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Libia, Haftar bombarda l’aeroporto di Mitiga: a Tripoli 2800 sfollati

L’aeroporto di Mitiga è stato bombardato dalle truppe del Generale Khalifa Haftar. Non ci sarebbero danni alla pista, ma al momento lo scalo è chiuso. L’esercito del Governo passa al contrattacco e riconquista la zona dell’aeroporto internazionale. Onu, Ue e Usa chiedono di fermare l’escalation di violenza.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Oggi l'aeroporto di Mitiga, unico funzionante nella capitale libica, è stato bombardato dalla Libyan National Army del generale Khalifa Haftar, secondo quanto riferiscono fonti libiche all'AdnKronos. Al momento l'attacco non è stato rivendicato e il servizio è stato temporaneamente sospeso, anche se le piste non sarebbero state colpite. "Ai passeggeri è stato chiesto di evacuare l'aeroporto dopo che l'aero da guerra di Haftar ha aperto il fuoco sulla pista – ha detto Mahmoud Abdelwahed di Al Jazeera, citando fonti della struttura – nella zona intorno all'aeroporto i civili sono terrorizzati". Gli scontri vicino Tripoli vanno avanti da qualche giorno tra le milizie di Haftar e il Governo ufficiale libico, riconosciuto dall'Onu e guidato dal primo ministro Fayez al Sarraj, da quando giovedì scorso la Libyan National Army aveva marciato verso la capitale.

Nelle ultime ore gli scontri sono proseguiti via terra nella zona dell'aeroporto internazionale, in quella di Qaser Ben Ghashir, ad Al Zahra e Aziziyah. Il ministro dell'Interno Fathi Bishaga, che coordina la sicurezza per il Governo, ha dichiarato a Repubblica che "questo è un atto di viltà lo sfregio di un fuorilegge che viola la legge internazionale, gli accordi, la civiltà. Noi lo puniremo". L'esercito filo-governativo di Misurata sta portando avanti una controffensiva annunciata ieri e chiamata "Vulcano di rabbia", per difendere la capitale, promettendo di recuperare tutte le zone prese dal Generale e sostenendo di aver riconquistato il controllo dell'aeroporto internazionale, chiuso dal 2014, che si trova a Sud di Tripoli. Attualmente i civili cercano di rifornirsi il più possibile di cibo e carburante, mentre circa 2.800 persone, secondo l'Onu, sarebbero già fuggite. Secondo quanto ha dichiarato il ministero della Sanità ci sono almeno quaranta morti, di cui 19 combattenti delle forze di Haftar e altre 25 persone, tra cui ci sarebbero anche civili.

"I Paesi dell'Ue sono uniti nel sollecitare le parti in Libia ad una tregua umanitaria come raccomandato dall'Onu, a evitare qualsiasi ulteriore escalation militare e a tornare al tavolo del negoziato – ha detto l'Alto rappresentante dell'Ue, Federica Mogherini – rivolgo un appello molto forte ai leader libici, ed in particolare ad Haftar a fermare le attività militari in questo momento e tornare al tavolo negoziale sotto gli auspici dell'Onu". L'escalation di violenza rischia di far saltare la Conferenza nazionale libica, organizzata dall'Onu dal 14 al 16 aprile a Ghadames per cercare di trovare un accordo tra le due forze. Ieri il rappresentante speciale Onu, Ghassan Salamè, ha assicurato la determinazione nell'organizzare l'incontro nei tempi previsti "a meno che non ce lo impediscano circostanze di forza maggiore". Il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha annunciato: "ci opponiamo all'offensiva militare delle forze di Khalifa Haftar e chiediamo uno stop immediato a queste operazioni militari contro la capitale libica". Nel frattempo si è dimesso il vicepresidente del Governo libico, Al-Qatrani, schierandosi con la Libyan National Army di Haftar.

L'ambasciatore italiano a Tripoli, Giuseppe Buccino, ha incontrato oggi il premier al Sarraj alla sede del Consiglio presidenziale nella capitale libica per un colloquio che "ha riguardato gli ultimi sviluppi della situazione politica e di sicurezza in Libia e le ripercussioni della situazione nella capitale e in diverse città libiche". Il presidente della Camera, Roberto Fico, è intervenuto sulla questione da Vienna, dove è impegnato nella Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti europei: "Sento oggi di ribadire la necessità che l'Europa tutta sia unita nel rifiutare qualsiasi soluzione armata e riaffermi con forza il suo sostegno a una ricomposizione del quadro politico libico fra tutte le parti coinvolte, attraverso il dialogo favorito dalle Nazioni Unite".

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