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Nel sottosuolo della Ghouta orientale, tra chi si ripara dalle bombe c’è chi sorride ancora

Una notte interminabile passata sottoterra tra i pianti e le urla dei bambini impauriti dai bombardamenti. E’ il racconto delle ore di angoscia vissute da Bayan, una donna della Ghouta orientale. Dopo le proteste per la violazione della tregua decisa dall’Onu, Putin dà cinque ore per l’evacuazione dei civili dall’enclave ribelle.
A cura di Mirko Bellis
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Le donne e i bambini della Ghouta orientale nei sotterranei per salvarsi dai bombardamenti (Damasco Media Center)
Le donne e i bambini della Ghouta orientale nei sotterranei per salvarsi dai bombardamenti (Damasco Media Center)

E’ la prima volta che scendo nel sotterraneo. Ho deciso di andarci dopo che stanotte un missile ha colpito la nostra casa. Abbiamo solo due minuti per percorrere i 150 metri che ci separano dal rifugio più vicino destinato alle donne e bambini. Non c’è il tempo di prendere niente: l'unica cosa che vogliamo è sopravvivere”. Bayan scrive da Douma, nella Ghouta orientale,  sotto pesante attacco dell’esercito siriano. Il suo racconto è una testimonianza diretta della tremenda situazione in cui si trovano gli abitanti della città, costretti a rintanarsi nel sottosuolo per scampare alle bombe. Sotterranei senza riscaldamento, dove scarseggiano anche l’acqua e il cibo.

“Non sono in grado di capire in quanti siamo nel rifugio. Mi siedo contro il muro e mi limito a guardare le facce spaventate delle persone attorno a me. All'improvviso crollo dal sonno (nelle ultime 72 ore non ho quasi mai dormito) però le esplbosione dei barili bomba mi svegliano subito”. “Cammino su e giù – continua il racconto di Bayan – cercando di familiarizzare con gli altri: donne e bambini la cui unica preoccupazione è uscire e trovare qualcosa da mangiare quando cesseranno i bombardamenti”. La Ghouta orientale è sotto assedio dal 2012: la mancanza di cibo e generi di prima necessità ha ridotto allo stremo i circa 400.000 abitanti di quest’area a est di Damasco controllata dalle milizie ribelli, tra cui anche formazioni jihadiste.

“Sono sottoterra da sei ore, inizio a sentirmi soffocare e decido di rischiare la morte. Saluto mia madre e vado a cercare del cibo. Quando torno al rifugio sono le sei di mattina; i bambini piangono e gridano. Le loro mamme non riescono a calmarli così li riunisco attorno a me e comincio a raccontargli alcune storie di avventure. I loro occhi si illuminano nell'oscurità e l'immaginazione li porta lontano da qui. I piccoli mi dicono che il loro desiderio più grande è di ritornare a scuola, così gli propongo che domani continueremo a studiare se adesso mi promettono di addormentarsi”. “Quando sono uscita dal rifugio non riconoscevo più la mia città. Era stato tutto bombardato ma nonostante la distruzione – conclude Bayan – c’era un sorriso sul volto di quelli che erano ancora vivi”.

Secondo gli ultimi dati diffusi dalle Nazioni Unite, dall'inizio del mese nella Ghouta orientale sono morte 366 persone. Una carneficina in cui hanno perso la vita decine di bambini. "Un inferno in terra" come l'ha definito l'Onu, in cui la sofferenza della popolazione "va oltre ogni immaginazione". La tregua umanitaria di 30 giorni decisa sabato scorso dal Consiglio di sicurezza è durata poche ore e nella Ghouta orientale i combattimenti sono continuati provocando l'uccisione di 24 persone. Secondo quanto hanno affermato i medici di uno degli ospedali sopportati dalla Syrian American Medical Society (Sams), 16 persone, tra cui sei bambini, sono stati ricoverati domenica con sintomi compatibili con l’esposizione al gas cloro. I sanitari hanno riferito che i pazienti avevano le labbra blu, irritazione agli occhi e insufficienza respiratoria. Un bambino è deceduto mentre gli altri si trovano sotto osservazione e sottoposti a cure mediche.

Per il governo di Assad, gli abitanti della Ghouta orientale sono in ostaggio dei jihadisti. Intervistato dalla televisione inglese Channel 4, Fares Shehabi, presidente della Confindustria siriana e deputato di Aleppo, ha negato che i raid colpiscano in modo deliberato i civili e ha ricordato come i miliziani ribelli stiano bombardando ogni giorno con razzi e mortai la capitale. Anche l'ambasciatore siriano alle Nazioni Unite, Bashar al-Jaafari, ha sottolineato il diritto di Damasco di colpire i gruppi terroristici, se dalla Ghouta orientale continueranno gli attacchi. L’agenzia statale di notizie Sana ha informato che negli ultimi giorni i razzi caduti sulla capitale siriana hanno provocato tre morti e 28 feriti, tra cui sei bambini.

La risoluzione che prevede un cessate il fuoco per consentire l’arrivo di aiuti umanitari e l’evacuazione dei civili è stata votata all'unanimità dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Dall'accordo, raggiunto anche con il voto favorevole della Russia, sono stati escluse le azioni militari contro i gruppi jihadisti. Una clausola che consentirebbe ad Assad e ai suoi alleati di proseguire con i raid sulla Ghouta, come ha già avvertito l'Iran. Lunedì c’è stato un colloquio telefonico tra Vladimir Putin, il suo omologo francese Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel.  I leader di Francia e Germania hanno esortato la Russia ad esercitare "la massima pressione" sul governo siriano per garantire la sospensione dei raid. E ieri il presidente Putin ha annunciato che entrerà in vigore una tregua di cinque ore (dalle 9 alle 14) con la creazione di corridoi umanitari per permettere ai civili di lasciare la Ghouta orientale.

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