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Tradito dal neo sulla guancia il killer della ‘ndrangheta. Si indaga su contatti con la camorra

L’evaso Massimiliano Sestito rintracciato nel Napoletano, tradito dal neo sul volto; verifiche sui suoi appoggi, anche al di fuori della ‘ndrangheta.
A cura di Nico Falco
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Massimiliano Sestito
Massimiliano Sestito

Pettinatura diversa, barba rasata di fresco, occhiali da vista. Tanto diverso dalle foto da non sembrare nemmeno lui. A tradirlo, però, è stato il grosso neo sotto l'occhio, che aveva cercato di coprire con un cerotto color carne, quasi invisibile al buio. Quando il capitano della Catturandi dei carabinieri di Rho gli ha chiesto cosa gli fosse successo alla faccia, Massimiliano Sestito, il killer della ‘ndrangheta evaso da Pero, nel Milanese, e arrestato a Sant'Anastasia, nel Napoletano, ha capito che ormai non c'era più nulla da fare: ha tentato una fuga istintiva, ma è riuscito a fare solo una manciata di metri prima di essere acciuffato.

La fuga da Milano a Sant'Anastasia

Sestito era agli arresti domiciliari; già condannato a 30 anni per l'omicidio del carabiniere Renato Lio (20 agosto 1991 a Soverato), era in attesa della sentenza della Cassazione per l'omicidio del boss Vincenzio Femia, ucciso 10 anni fa a Roma e per il quale era stato già condannato all'ergastolo in Appello; la decisione della Suprema Corte, che sarebbe dovuta arrivare nei giorni scorsi, è slittata a fine febbraio.

Dall'abitazione di Pero Sestito si è allontanato alle 22.30 del 30 gennaio: è quello l'orario in cui scatta l'allarme del braccialetto elettronico. Quello che è successo da quel momento fino alle 18.15 di sabato, quando è stato bloccato nel Napoletano, è al centro delle indagini. Sei giorni da ricostruire per capire se il 51enne si sia spostato in treno, se abbia avuto un aiuto a Milano o se abbia trovato un appoggio soltanto a Napoli e dove lo avrebbe portato il taxi che stava aspettando se sulla sua strada non fossero prima piombati i carabinieri milanesi, supportati da quelli della Tenenza di Cercola.

Per localizzare Sestito gli investigatori della Catturandi sono partiti dal cellulare, uno dei due poi ritrovati nelle sue tasche. Al momento della sua fuga sono partiti gli accertamenti sulle utenze utilizzate dalle persone da lui frequentate e da quelle verifiche è emersa la prima traccia; una volta individuato il terminale, i militari hanno tracciato il percorso seguendo le celle telefoniche, fino alla stazione della Circumvesuviana a pochi passi dal Santuario di Madonna dell'Arco. È stato portato nel carcere di Secondigliano, in esecuzione di un provvedimento spiccato dalla Procura Generale di Roma.

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In carcere con mafiosi e camorristi: indagini sui contatti

Che Sestito abbia avuto dei complici, dei contatti che lo abbiano aiutato, appare scontato. La grossa incognita è quella sui nomi, sui gruppi. Di certo l'uomo, durante la sua lunga detenzione, ha avuto l'opportunità di conoscere criminali, anche di alta caratura, appartenenti a diverse organizzazioni. Nel periodo in cui è stato rinchiuso a Terni (da dove era stato scarcerato il 12 gennaio scorso) in quel carcere c'erano anche affiliati ai Casamonica e gli Spada.

E non solo: tra i 500 detenuti, 29 dei quali al 41bis (dati di pochi mesi fa) ci sono esponenti delle mafie nigeriane e albanesi. E a Terni sono stati Bernardo Provenzano e Raffaele Cutolo, e, più di recente, Pasquale Sibillo, il giovanissimo capoclan che aveva guidato la "paranza dei bimbi" insieme al fratello Emanuele, ES17, quest'ultimo ucciso a 20 anni in un agguato nel 2015. Con diversi detenuti Sestito potrebbe avere stretto rapporti personali, anche al di fuori della galassia ‘ndranghetista, che potrebbero essersi rivelati utili nella fuga ma, soprattutto, nella latitanza.

In tasca santini, cellulari e un telecomando

Al momento dell'arresto il 51enne aveva in tasca una busta a lui intestata, con indirizzo destinatario carcere di Terni, oltre mille euro in banconote da 50 euro. Si spostava usando i documenti del fratello, a cui somiglia molto. In tasca i carabinieri gli hanno trovato anche due santini, un adattatore, e una scheda sd e una chiavetta usb sul cui contenuto sono in corso accertamenti. L'uomo aveva anche due telefoni cellulari e un telecomando duplicato, si dovrà capire quale cancello apre.

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