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Lorys scusaci: uno show di lacrime ed emozioni, trucco e parrucco compresi

Dalle interviste esclusive alle lacrime in tv, dall’assedio a Santa Croce Camerina alla diffusione incontrollata di notizie sulla vita privata degli Stival. Tutto a favore di telecamera.
A cura di Fabio Giuffrida
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Veronica Panarello è stata dipinta come una madre assassina, un mostro sbattuto in prima pagina. Condannata ancor prima che cominciasse il processo, insultata al suo ingresso nel carcere di Catania. L'accusa è pesantissima: omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere. Peccato che su di lei pendano soltanto "gravi indizi di colpevolezza": nessuna "prova regina", nessun arma del delitto, nessun movente, nessuna testimonianza chiave. I filmati dicono, stando alla versione della Procura, che la donna avrebbe fatto un altro percorso, che non avrebbe accompagnato il figlio a scuola. Quella famosa sagoma, poi, che pare faccia rientro a casa Stival, sembrerebbe essere compatibile con quella del piccolo Lorys. Sembrerebbe. Compatibile. Troppi forse, troppe "compatibilità". La Panarello mente? Allora è colpevole, sentenziano in molti. Mentire, invece, non è sinonimo di uccidere. Aver avuto una vita difficile e aver tentato il suicidio non significa essere capaci di uccidere il proprio figlio con quella violenza e brutalità. Lorys probabilmente, negli ultimi istanti di vita, non si è nemmeno difeso dal suo aguzzino: lo conosceva bene, non aveva motivo di temerlo. Un'anima innocente e indifesa di cui in questi mesi sono stati diffusi persino video che lo ritraggono in momenti di spensieratezza, durante un compleanno: un'intrusione incomprensibile negli affetti del piccolo Lorys che, se potesse parlare, probabilmente chiederebbe a tutti di smetterla di portare avanti questo circo mediatico.

C'è chi ha concesso persino interviste esclusive, non consentendo a tutti gli altri di fare il proprio lavoro. Ma in un momento così delicato, come si può pensare ad un'esclusiva? Come si può pensare a quale tv preferire? La cronaca, dunque, che diventa spettacolo dove le storie vengono spezzettate, giorno dopo giorno, come fosse una soap opera a puntate: i protagonisti sono i parenti che accettano anche le trasferte e i pernottamenti, dando in pasto a milioni di persone fatti strettamente privati. Dichiarazioni "choc" che, invece, avrebbero dovuto rendere soltanto agli inquirenti senza alimentare la spettacolarizzazione del dolore. In un paese piccolo, come quello di Santa Croce Camerina, poi, gli abitanti si sono visti catapultare in un caso che ha avuto un'attenzione mediatica imprevedibile e che ha trasformato gente comune in "vip". Qualcuno ha anche detto che si trattava di un paese omertoso: cosa avrebbero dovuto dire gli abitanti di Santa Croce? Alimentare forse il chiacchiericcio di paese? Un'Italia che, di fatto, risulta essere spaccata in due: da una parte gli innocentisti, dall'altra i colpevolisti. Perché il popolo ha sete di verità e giustizia, ed è giusto che sia così.

Chiediamo scusa a Lorys per quella terribile scenetta del cacciatore che passa "casualmente" davanti alle telecamere di un noto programma televisivo. Si è oltrepassato ogni limite alla ricerca anche dei dettagli più intimi, totalmente irrilevanti ai fini dell'indagine. E' stato diffuso il  nome del fratellino più piccolo ma anche la via in cui abitano gli Stival. Chiediamo scusa a Lorys per tutti i pettegolezzi riguardanti la sua vita privata e quella della madre: Veronica Panarello aveva una relazione extraconiugale? Lorys era un bimbo troppo diffidente, che non voleva andare a scuola e che si era iscritto in palestra per socializzare di più? C'è, inoltre, chi ha messo in dubbio il comportamento di Davide Stival: perché non è stato accanto alla moglie? Perché continua a non crederle? Perché non ha consentito l'ingresso in chiesa dell'omaggio floreale della Panarello a suo figlio? Nessuno, però, calandosi nei suoi panni, si è chiesto come dovrebbe stare un padre che ha perso un figlio, che ha la moglie in carcere e che ha visto distruggere, in poche ore, la sua famiglia. E ancora: come dovrebbe stare un padre che ogni giorno assiste ad una diffusione incontrollata di notizie sulla vita privata della sua famiglia? Finisce, purtroppo, per subire e soffrire in silenzio. Violenza su violenza. In poche parole, lacrime ed emozioni a favore di telecamera, trucco e parrucco compresi. Forse Lorys non ci perdonerà nemmeno la mancata presenza di sua madre al funerale: e se la Panarello fosse innocente, chi la ripagherà del fatto che non abbia potuto dare l'ultimo saluto a suo figlio?

Chiediamo scusa a Lorys se l'eccessiva attenzione mediatica potrebbe compromettere le indagini: il pericolo è che la presenza delle telecamere possa accelerare l'ordinario svolgimento dell'attività investigativa. Non bisogna trovare "un" colpevole, ma "il" colpevole dell'omicidio del piccolo Lorys. Non un "capro espiatorio" ma colui che ha ucciso il bimbo e che poi lo ha gettato in un canalone nei pressi del Mulino Vecchio. E siamo certi che presto gli inquirenti faranno chiarezza su questa terribile vicenda.

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