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Migranti, la procura di Agrigento indaga su direttiva anti-Ong del Viminale

La procura di Agrigento ha aperto un fascicolo riguardante una direttiva emanata contro la Ong Sea Eye dal Viminale. Il caso è quello della nave Alan Kurdi, che ad aprile ha soccorso alcuni migranti in mare: il ministero dell’Interno aveva indicato il transito di quella imbarcazione nell’area italiana come “non inoffensivo”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Le direttive del Viminale sul salvataggio dei migranti in mare finiscono di nuovo sotto l’occhio della magistratura. Il nuovo caso, riportato dall’Avvenire, è quello della Alan Kurdi, che il 3 aprile ha soccorso in mare 64 persone, ma che il ministero dell’Interno aveva indicato come nave “non inoffensiva”. I magistrati di Agrigento, con il procuratore Luigi Patronaggio, hanno acquisito gli atti sul divieto alla Ong Sea Eye. Il nuovo fronte giudiziario si è aperto il 4 aprile: l’eventuale transito in area “di competenza italiana” dell’Alan Kurdi è stato considerato, secondo una direttiva del Viminale, “necessariamente quale passaggio non inoffensivo”.

Sia questa direttiva che gli atti sulla Sea Eye fanno parte del fascicolo d’inchiesta di Agrigento. La nave, dopo aver soccorso i migranti in mare, aveva ricevuto inizialmente il permesso di far sbarcare le persone soccorse in Italia. Prima di un dietrofront con il quale si è deciso di far scendere solamente le donne con i figli, lasciando a bordo i padri. Le famiglie non hanno accettato di separarsi. Secondo quanto riporta ancora l’Avvenire, dopo una richiesta di accesso a quegli atti, il Viminale ha risposto che “gli atti risultano essere oggetto di indagine da parte della procura della Repubblica presso il tribunale di Agrigento”.

La Sea Watch 3 al limite delle acque territoriali

Intanto la nave Sea Watch 3, con a bordo 65 migranti, tra cui anche due neonati e un disabile, si trova al limite delle acque territoriali. L’imbarcazione, diretta verso Lampedusa, è stata diffidata dalla Guardia di finanza e dalla Capitaneria di porto: gli è stato comunicato di non entrare nelle acque territoriali. Quindi l’imbarcazione per il momento fa zig zag vicino al limite per non entrare, aspettando ulteriori notizie. Sul caso interviene anche stamattina il ministro dell’Interno, Matteo Salvini: “Erano prima in acque libiche e poi in acque maltesi, ma mettendo a rischio la vita degli immigrati a bordo vogliono a tutti i costi arrivare in Italia. Questi non sono soccorritori ma scafisti, e come tali verranno trattati. Per i trafficanti di esseri umani i porti italiani sono e rimangono chiusi”. E il vicepresidente del Consiglio aggiunge ancora, su Twitter: “Se qualche procuratore vuole indagarmi o processarmi anche per questo, faccia pure! Per difendere l’Italia e gli Italiani, non ho paura di niente e di nessuno”.

Viminale: "Andate in Tunisia"

Secondo alcune fonti del Viminale "la nave sta rispettando la diffida della guardia di finanza e ha ricevuto indicazioni di fare rotta verso la Tunisia". Il leader del Carroccio: "Non c'è premier o ministro Cinque Stelle che tenga: in Italia i trafficanti di esseri umani non arrivano". Salvini ha poi descritto i membri delle Ong come dei delinquenti e dei trafficanti, sostenendo ancora una volta che in Italia non troveranno nessun porto e che la sentenza della Corte Ue, che impedisce i respingimenti, non ha alcuna incisione sulla normativa italiana.

Dalla nave intanto emerge preoccupazione, come comunicato anche con un tweet, per le condizioni di salute di alcune persone a bordo. "La situazione medica a bordo – si legge nel tweet – genera forte preoccupazione. Molti soffrono il mal di mare e sono a rischio disidratazione. La donna ustionata ha bisogno di trattamenti. I bambini sono traumatizzati dalla permanenza nelle prigioni libiche e rischiano ulteriori danni psicologici".

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