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Non solo Cesare Battisti: chi sono i terroristi italiani ancora latitanti all’estero

Dopo l’arresto e il ritorno in Italia di Cesare Battisti, si sono riaccesi i riflettori sui latitanti politici italiani degli anni di Piombo che si trovano ancora all’estero. La maggior parte è in Francia, ma molti sono anche in America Latina, e ancora in Gran Bretagna e in Giappone. La promessa di Salvini: “Stiamo lavorando sulle altre decine di terroristi che ancora non stanno scontando la loro pena nelle carceri italiane”.
A cura di Ida Artiaco
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Matteo Salvini lo ha annunciato pochi minuti dopo il ritorno in Italia di Cesare Battisti, l'ex terrorista arrestato nei giorni scorsi in Bolivia dopo una latitanza durata 38 anni: "Questo è un punto di partenza. Stiamo lavorando sulle altre decine di terroristi che ancora non stanno scontando la loro pena nelle carceri italiane". In effetti, ci sono ben 27 latitanti politici, nomi eccellenti dei cosiddetti anni di Piombo, fuggiti all'estero per sottrarsi alle condanne emesse dai tribunali nostrani. Si tratta di dati aggiornati del Dipartimento di Pubblica sicurezza, ma secondo altri ne sarebbero ben 50. La maggior parte si trova in Francia, altri sono in America Latina, in particolare in Brasile, Nicaragua e Perù, altri ancora in Giappone e persino in Gran Bretagna.

La Francia e la dottrina Mitterand

La maggior parte dei latitanti italiani degli anni delle stragi si trovano in Francia per effetto della cosiddetta "dottrina Mitterand", varata nel 1982 dall'allora presidente François Mitterand, che era particolarmente clemente nei confronti delle estradizioni. Si tratta di un principio che ha tutelato per decenni coloro che sono stati condannati in Italia per reati politici durante il periodo del terrorismo, tra gli anni Settanta e Ottanta, perché "il sistema giudiziario non corrisponde all’idea che Parigi ha delle libertà", a patto che i destinatari non fossero ricercati per atti diretti contro lo Stato francese e avessero rinunciato a ogni forma di violenza politica. Secondo i francesi, infatti, nei processi italiani non venivano rispettate tutte le garanzie a favore degli imputati. In particolare, l'aspetto più grave era la celebrazione del processo in contumacia, vale a dire in assenza degli stessi imputati, come nel caso di Cesare Battisti. Attualmente, di latitanti italiani in Francia ce ne sono 12.

Nonostante la "dottrina Mitterand" sia stata abrogata dall'inizio degli anni Duemila, sotto il governo di Jean-Pierre Raffarin, i tribunali francesi continuano a negare l'estradizione. Tuttavia, un portavoce del ministro della Giustizia francese, Nicole Belloubet, ha dichiarato nei giorni scorsi all'Ansa che ad oggi non ci sono domande di estradizione ancora pendenti da parte dell'Italia, ma che l'esecutivo di Emmanuel Macron è pronto a vagliare in modo approfondito "quelle che saranno ricevute prossimamente da parte delle autorità italiane", analizzando "caso per caso, come abbiamo fatto negli ultimi 15 anni".

A Parigi una trentina di latitanti: i nomi

Il più illustre latitante italiano in Francia è senza ombra di dubbio Giorgio Pietrostefani. Fondatore di Lotta Continua, Pietrostefani è stato condannato a 22 anni di reclusione per l'omicidio del commissario Luigi Calabresi, di cui è stato mandante ed esecutore morale. Già residente in Francia, è tornato in Italia nel 1997, quando fu arrestato. Scarcerato nel 1999 per la revisione del processo, dal 2000 si è trasferito nuovamente oltre confine per sottrarsi all'esecuzione della condanna definitiva, rendendosi latitante. La Lega nei giorni scorsi ha lanciato un appello al presidente Macron: "È arrivato il momento di riportarlo in Italia".

Oltre a lui, a Parigi sono latitanti anche le ex brigatiste Simonetta Giorgieri e Carla Vendetti, entrambe condannate all'ergastolo nel processo Moro ter e chiamate in causa anche per i delitti D'Antona e Biagi, Sergio Tornaghi, oggi 60enne ed ex brigatista condannato sempre all'ergastolo per partecipazione a banda armata e destinatario di un mandato di cattura internazionale, e Marina Petrella, che è riuscita ad ottenere lo status di rifugiata politica, evitando in questo modo di scontare le pena definitiva all'ergastolo. Tra di loro anche Enrico Villimburgo, brigatista condannato all'ergastolo nel processo Moro e per gli omicidi Bachelet, Minervini e Galvaligi. Paolo Persichetti, ex Br-Unione dei Comunisti Combattenti, è l'unico finora ad essere stato estradato dalla Francia e consegnato alle autorità italiane nel 2002, che l'hanno poi scarcerato definitivamente nel 2014.

I terroristi fuggiti in Sud America tra Perù e Nicaragua

Non solo Cesare Battisti ha vissuto a lungo in Sud America, soprattutto in Brasile dove ha trovato accoglienza durante il governo Lula. Alessio Casimirri, condannato in via definitiva a sei ergastoli per il sequestro Moro e per l'omicidio degli uomini della scorta, pare sia latitante in Nicaragua, dove è diventato il gestore di un ristorante in riva al mare. Sempre in Nicaragua si trova Manlio Grillo che insieme ad Achille Lollo, oggi in Brasile, è stato l'autore del rogo di Primavalle, attentato contro il segretario locale dell’Msi, Mario Mattei, in cui persero la vita i suoi due figli di 22 e 8 anni. Per entrambi, tuttavia, le condanne a 18 anni di reclusione sono cadute in prescrizione. Anche Alvaro Lojacono, dopo aver partecipato alla strage di via Fani e all'omicidio del giudice Tartaglione, è stato per un periodo di tempo in America Latina, prima di trasferirsi definitivamente in Svizzera, dove ha ottenuto la cittadinanza e per tanto non è estradabile. Vive, invece, a Buenos Aires, in Argentina, Leonardo Bertolazzi, membro di spicco delle Br: arrestato qui dopo 22 anni di latitanza, è stato rilasciato poco dopo.

Chi ha cambiato vita in Giappone e a Londra

Si trova a Londra Vittorio Spadavecchia, neofascista in fuga dal 1982, da quando cioè ha assaltato con un gruppo di camerati la sede dell'Olp, Organizzazione per la Liberazione della Palestina, a Roma. Delfo Zorzi, invece, ex esponente di Ordine Nuovo, è stato assolto in via definitiva ma è stato a lungo sotto accusa per la strage di piazza Fontana a Milano e di piazza della Loggia a Brescia. Da quasi 30 anni vive a Tokyo, dove ha terminato la sua latitanza. Nel frattempo è diventato un imprenditore del settore tessile.

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