo bottino visto che a marzo 2018 avevano aderito appena in 4. Settimana dopo settimana hanno cambiato casacca vari parlamentari: adesso con Lupi sono rimasti solo Alessandro Colucci, Renzo Tondo ed Eugenio Sangregorio, i fedelissimi della prima ora, al cui fianco si è aggiunto Vittorio Sgarbi. A gennaio era andata via già Veronica Giannone, ex grillina approdata adesso alla corte di Forza Italia. Di lì a poco si sono accomiatati Giorgio Silli, Manuela Gagliardi e Carlo Pedrazzini, confluiti nel progetto Coraggio Italia. Per tenere in piedi la componente al nome Noi con l’Italia si sono aggiunte le sigle di Usei e Rinascimento, portata in dote da Sgarbi.

A Montecitorio ha preso forma anche la componente ambientalista, FacciamoEco-Federazione dei Verdi, capitanata dalla deputata eletta con Liberti e uguali, Rossella Muroni. La benedizione dei Verdi italiani ha reso possibile l’operazione di far nascere un progetto green direttamente in Parlamento. Al fianco di Muroni ci sono Alessandro Fusacchia, a lungo numero due di Tabacci, e l’ex ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti. Subito dopo il lancio hanno aderito Andrea Cecconi, uno dei grillini cacciati durante la campagna elettorale (ma che comunque ha ottenuto il seggio) e Antonio Lombardo.

Finita qua? Macché. Resiste la componente Azione-+Europa-Radicali italiani: sono rimasti in tre, Nunzio Angiola ed Enrico Costa di Azione, il partito di Carlo Calenda, più Riccardo Magi. Di recente, il 25 maggio, c’è stato l’addio di Flora Frate. Al limite dello scioglimento (una componente deve contare almeno tre deputati per restare in piedi) c’è anche il Maie-Psi, che mette insieme il movimento degli eletti all’estero ai socialisti. Insomma, è sempre meglio organizzarsi che finire nel limbo del Misto. Che per il futuro non dà alcuna prospettiva.

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