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“Mi puntava una pistola mentre curavo sua moglie”: i medici di Napoli raccontano le aggressioni subite

L’Ordine dei medici di Napoli ha deciso di far raccontare a quattro professionisti le aggressioni subite in occasione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari.
A cura di Valerio Papadia
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Da sinistra verso destra: le dottoresse Maria Carmela Corbisiero, Raffaella De Franchis e Ornella Laghezza
Da sinistra verso destra: le dottoresse Maria Carmela Corbisiero, Raffaella De Franchis e Ornella Laghezza

Sono tante, troppe, le aggressioni ai danni del personale sanitario a Napoli: l'ultima, in ordine di tempo, si è verificata soltanto ieri sera all'ospedale del Mare, dove un uomo ha dapprima minacciato i medici di turno e poi sfasciato un computer. E allora oggi, in occasione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, l'Ordine dei Medici di Napoli ha chiamato quattro professionisti, vittime , loro malgrado, di violente aggressioni, a riportare le proprie testimonianze davanti a giovani studenti, presenti nell'auditorium dell'Ordine.

Le testimonianze dei medici aggrediti a Napoli

Una delle testimonianze più dure è stata quella della dottoressa Ornella Laghezza: "Il marito con una pistola in mano continuava a dirci ‘se succede qualcosa a mia moglie…'". La dottoressa racconta nel dettaglio quanto accadutole: "Eravamo stati contattati per un dolore toracico, una crisi ipertensiva e aumento della frequenza cardiaca. Un codice rosso. Al nostro arrivo facemmo quanto necessario da protocollo, ma nel visitare la paziente il marito incominciò a mostrarsi molto agitato. Con un cenno feci capire all’autista dell’ambulanza di allertare le forze dell’ordine. Gli agenti arrivarono in pochi minuti, ma furono attimi molto complicati".

Minacciata con una pistola e derubata anche la dottoressa Raffaella De Franchis: "Facevo studio a Giugliano, una sera entrarono due uomini che, pistola in pugno, mi rapinarono. Forse credevano che il mio fosse un ambulatorio privato, pensavano di poter incassare un bel bottino. Ricordo ancora il terrore di quei momenti, mi puntarono la pistola alla tempia e mi dissero di consegnare ciò che avevo".

"La mia prima aggressione l’ho vissuta quando avevo 39 anni. Ero al pronto soccorso, all’improvviso mi trovai coinvolta in una rissa scoppiata tra i familiari di un paziente deceduto e la polizia. Un collega più anziano mi si parò davanti per proteggermi. Nonostante questo, qualcuno mi scagliò contro un monitor di computer" ha raccontato invece la dottoressa Maria Carmela Corbisiero, che nel corso della sua carriera ha subito anche un'altra aggressione.

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