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Le ragioni del sequestro dei due italiani in India

Paolo Bosusco e Claudio Colangelo, i due connazionali presi dai guerriglieri maoisti dell’Orissa, non sono turisti inesperti. L’ipotesi che i due siano stati presi perché stavano foto “proibite” non regge tantissimo. Più probabile che ci siano motivi più complessi alla base del rapimento.
A cura di Biagio Chiariello
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paolo bosusco e claudio colangelo turisti presi in orissa

C'è preoccupazione e nervosismo per la sorte di Paolo Bosusco e Claudio Colangelo, gli italiani tenuti prigionieri da un gruppo di ribelli maoisti in India. L'ultimatum dei sequestratori – fissato per ieri sera – non vale più. Ma da allora dei due connazionali non si sa più nulla. Le autorità dello stato indiano di Orissa stanno moltiplicando il loro impegno per garantirne la liberazione, va però detto che dal consolato italiano di Calcutta fanno sapere che c'è ancora bisogno di alcune ore per ufficializzare la notizia del rapimento, dal momento che Bosusco e Colangelo non si sono mai registrati negli uffici di rappresentanza indiani. Quindi, sulla carta, è come se non fossero in India. In ogni caso, la polizia del distretto di Kandahamal, in Orissa, aveva già confermato il sequestro dei due italiani, avvenuto peraltro lo scorso 14 marzo.

La liberazione dei due italiani non appare cosa semplice. Nella loro rivendicazione-audio, i maoisti hanno presentato un pacchetto di 13 condizioni per rilasciarli. Tra queste, oltre ad una somma di denaro, alcune richieste che i guerriglieri avanzano da tempo; a partire dalla scarcerazione di alcuni leader del Partito Comunista indiano e la cessazione dell'operazione «Green Hunt» promossa da New Delhi contro le persistenti azioni terroristiche dei maoisti. Si è deciso, così, di sospendere ogni azione contro i guerriglieri e un dialogo è già stato aperto, così come un tentativo di mediazione è in corso. Da parte loro, i sequestratori dei due italiani hanno assicurato che «non gli faremo del male».

Il motivo principale del rapimento di Bosusco e Colangelo, è stato spiegato dagli stessi maoisti, che si ritengono offesi dal fatto che numerosi turisti guardino alle popolazioni indigene come a delle «scimmie». Secondo la ricostruzione delle tv locali, i nostri connazionali stavano scattando fotografie ad alcune donne del luogo, mentre queste facevano il bagno in un fiume. Eppure lo stesso Bosusco, che da 15 anni gestisce un'agenzia di trekking italo-indiana a Puri, nel suo sito web precisa quelle che sono le «regole da seguire» per un'esperienza etnografica come quella che offre la Orissa Adventure Trekking. Discrezione e sopratutto «resistere all'impulso di fotografare qualcuno molto fotogenico, per motivi di sicurezza e incolumità, la propria e quella dell'intero gruppo». Gli stessi tour operator erano stati messi in guardia della pericolosità dei ribelli maoisti in Orissa. Secondo Aldo Morrone, direttore generale dell'ospedale San Camillo di Roma e grande amico di Colangelo, l'ipotesi che i due siano stati presi perché stavano foto "proibite": «Mi pare impossibile. Il gruppo che li ha sequestrati cerca solo visibilità per porre attenzione sulle loro rivendicazioni».

 Certo è, che il fronte indiano si fa sempre più rovente. Non bastava il caso dei due marò del Reggimento San Marco detenuti  da più di un mese nel carcere di Trivandrum con l'accusa di aver ucciso due pescatori indiani. Nell'attesa che notizie confortanti arrivino su entrambi i fronti, il sentimento principe è purtroppo l'inquietudine: «Sono disperato, mi chiedo ancora se quello che è successo a mio figlio è vero o no». Queste le parole di Azelio Bosusco, 89 anni, padre di Paolo.

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