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Uccise tabaccaio a pugni nella metro di Chiaiano, confermata condanna a 8 anni

La Corte di Appello di Napoli ha confermato la sentenza nei confronti di Alfred Idimudia, il 37enne nigeriano che sferrò due pugni al volto del tabaccaio Ulderico Esposito causandogli ferite che si rivelarono fatali: il giovane è stato condannato a 8 anni per omicidio preterintenzionale. Amareggiata la famiglia della vittima; per la vedova, Daniela Manzi, la pena è stata troppo lieve.
A cura di Nico Falco
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La Corte di Appello di Napoli ha confermato la condanna a 8 anni per Alfred Idimudia, il nigeriano di 37 anni che, nel giugno 2019, nella metropolitana di Chiaiano, a Napoli, sferrò due violenti pugni al volto al tabaccaio Ulderico Esposito, morto circa un mese dopo per le conseguenze di quell'aggressione. Il giovane, identificato e arrestato poco dopo, è stato condannato in primo grado ad aprile per omicidio preterintenzionale, sentenza confermata in appello. La decisione ha causato amarezza nei familiari della vittima, per Daniela Manzi, vedova di Esposito, sono "troppo pochi gli anni inflitti in relazione alla perdita di una vita umana".

L'aggressione risale alla sera dell'8 giugno 2019. Esposito, che gestiva una tabaccheria all'interno della metropolitana di Chiaiano, nella periferia nord di Napoli, fu aggredito con violenza dal 37enne. Cadde a terra tramortito dopo un primo pugno, ma il giovane lo colpì una seconda volta, di nuovo alla faccia, causandogli dei danni gravissimi. Trasportato in ospedale, il tabaccaio rimase tra la vita e la morte, senza mai riprendersi, fino al 4 luglio 2019, quando il suo cuore smise di battere durante il ricovero all'ospedale Cardarelli. Aveva 51 anni. Lo scorso 28 aprile Idimudia è stato condannato in primo grado a 8 anni per omicidio preterintenzionale dal gup Rosamaria De Lellis, al termine del giudizio con rito abbreviato; il giudice negò le attenuanti generiche e confermò l'aggravante dei futili motivi, contestata dal pm Gloria Sanseverino, che aveva chiesto 10 anni per l'imputato, difeso dalla legale Rossella Esposito.

Gli avvocati Salvatore Di Sarno e Francesco Golia, componenti del collegio difensivo, si sono detti "soddisfatti" della sentenza. Parlano invece di pena troppo lieve la moglie di Esposito, che più volte non è riuscita a trattenere le lacrime durante la requisitoria del procuratore generale Maria Di Addea, e la criminologa Antonella Formicola, anche lei nel collegio difensivo, che parla di "violenza inaudita, soprattutto quando venne sferrato il secondo pugno". "Ormai Ulderico era già a terra – ricorda la Formicola – quella veemenza fu letale. Ritengo che la famiglia Esposito ha ottenuto solo parzialmente giustizia".

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