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Opinioni

Ora a Berlusconi resta solo la possibilità di guadagnare tempo

Dopo il contrattacco di Letta e la chiusura di Epifani, si fa sempre più in salita la strada dell’agibilità politica per Berlusconi. Che potrebbe puntare a bloccare (per qualche mese) il voto della Giunta per le elezioni, oppure confidare nei franchi tiratori del Pd.
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Qualche giorno fa vi raccontavamo di come il destino (dal punto di vista politico, si intende) di Silvio Berlusconi fosse sostanzialmente legato a decisioni "altre", del Quirinale in primis e del Partito Democratico in seconda battuta. Col passare dei giorni, ma soprattutto dopo la nota del Capo dello Stato, sembra però evidente che gli spazi di manovra già esigui del Cavaliere si siano drasticamente ridotti. E, di contro, che il Partito Democratico potrebbe "ritrovarsi insolitamente compatto" di fronte alla decisione di garantire la sopravvivenza politica del leader del Popolo della Libertà (al netto di considerazioni quantomeno azzardate sui "franchi tiratori" e sullo spettro di un nuovo "caso dei 101" rilanciate dal Corsera e da qualche esponente democratico). Così, il Cavaliere è essenzialmente in un vicolo cieco e retroscenisti ed analisti di diversa provenienza politica concordano nel descriverlo "nervoso, agitato ed insofferente".

In effetti, a ben guardare la via d'uscita sembra una sola. E nemmeno tanto consolatoria, ad essere sinceri. È quella cui lavora sotto traccia Gianni Letta, come ricorda la De Caro sul Corriere: "Dobbiamo cercare di ottenere tempo e un esame serio dalla giunta per le Elezioni, e il ricorso alla Corte costituzionale per verificare la costituzionalità della legge Severino è una strada percorribile. Tanti esperti hanno espresso dubbi, chiederò al premier di farsi carico col suo partito di questo problema – ha detto il segretario -. Se accetteranno, avremo 7-8 mesi di agibilità politica, i lavori della giunta potrebbero fermarsi. Dobbiamo provarci, altrimenti è giusto essere pronti alla rottura. E sia Brunetta che Quagliariello già intravvedono la via per uscire dall'impasse: la commutazione della pena da parte di Napolitano".

L'idea che Berlusconi possa attendere il voto della Giunta "confidando" nei franchi tiratori del Pd è infatti abbastanza risibile. Perché nel caso in cui i democratici si mostrassero compatti non resterebbero alternative concrete e la stessa minaccia di ripercussioni sul Governo appare spuntata, debole. Ne parla il Giornale, citando "le colombe alla Alfano": "Se cade il governo, Napolitano ha già detto che non scioglie le Camere. Piuttosto dà vita a un governo di scopo per fare una legge elettorale che ci distrugge definitivamente o per varare provvedimenti che distruggerebbero le aziende".

Certo, potrebbe sempre "vincere la linea dell'intransigenza" e qualche indiscrezione rivela che nell'incontro di ieri il Cavaliere abbia ribadito la volontà di "resistere" e di costringere in qualche modo il Pd e Napolitano a trovare una soluzione. Con un cambio di strategia che vedrebbe da un lato il ricorso alla Corte Costituzionale per sollevare eccezioni sulla legge Severino, dall'altro il precipitare della crisi di Governo. Ma che questo doppio binario possa portare a soluzioni concrete è davvero tutto da dimostrare.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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