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Libia, il 17 febbraio sarà la “giornata della collera”. Preoccupato Gheddafi

Dopo Tunisia ed Egitto le proteste potrebbero interessare la Libia. Infatti, alcuni gruppi libici di opposizione hanno proclamato tramite Internet il 17 febbraio come “Giornata della collera” nel paese. Preoccupato il colonnello Muammar Gheddafi.
A cura di Cristian Basile
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Il nuovo vento di libertà e riscossa che sta soffiando sul mondo arabo ha raggiunto anche la Libia, paese che finora era rimasto immune dalle ondate di proteste che hanno travolto la Tunisia e che stanno minacciando il regime di Mubarak in Egitto. "Le rivolte di Tunisia ed Egitto possono propagarsi alla Libia. Mi auguro che Gheddafi compia passi che permettano il passaggio alla democrazia" ha commentato il nipote dell'ultimo re deposto da Gheddafi nel 1969, Idris Al Senussi, in un'intervista al settimanale Oggi.

"L’effetto domino può continuare. Gheddafi è al potere da 42 anni. È il governante autoritario più longevo del mondo. Quando il tempo al governo è molto lungo, si tende a perdere il contatto con la realtà e ad avere paura del cambiamento. La Libia ha molto petrolio e pochi abitanti, come l’Arabia Saudita e gli Emirati: quattro milioni contro gli 80 dell’Egitto. Eppure, invece di avere una ricchezza diffusa e prosperare, è ancora arretrata. Gheddafi ha preferito beneficiare più i suoi seguaci e parenti".

A conferma di quanto affermato da Al Senussi arriva la notizia che il 17 febbraio ci sarà la  "Giornata della collera" organizzata  dall'opposizione libica tramite internet e con la partecipazione degli studenti, manifestazione che sta preoccupando il colonnello Muhammar Gheddafi e che ha già creato scompiglio nel governo di Tripoli. Infatti, per correre ai ripari, da tre giorni Gheddafi sta convocando giornalisti e attivisti politici per fare il punto della situazione.

In particolare, nel corso di un incontro con alcuni giornalisti locali, secondo quanto riferisce il sito del giornale Libya al-Youm, Gheddafi "ha espresso preoccupazioni per la protesta, paventando i rischi connessi a una situazione di caos che potrebbe scatenarsi nel Paese" ed ha condannato le proteste che hanno interessato prima la Tunisia e poi l'Egitto: "È sbagliato prendersela con Mubarak, che è un uomo povero, non ha neanche i soldi per i suoi vestiti e più volte lo abbiamo aiutato. Quanto sta accadendo in Egitto è tutta opera dei servizi segreti israeliani".

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