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Narcos come l’Isis: decapitano una donna di un cartello rivale e diffondono il video in rete

Un nuovo efferato crimine dei narcos messicani: una donna è stata decapitata da un gruppo di uomini armati e il video dell’esecuzione diffuso sui social network. Nel 2017, in Messico la violenza ha provocato oltre 23.000 morti, un record assoluto. Numeri da Paese in guerra.
A cura di Mirko Bellis
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Un fotogramma del video diffuso dal gruppo Sombra con l'uccisione della Comandante Pati
Un fotogramma del video diffuso dal gruppo Sombra con l'uccisione della Comandante Pati

Ecco la ʽComandante Pati’, il capo dei sequestratori. Il gruppo Sombra parla con i fatti”. Sono le parole pronunciate da tre uomini armati, con il viso coperto, vestiti con un uniforme mimetica e giubbotto antiproiettile. Ai loro piedi, una donna, accusata di far parte de Los Zetas, un potente cartello messicano della droga. Comincia un violento interrogatorio in cui la Comandante Pati è costretta a fare i nomi degli altri integranti dell’organizzazione criminale. “Con noi non si scherza”, afferma uno dei tre, prima di decapitare la prigioniera. Il video di questo ennesimo capitolo della guerra tra bande legate al traffico di stupefacenti è stato diffuso in rete questa settimana e dimostra, ancora una volta, il grado di crudeltà e di violenza che pervade il Messico.

Il gruppo Sombra (Ombra, ndr), sarebbe vincolato al Cartello del Golfo, fino a pochi anni fa alleato con Los Zetas. Dalla rottura, avvenuta nel 2010, le strade di Tamaulipas e di Veracruz – gli stati affacciati sul Golfo del Messico – hanno cominciato a riempirsi di sangue.  La Comandante Pati è stata ritenuta responsabile di pianificare sequestri in diversi municipi di Veracruz e per questo punita con la morte. “Non mi pento di niente di quello che ho fatto”, sono le ultime parole pronunciate dalla donna prima dell’esecuzione.

Nel video gli assassini minacciano anche le forze di sicurezza per aver incolpato degli “innocenti” e di averli fatti passare per membri della banda. Il riferimento era ad alcuni arrestati, accusati di aver preso parte ad una sparatoria con la polizia a Tuxpan, un comune del nord dello Stato di Veracruz. “Non ci mettiamo contro di voi – hanno avvertito rivolgendosi agli agenti – nonostante i vostri soprusi ai cittadini”. L’uccisione della Comandante Pati è solo l’ultimo degli episodi che insanguinano il Messico. Nel 2017, è stato battuto il record in quanto a morti ammazzati: oltre 23.000 persone. Un bilancio da Paese in guerra o, come viene definita, una narcoguerra dove non è sempre facile distinguere i buoni dai cattivi. Solo due giorni fa, la Corte Suprema militare ha confermato la pena inflitta a otto soldati per collaborare con Los Zetas tra il 2010 e il 2011.

Nei primi giorni di quest’anno si contano già oltre 200 le persone uccise; Chihuahua, Guerrero e Baja California, gli stati dove si è sparato di più. Regolamenti di conti tra gruppi criminali per spartirsi il mercato della droga, compiuti con un’efferatezza inaudita come il caso di cinque cadaveri rinvenuti il 5 gennaio a Tlacotalpan, a Veracruz. I corpi erano dentro un sacco dell’immondizia mentre le teste erano state lasciate sul cofano di un furgoncino. A “firmare” l’esecuzione il Cartello di Jalisco Nueva Generación. Per Francisco Rivas, direttore generale dell’Osservatorio nazionale cittadino, la violenza scatenata in Messico è un riflesso dell'impunità e della mancanza di strategia delle autorità per fermare il commercio illegale di armi, unito al potere finanziario dei narcos. “Un criminale con denaro compra sicurezza, compra giustizia, compra armi e si riorganizza molto facilmente”, ha dichiarato Rivas.

Quest’anno i messicani sono chiamati ad eleggere un nuovo presidente della repubblica e il tema della sicurezza sta già occupando lo scontro tra i diversi partiti in lizza. Tra chi vorrebbe continuare con la mano dura contro i narcos, figura López Obrador del Partito della Rivoluzione Democratica (Prd) che ha promesso riunificare i comandi di esercito, marina e polizia sotto il suo controllo se dovesse essere eletto. Resta da vedere come reagiranno i potenti cartelli messicani che hanno già dimostrato di sapersi adeguare e sopravvivere ai vari cambi di governo del passato.

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