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Siccità in Lombardia, le aziende agricole contro la Regione: “Rilasciare subito le acque dei bacini alpini”

Battaglia legale di 34 aziende agricole tra Lodi e Crema per la mancanza dell’acqua necessaria ad irrigare i campi. Secondo loro, sarebbe causata dal ritardato rilascio d’acqua dai bacini alpini sopra il lago di Como.
A cura di Francesca Del Boca
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Il Lago Maggiore alle prese con la siccità (foto da Facebook)
Il Lago Maggiore alle prese con la siccità (foto da Facebook)

È iniziata la guerra. L'acqua scarseggia in Pianura Padana e 34 aziende agricole, tra il Lodigiano e il Cremasco, si sono unite per battagliare in tribunale a Lodi. Il motivo: la scarsità d'acqua delle rogge (quattro, in questo caso) che servono per l'irrigazione dei campi, che secondo loro sarebbe causata dal "ritardato rilascio d'acqua dai bacini alpini sopra il lago di Como". All'esposto è stato allegato il parere di un agronomo esperto, che denuncia "danni ingenti sia per l'agricoltura sia per la diversità".
Obiettivo di questa azione legale è quello di "accertare eventuali responsabilità nella gestione delle risorse idriche da parte delle autorità competenti".

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La Regione

È da tempo che da più parti giunge questo grido. "Mentre la valle è in sofferenza, nei bacini idroelettrici alpini sopra Como sono stoccati centinaia di milioni di metri cubi d'acqua. Se rilasciati immediatamente, potrebbero dissetare la Pianura e mitigare la crisi idrica", aveva avvisato il presidente del Wwf lombardo (ed ex responsabile del Consorzio di Depurazione Sud Seveso Comasco e del Consorzio dell’Adda) Gianni Del Pero. "Invece giacciono lì, inutilizzati. Questo accade perché dall'alto non c'è un coordinamento. La Regione adesso chiede lo stato di calamità, ma finora non ha mai voluto esercitare il suo ruolo di controllo".

Cosa fare, dunque? "Non c'è più tempo. La Regione assolutamente intervenire e richiedere di far scendere acqua da monte a valle: quelle acque non sono di proprietà dei singoli enti, ma lo Stato, attraverso la Regione, ne ha concesso l'uso e ne deve governare l'utilizzo in maniera condivisa. Serve acqua, ora. Serve a tutti".

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