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Omicidio Manuela Bailo, i giudici: “Morta a causa del taglio della gola”

Sono state depositate le motivazioni della sentenza di condanna per omicidio volontario nei confronti di Fabrizio Pasini accusato di aver ucciso Manuela Bailò nell’estate 2018. Secondo i giudici di Brescia, Manuela era ancora viva prima che le fossero inferti uno o due tagli alla gola che le sono stati fatali. Pasini è stato condannato a sedici anni di carcere.
A cura di Ilaria Quattrone
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Manuela Bailo era ancora in vita quando le sono stati inferti uno o due tagli alla gola che le sono stati fatali: a scriverlo sono i giudici della Corte d'Assise d'appello di Brescia nelle motivazioni della sentenza di condanna a sedici anni per omicidio volontario nei confronti di Fabrizio Pasini. L'ex sindacalista della Uil nell'estate 2018 ha ucciso la donna, nonché sua amante e collega, ne ha occultato il cadavere ed è andato in vacanza due settimane in Sardegna con moglie e figli.

I giudici: "Pasini è un abile manipolatore"

Come riportato dal quotidiano "Il giornale di Brescia", i giudici sostengono: "Manuela Bailò non morì per effetto del traumatismo patito al capo, ma le furono inferti uno o due tagli alla gola quando la giovane era ancora in vita". Le motivazioni dei giudici sconfessano quindi quanto sostenuto da Pasini. L'uomo infatti ha sempre sostenuto di aver spinto, dopo un litigio, la donna dalle scale. E proprio sulla base di queste parole, l'ex sindacalista è stato ritenuto "un abile manipolatore e consumato mentitore. Non può essere dimenticata – continuano i giudici – l'abile operazione di depistaggio lucidamente messa in atto nei giorni immediatamente successivi dall'imputato per ritardare il più possibile la presa d'atto, da parte di familiari e conoscenti, della scomparsa della vittima". Il corpo di Manuela infatti fu trovato nelle campagne di Azzanello, in provincia di Cremona e l'uomo confessò l'efferato gesto solo di ritorno dalle vacanze in Sardegna.

Non riconosciuta l'aggravante della premeditazione

Anche in appello però non è stata riconosciuta l'aggravante della premeditazione. Secondo i giudici, Pasini avrebbe scelto deliberatamente di uccidere l'amante perché: "Alle richieste della donna di passare la notte con lui, giunto a una vera e propria resa dei conti con le sue menzogne, ha scelto di ucciderla invece di confessarle l'impossibilità da parte sua di iniziare una relazione verso la quale egli stesso l'aveva sempre illusa".

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