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È morto Elvio, il papà di Manuela Bailo uccisa dall’amante e ritrovata dopo tre settimane

Prima della sentenza, Elvio aveva detto: “Spero che paghi con il massimo della pena”. Ma Fabrizio Pasini, l’assassino di sua figlia Manuela, venne condannato a 16 anni di reclusione, non a 30 come aveva chiesto il pm.
A cura di Enrico Spaccini
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Sono passati poco più di quattro anni dal ritrovamento del corpo senza vita di Manuela Bailo. Aveva 35 anni quando venne uccisa dal collega di lavoro e amante Fabrizio Pasini, che tentò anche di nascondere il cadavere nelle campagne cremonesi. Un delitto che ha segnato gli ultimi anni di vita di Elvio Bailo, padre di Manuela, che ha sempre manifestato il proprio dolore con compostezza ed equilibrio. Elvio si è spento ieri, 22 novembre, a 68 anni, ma la sua storia sarà ricordata a lungo.

La condanna a 16 anni

Infatti, non si è trattato solo di femminicidio. Da quando Manuela venne sgozzata al ritrovamento del corpo passarono poco più di tre settimane. Un arco di tempo nel quale la famiglia, Elvio ma anche la moglie Patrizia e gli altri figli, avevano lanciato diversi appelli nella speranza di poterla trovare ancora viva.

Speranze spente quando Pasini confessò l'omicidio e condusse gli inquirenti nel luogo dove aveva nascosto Manuela. Non solo femminicidio, appunto, ma anche un senso di ingiustizia. Il pm Francesco Carlo Milanesi aveva chiesto per Pasini 30 anni di carcere, ma alla fine venne condannato a 16 anni per omicidio volontario e occultamento di cadavere.

"Volermi mettere sotto terra"

L'accusa, infatti, contestava oltra al delitto anche l'aggravante della premeditazione, esclusa dal giudice. Il pm aveva sottolineato come nel cellulare dell'uomo erano stati trovati messaggi minacciosi, in uno diceva di star pensando a cose non belle per risolvere la tensione tra loro, in un altro Manuela faceva riferimento a una frase che probabilmente aveva sentito di persona: "Volermi mettere sotto terra".

Troppo poco per il giudice. Quando lesse la sentenza, le sorelle di Manuela non riuscirono a contenere la rabbia mentre il 49enne veniva portato fuori velocemente dall'aula. Papà Elvio e mamma Patrizia decisero di non parlare, ma di uscire solo da quell'aula.

Quella sera di luglio

Pasini era sposato e padre di due figli, ma aveva una relazione con Manuela da circa tre anni. Lei viveva a Nave, in provincia di Brescia. Quella sera di luglio ebbe una discussione, l'ennesima, con il 49enne finita con un taglio alla gola. Pasini poi prese il corpo, lo trascinò fuori e lo caricò in auto. Abbandono il cadavere di Manuela in una vasca di accumulo di liquami in una cascina di Azzanello, nel Cremonese.

Disperata la famiglia aveva iniziato a lanciare appelli. Nel frattempo, il 49enne era partito insieme a moglie e figli per una vacanza in Sardegna. Pensava di averla fatta franca, ma era già pedinato dai carabinieri che avevano su di lui diversi sospetti. Al suo ritorno venne arrestato e accompagnò gli inquirenti sul luogo dove aveva sepolto il cadavere.

Era il 20 agosto del 2018 quando Pasini confessò. Ha sempre negato di averla uccisa con un'arma da taglio, che non è mai stata ritrovata, ma ha detto che è caduta sbattendo la testa dopo l'ennesimo litigio, smentito dall'autopsia. "Spero che paghi con il massimo della pena", aveva detto il padre Elvio.

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