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Paralizzato da quando aveva 19 anni, sceglie di morire in Svizzera: “Vi lascio il mio amore”

Il 59enne veneto negli ultimi tempi era diventato anche cieco: ha cessato di vivere in una clinica in Svizzera. Ha lasciato un lungo ed emozionante memoriale in cui spiega le ragioni del suo gesto e fa una importante richiesta al Parlamento: “Abbandonato dalle istituzioni ormai non ho più soldi per curarmi: approvate la legge sul testamento biologico”.
A cura di Biagio Chiariello
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“Il mio progressivo peggioramento fisico mi rende difficile immaginare il resto della mia vita in modo minimamente soddisfacente, essendo la sofferenza fisica e il dolore diventati per me insostenibili e la non autosufficienza diventata per me insopportabile. Sono arrivato quindi ad immaginare questa scelta, cioè la richiesta di accompagnamento alla morte volontaria” e “il muro contro il quale ho continuato per anni a battermi è più alto che mai e continua a negarmi il diritto ad una assistenza adeguata”. Si tratta solo di una parte del lunghissimo memoriale di Loris Bertocco, 59 anni, di Fiesso d'Artico (Venezia) che ha scelto la morte assistita in una clinica svizzera. Rimasto paralizzato a causa di un incidente stradale a 19 anni, ora, a 59 anni, ha scelto di andarsene. Nel tempo le gravissime lesioni subite sono peggiorate, rendendolo cieco. Di storia come quella di Loris in Italia ne abbiamo già sentite molte altre; spesso hanno colpito nel profondo l'opinione pubblica, in attesa di una regolamentazione da parte del Parlamento.
Loris era un uomo impegnato su molti fronti. Animatore culturale sin da giovane, per decenni aveva condotto trasmissioni musicali e politico-culturali nelle radio libere venete. Ambientalista convinto, era stato tra i fondatori dei Verdi italiani e non aveva mai smesso di partecipare a lotte sia territoriali che di portata globale: contro il nucleare e i mutamenti climatici, per la riconversione ecologica, per la pace. Proprio due suoi amici di tante battaglie ambientaliste, Gianfranco Bettin e Luana Zanella, ne hanno dato la notizia della morte. "Il memoriale che ha lasciato e che ci chiede di diffondere – scrivono Bettin e Zanella in una nota diffusa ai mezzi di comunicazione – ricostruisce la sua vita, il suo amore per la vita, la sua tribolazione, la sua lotta, la protesta per l’insufficiente assistenza che le persone come lui ricevono dalle istituzioni preposte. Parlava da tempo di questa sua scelta finale. Lo faceva in termini ipotetici. Anche preparandosi a questo viaggio in Svizzera non l’aveva descritto come il suo ultimo, ma come una sorta di sopralluogo, preparatorio a una eventuale scelta estrema".

Nel memoriale di Bertocco trova spazio la vibrante protesta per l'impossibilità di vivere a pieno.

Perché è così difficile capire i bisogni di tante persone in situazione di gravità, perché questa diffidenza degli amministratori, questo nascondersi sempre dietro l’alibi delle ristrettezze finanziarie, anche quando basterebbe poco, in fondo, per dare più respiro, lenimento, dignità? Per questo, il mio impegno estremo, il mio appello, è adesso in favore di una legge sul “testamento biologico” e sul “fine vita” di cui si parla da tanto, che ha mosso qualche passo in Parlamento, ma che non si giunge ancora a mettere in dirittura d’arrivo. Il mio appello è che si approvi al più presto una buona legge sull’accompagnamento alla morte volontaria (ad esempio, come accade in Svizzera) perché fino all’ultimo la vita va rispettata e garantita nella sua dignità – scrive congedandosi – Ora è arrivato il momento. Porto con me l’amore che ho ricevuto e lascio questo scritto augurandomi che possa scuotere un po’ di coscienze ed essere di aiuto alle tante persone che stanno affrontando ogni giorno un vero e proprio calvario".

La sua scelta ponderata di andarsene per sempre è stata a lungo ponderata, ma mai discussa fino in fondo coi suoi cari. Loris in realtà aveva già deciso da tempo, ma ha cercato di rendere meno dura la sua risolutezza a chi aveva più vicino, in primo luogo la madre Renata, poi la sorella Lorella, all’ex moglie Anamaria e all’ultima assistente e amica Mirella. ”Quando abbiamo avuto occasione di parlare con lui di questa ipotesi, gli abbiamo detto che avremmo rispettato ogni sua decisione ma che lo avremmo voluto con noi ancora a lungo, nella continuità di un’amicizia e di un comune impegno che durano da più di quarant’anni. Per lui, però, questi sono stati anche decenni di dolore e pesantezza, che infine non ha più voluto sopportare, desiderando una vita più degna e piena oppure la pace che spetta alle persone giuste e vitali ma ormai troppo stanche e sofferenti. Facciamo, dunque, quello che ci ha chiesto di fare", concludono Gianfranco Bettin e Luana Zanella, "con tutto il dolore e l’amicizia che abbiamo”.

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