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M5s, Luigi Di Maio sotto assedio. Gianluigi Paragone: “Non può ricoprire 3-4 incarichi”

Capo politico, vicepresidente del Consiglio, ministro del Lavoro e ministro dello Sviluppo economico: Luigi Di Maio viene messo sotto accusa, all’interno del M5s, per i suoi tanti incarichi ricoperti contemporaneamente. Così arriva la richiesta di lasciare almeno uno di questi incarichi da parte di Paragone, Ruocco, Fattori e Lombardi.
A cura di Stefano Rizzuti
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Nessuno gli ha chiesto di dimettersi, diceva solo ieri il diretto interessato. Ma la posizione di Luigi Di Maio, capo politico del Movimento 5 Stelle, sembra in bilico come non mai dopo le sconfitte alle elezioni europee e alle elezioni comunali. E la richiesta di dimissioni, almeno da uno degli incarichi ricoperti, è arrivata. Da più parti e non solo dalle ormai note ‘dissidenti’ del Movimento. A stupire più di tutte è la voce di Gianluigi Paragone, senatore pentastellato che ritiene sia arrivato il momento, per Di Maio, di rinunciare a uno dei suoi incarichi: capo politico, vicepresidente del Consiglio, ministro del Lavoro, ministro dello Sviluppo economico. “La generosità di Luigi Di Maio di mettere insieme 3-4 incarichi, per me, in qualche modo, deve essere rivista”, dice Paragone alle telecamere del Fattoquotidiano.it. “È fuor di dubbio che c’è bisogno di una discontinuità. M5s per ripartire ha bisogno di una leadership politica non dico h24 ma non siamo lontani”. Per la discontinuità, quindi, non basta la “decisione di Primo Di Nicola di dimettersi da vicepresidente del gruppo” pentastellato al Senato.

Domani è prevista l’assemblea dei parlamentari del M5s. E si preannuncia una riunione meno semplice del solito, con il rischio per Di Maio di finire sotto processo. D’altronde oggi la richiesta di dimissioni è arrivata da più fronti. Ha iniziato con un’intervista al Messaggero Carla Ruocco: “Le lezioni servono per riflettere sugli errori commessi. Evidentemente Roma non è stata di insegnamento. Luigi rifletta se deve dimettersi per un nuovo slancio del Movimento 5 Stelle che non implica rimanere al governo a tutti i costi. Sarebbe giusta una riflessione e mi dispiace ma non ho ancora avuto segnali”. Posizione che sembra essere condivisa anche da Roberta Lombardi, ex deputata e ora consigliere regionale del Lazio: “Quando c'è una sconfitta gli errori si distribuiscono, le responsabilità si assumono, i cambiamenti si mettono in conto. La responsabilità in capo ad un solo uomo è deleteria per il MoVimento, ed è un concetto da Prima Repubblica. Usato e abusato da Renzi & Co”.

Ancora più duri i toni della senatrice Elena Fattori, intervistata dal Corriere della Sera: “Il voto è stato un grande disastro di cui si deve assumere tutta la responsabilità Luigi Di Maio, visto che si è blindato con un regolamento che gli dà tutti i poteri. Io in assemblea chiederò le sue dimissioni dai due ministeri. Non può fare tutto e male”. Pensare a una revoca dell’incarico da capo politico di Luigi Di Maio non è così semplice. Le possibilità sono due: o un passo indietro deciso dallo stesso vicepresidente del Consiglio o una decisione del garante, Beppe Grillo. Sono queste le due strade percorribili secondo lo statuto, nel caso in cui l’ipotesi di dimissioni diventi reale.

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