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Oggi il Consiglio europeo sui migranti. Tusk ai capi di Stato: “Dobbiamo decidere chi entra in Ue”

Si aprono oggi a Bruxelles i lavori del Consiglio europeo che affronterà soprattutto il tema dei migranti. L’Italia presenterà dieci punti, ma alcuni di questi potrebbero non essere discussi, come la riforma del regolamento di Dublino. Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, nella sua lettera ai capi di Stato in vista del vertice, ha chiesto di decidere chi può entrare in Ue.
A cura di Stefano Rizzuti
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Sono in gioco i valori dell’Unione europea, diceva ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte riferendo alla Camera dei deputati in vista del Consiglio europeo che si terrà tra oggi e domani a Bruxelles. “La posta in gioco è alta”, gli fa eco il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. Il vertice tra i capi di Stato, in effetti, è atteso da mesi per il dibattito che verrà fuori soprattutto su un tema, quello dell’immigrazione. Non a caso lo stesso Tusk, nella lettera inviata a tutti i partecipanti, sottolinea alcuni punti fondamentali da affrontare: controllo delle frontiere, lotta all’immigrazione irregolare, rapporti con i paesi d’origine e di transito. Ma non il regolamento di Dublino e la sua riforma chiesta a gran voce soprattutto dal governo italiano per provare a spazzare via il meccanismo per cui il paese in cui sbarcano i migranti è lo stesso in cui deve essere esaminata la richiesta d’asilo. “Chi sbarca in Italia sbarca in Europa”, sottolineava infatti Conte. Eppure il tema è scomparso, almeno dalla lettera di Tusk.

Una lettera in parte inusuale: solitamente il presidente del Consiglio europeo si limita a informare i capi di Stato dei temi in discussione. Stavolta fa qualcosa in più e sottolinea alcune risposte politiche che l’Europa e i suoi cittadini attendono. “Il tempo è breve”, afferma chiedendo ai paesi di decidere chi può entrare nel territorio europeo: “Il mancato raggiungimento di questo obiettivo sarebbe di fatto una manifestazione della nostra debolezza e, soprattutto, potrebbe creare l’impressione che l’Europa non abbia una frontiera esterna. I cittadini europei si aspettano da noi che mostriamo determinazione nelle nostre azioni volte a ripristinare il loro senso di sicurezza. La gente vuole questo non perché è diventata xenofoba e voglia erigere muri contro il resto del mondo, ma perché è compito di ogni autorità politica far rispettare la legge, proteggere il proprio territorio e i confini”. E il principio a cui tiene di più Tusk è quello di decidere chi può entrare in Ue: "Gli europei decidano in modo efficace chi entra nel territorio europeo".

I capi di stato: da Merkel a Sanchez

In vista del vertice la cancelliera tedesca Angela Merkel spiega la sua posizione al Bundestag, affermando che fino a che non si troverà un accordo a 28 sul regolamento di Dublino e sulle richieste di asilo “andremo avanti con una coalizione dei volenterosi”: “Non possiamo lasciare soli i Paesi in cui si verifica la maggior parte degli arrivi. Questo è il nodo centrale del regolamento di Dublino 3”, afferma la cancelliera sottolineando però che “chi chiede asilo non può scegliersi il Paese in cui chiederlo".

La posizione del governo italiano, invece, potrebbe avere un suo avversario nell’esecutivo spagnolo, guidato dal premier Pedro Sanchez: “Penso che il governo italiano debba riflettere sul fatto se l'unilateralismo sia una risposta efficace a una sfida globale come la migrazione” afferma in una intervista. Attaccando poi il ministro dell’Interno Matteo Salvini: “La retorica incendiaria di alcuni leader italiani potrebbe essere efficace in termini elettorali, ma non è la risposta a un crisi umanitaria come quella che stiamo vedendo nel Mediterraneo e sulla costa italiana”.

Le richieste dell’Italia

Come spiegato ieri dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l’Italia chiederà nuove regole in tema di migranti. A partire dall’istituzione dei centri di protezione internazionale, i cosiddetti hotspot, in Nord Africa. Ancora, altra richiesta centrale è quella di superare il regolamento di Dublino, oltre a trovare accordi con i paesi di origine. I dieci punti che il governo italiano porterà al Consiglio europeo sono stati già resi noti durante il pre-summit di domenica e ricordati anche ieri dal presidente del Consiglio durante il suo intervento alla Camera. Ma uno di questi punti, ovvero la riforma di Dublino – come comunicato dal presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani – non è per ora all’ordine del giorno.

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