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Migranti, missione Sophia prorogata di sei mesi, ma senza navi: non ci saranno salvataggi

La missione Sophia andrà avanti per altri sei mesi (si sarebbe dovuta fermare il 31 marzo). Ma non ci saranno più navi, e dunque non verranno più effettuati salvataggi. Contraria la Commissione europea: “Senza navi non è possibile fare seriamente contrasto ai traffici di esseri umani e ai traffici di armi e petrolio che ci ha incaricato di fare l’Onu”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Sulla missione EunavforMed Sophia è stata raggiunta l'intesa tra gli ambasciatori dei 28 Paesi Ue, ed è stata approvata in mattinata dal Cops, il Comitato politico e di sicurezza. L'accordo prevede che la missione andrà avanti ma senza più l'apporto delle navi. L'Italia ha il comando dell'operazione, con l'ammiraglio Enrico Credendino, e ospita la sede del comando della missione a Roma. Ma da mesi il governo ne chiede una revisione delle regole operative.

A fine gennaio il ministro degli Interni Matteo Salvini aveva chiesto il cambio delle regole della missione. Il vicepremier leghista aveva detto: "La missione navale Sophia ha come ragione di vita che tutti gli immigrati soccorsi vengano fatti sbarcare solo in Italia. Accordo geniale sottoscritto dal Governo Renzi, non so in cambio di cosa. O cambiano le regole o finisce la missione".

Il compromesso raggiunto consente all'operazione, lanciata dal Consiglio Ue nel 2015, di andare avanti altri sei mesi, dopo una prima proroga che era stata decisa alla fine dell'anno scorso fino al 31 marzo. Ma proseguirà appunto senza l'apporto di mezzi navali alla missione. E questo naturalmente impedirebbe il salvataggio dei migranti e di conseguenza lo sbarco nei porti italiani. Il salvataggio in mare non è lo scopo dell'operazione, che ha come obiettivo il contrasto al traffico illecito di esseri umani, ma dal 2015, anno di avvio della missione, le imbarcazioni di Sophia hanno salvato un numero molto elevato di persone. La sospensione dell'attività di pattugliamento del Mediterraneo centrale condotta finora con unità navali sarebbe la conseguenza dell'impossibilità di trovare un accordo tra i 28 sullo sbarco anche in porti diversi da quelli italiani delle persone salvate in mare, come richiesto da Roma. Saranno invece rafforzate le altre attività della missione Sophia, cioè quelle di pattugliamento aereo e di addestramento-supporto alla Guardia costiera libica. In caso di avvistamenti di naufraghi o barconi in mare, gli aerei di pattuglia sul Mediterraneo avviseranno il comando centrale dell'operazione che a sua volta contatterà le autorità del Paese competente.

La Commissione europea è contraria al compromesso raggiunto. Secondo fonti dell'alto commissariato Ue, l'intesa "snatura Sophia e rende impossibile compiere il mandato. Senza navi, non è possibile fare seriamente contrasto ai traffici di esseri umani e ai traffici di armi e petrolio che ci ha incaricato di fare l'Onu". "Sophia è una missione navale ed è chiaro che senza navi in mare la missione non potrà adempiere pienamente al suo mandato. Ma gli Stati membri hanno deciso così", ha detto Maja Kocijancic, portavoce della Commissione europea.

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