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Autolesionismo, suicidi e scarsa igiene: così si vive nei Cpr, la “soluzione” di Meloni al problema dei migranti

Rimpatri in attesa di ricorsi, anche per banali errori burocratici, condizioni di vita disumane, pestaggi, vermi nel cibo e mancanza di assistenza sanitaria anche di fronte a gravi malattie: questa è la vita dei migranti nel Cpr di via Corelli a Milano. Ma il Governo ha deciso di aprirne di nuovi.
A cura di Ilaria Quattrone
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La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato di voler affrontare l'incremento dei flussi migratori in Italia, e in particolare a Lampedusa, con un nuovo pacchetto di misure dedicate alla sicurezza. Tra queste, ci sarà l'aumento dei centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr).

Strutture nelle quali, come denunciato più volte da Fanpage.it, i trattenuti non ricevono alcun tipo di assistenza e dove vengono violati quotidianamente i diritti umani. Aprirne di nuovi non bloccherà alcun flusso migratorio, ma amplierà solo la platea di persone costrette a vivere in centri in cui non sussistono condizioni di vita umane.

Rimpatriato per un errore burocratico

Come raccontato a Fanpage.it, martedì scorso tra i trattenuti del Cpr di via Corelli a Milano, c'era un ragazzo albanese arrivato in Italia dove da tempo vivono la famiglia e la fidanzata. Il giovane è approdato nel Paese perché intenzionato a sposarsi. È finito nel Centro per un errore: non aveva la dichiarazione di presenza in Italia.

La sua avvocata, Simona Stefanelli, ha presentato il documento all'ufficio immigrazione, ma non è purtroppo servito a nulla. Il giovane, dopo appena due giorni, è stato espulso e costretto a tornare in Albania dove non ha neppure una casa dove vivere.

Malato di cuore trattenuto nel Cpr

Peggiore è la situazione di coloro che vivono in condizioni di salute precarie. Un uomo, originario della Tunisia e trattenuto in via Corelli dai primi di agosto, ha un problema ai linfonodi. Avverte dolori durante la respirazione, pressione instabile, tachicardia, ipertensione arteriosa e disturbi cardiovascolari: la sua condizione (è infatti un richiedente asilo per problemi di salute) lo costringe ad andare spesso all'ospedale dove, solo dopo diverse visite, gli sono stati prescritti alcuni farmaci beta bloccanti.

Considerato il suo quadro clinico, dovrebbe essere trasferito in una struttura medica. Nonostante questo e la richiesta inviata al Garante, continua a vivere nel Cpr: "Esiste però una norma che consente anche a coloro per i quali è stato emesso un decreto di espulsione di essere curato nei centri specializzati", spiega l'avvocata Stefanelli.

La legale ha racontato a Fanpage.it come il caso di quest'uomo non sia l'unico. Molti trattenuti purtroppo hanno problemi di tossicodipendenza, ma non vengono presi in cura da nessun ente nonostante la legge lo preveda: "Ho visto anche ragazzi che, una volta nel Cpr, sono diventati totalmente apatici o hanno smesso di mangiare perdendo così diversi chili in pochi giorni. Molti praticano autolesionismo appena dieci giorni dopo dal loro ingresso. Spesso chiedono aiuto, ma non c'è nessuno che li ascolta".

Cibo con vermi e sovradosaggi di farmaci

Alcuni trattenuti, diversi mesi fa, hanno denunciato che il cibo distribuito all'interno del centro è scadente: sono state, infatti, diffuse le immagini di alimenti con vermi.

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In passato diversi avvocati hanno denunciato le difficoltà avute nel fornire un'adeguata assistenza legale ai trattenuti: colloqui lampo che non consentono di conoscere a fondo le situazioni dei propri clienti o ancora persone accompagnate alle frontiere per essere espulsi dal territorio prima che un giudice potesse esprimersi sul loro ricorso. Ancora: impossibilità a poter accedere alle cartelle cliniche.

Il ragazzo picchiato dagli agenti

La rete di realtà Mai più Lager – No ai Cpr ha spesso mostrato le immagini di ragazzi, ai quali probabilmente erano state somministrate massicce dosi di farmaci, svenuti o che barcollano. L'ultimo video è stato pubblicato nemmeno una settimana fa.

Nel video si vede un ragazzo che non riesce a reggersi in piedi e che, secondo gli altri trattenuti, è stato lasciato svenuto per giorni su un materasso. Lo stesso poi è stato aggredito da alcuni agenti perché, stando a quanto raccontato dalla rete di realtà, "colpevole di troppe corde": si tratta di diversi tentativi di suicidio con lenzuola utilizzate come cappio.

E, infatti, gli atti di autolesionismo e i tentativi di suicidio negli ultimi anni sono stati diversi. A questi gesti, si sommano poi le proteste: materassi bruciati, scioperi della fame e ancora uomini che decidono di cucirsi le labbra con un filo o che ingoiano batterie.

Situazioni estreme che dimostrano come "trattenere e rimpatriare i migranti" non possa essere una soluzione per ridurre i flussi migratori.

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