76 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Chiara Ferragni e Fedez, le news sui Ferragnez

Caso Ferragni-Balocco, la Procura di Cuneo chiede gli atti delle indagini a Milano

La Procura di Cuneo ha chiesto gli atti a Milano e continuerà a indagare in parallelo ai colleghi meneghini sul caso pandoro Balocco-Ferragni.
A cura di Giorgia Venturini
76 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Ora è arrivata l'ufficialità: la Procura di Cuneo ha chiesto gli atti a Milano e continuerà a indagare in parallelo ai colleghi meneghini sul caso pandoro Balocco-Ferragni, per cui le due imprenditrici sono indagate per truffa aggravata. Gli inquirenti piemontesi stanno cercando di capire se l'ingiusto profitto sia stato ricavato da Balocco.

Il nuovo fascicolo è stato aperto perché l'ipotesi è truffa e per questo reato la competenza giuridica è data dal luogo in cui si acquisisce il profitto illecito. Da qui l'ipotesi che l'ingiusto profitto sia stato ricavato dalla Balocco. La Procura di Cuneo si è così attivata per richiedere in via ufficiale di trasmissione degli atti, formulata alla Procura di Milano, che indaga sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Eugenio Fusco.

I due procuratori, Fusco e il collega cunese Onelio Dodero, stanno procedendo in stretta collaborazione tra di loro. Sarà però solo una Procura a chiedere un possibile rinvio a giudizio: cosa accadrà però è ancora tutto da capire anche perché, se le due Procure si riterranno entrambe competenti sulla vicenda, a prendere una decisione su chi potrà procedere – perché per legge dovrà essere una sola – sarà il procuratore generale della Cassazione. Ma è ancora presto per decidere: questa settimana la Procura di Milano sta iniziando ad ascoltare i teste, ovvero persone informate dei fatti. Nessuno dei due inquirenti al momento ha intenzione di convocare per un interrogatorio Chiara Ferragni e Alessandra Balocco.

Al centro delle indagini ora c'è da capire chi ha responsabilità per truffa: Cuneo sosterrebbe che l'eventuale ingiusto profitto, requisito previsto per la qualificazione del reato di truffa, sia stato realizzato a Fossano, dove ha sede l'azienda dolciaria. Se così fosse la questione del cachet versato dall'azienda all'influencer, ovvero un milione e 100mila euro, potrebbe non c'entrare nulla con il reato. Cosa di cui però non sarebbero convinti i magistrati milanesi che continuano a indagare.

76 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views