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La storia di Luca, tormentato dai bulli: “Non riuscivo neanche a bere l’acqua, vivevo nel panico”

Luca Di Pasquale è un ragazzo abruzzese di 18 anni. Per anni è stato vittima di bullismo che l’ha portato a sviluppare una profonda depressione. Oggi sta tentando di risalire ed ha scelto di raccontarci la sua storia.
A cura di Simona Berterame
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Questo ragazzo immortalato mentre gioca con il suo cagnolino si chiama Luca, ha appena 18 anni e ha scritto a Fanpage.it una lettera dove racconta a cuore aperto di essere stato vittima di bullismo e chiede di poter raccontare la sua storia, con l'obiettivo nobile di sensibilizzare su una piaga giovanile così diffusa.

«Ciao mi chiamo Luca Di Pasquale ho 18 anni e vivo a Scerni, un piccolo paesino.Volevo raccontarvi la mia storia. Ho sofferto di bullismo dall'età di 9 anni fino ai 15, bullismo psicologico precisamente, e fino a quando non ho retto più gli insulti e le prese in giro pesanti contro di me da quasi tutti i giovani del paese. Ho sofferto e soffro di depressione maggiore con disturbo di ansia e attacchi di panico, ho passato l'inferno, ma chiamarlo così sarebbe un insulto allo stesso.»

Al telefono la voce di Luca trema ma non si spezza. E’ un fiume in piena mentre racconta la sua storia, un’adolescenza ferita e catapultata nel tunnel della depressione. «Ero molto chiuso e non riuscivo a farmi amici maschi. Avevo solo un’amica e perciò i ragazzi del paese hanno iniziato a prendermi di mira gridandomi ‘Frocio di m***a, sembri una femminuccia’. Io non sono omosessuale e non considero un insulto esserlo, però loro utilizzavano questa parola in modo dispregiativo, per mettermi in ridicolo davanti a tutti e questo mi faceva stare male». Un calvario iniziato fin dalle elementari e che Luca si è trascinato fino alle scuole superiori. Nel piccolo paesino abruzzese dove Luca è cresciuto, era diventata quasi una moda prendersi gioco di lui.

Nel 2015 dopo anni di vessazioni e insulti, Luca inizia a chiudersi sempre di più in sé stesso e ad aver paura anche di uscire di casa. “Se ti rivediamo in giro ti picchiamo” gli scrivevano per SMS i bulli, minacce che non avevano una motivazione se non quella di escluderlo dalla vita sociale del paese solo per puro divertimento. Una situazione insostenibile che lo porterà a sviluppare una profonda depressione e un disturbo alimentare. «Mi sentivo sempre più triste, malinconico verso la vita e verso tutti, iniziai a perdere interesse su tutto quello che mi interessava e a rifiutare il cibo – ci racconta il giovane – Nascondevo tutti i panini per la scuola in una busta e ogni settimana andavo a gettarli nel bosco dietro casa mia, rifiutavo ogni sorta di cibo, non riuscivo neppure a mangiare un boccone e spesso se ero forzato a mangiare, subito dopo vomitavo, anche l’acqua era diventata pesante per me; avevo lo stomaco completamente chiuso». La bulimia lo porta a perdere 10 kg in 2 mesi e anche solo recarsi a scuola e seguire una lezione iniziava a diventare complicato, complice anche una professoressa poco empatica «Passavo molto tempo in bagno a piangere e vomitare, seguire una lezione senza almeno un accenno di un attacco di panico era ormai impensabile per me. Purtroppo una delle mie insegnanti invece di comprendermi e aiutarmi (avevo appena 16 anni) mi etichettò subito come ‘il problema della classe'. Divenne molto severa con me, impedendomi di uscire dall'aula, nonostante i miei ormai continui attacchi di panico».

A soli 18 anni questo ragazzo sente di aver toccato il fondo, avendo anche considerato il gesto più estremo. La voglia di farla finita lo ha portato a tentare il suicidio per ben due volte. La prima volta buttandosi da un tetto ma uscendone miracolosamente illeso, per l'altezza molto modesta del salto. Dal secondo tentativo Luca probabilmente non ne sarebbe uscito vivo, se non fosse stato per la sorella, corsa per acciuffarlo al volo convincendolo poi a scendere da quel cornicione così alto.

Luca oggi non crede di essere uscito del tutto dal tunnel della depressione e non sa quando ce la farà, ma sta provando a risalire grazie all'aiuto e all'amore della sua famiglia che non l'ha mai lasciato solo in questa battaglia e ad un percorso terapeutico che ha intrapreso da ormai diverso tempo.

«Voglio che arrivi a tutti questo messaggio, non giudicate mai un ragazzo o ragazza per quello che appare fuori, dentro ha un mondo da scoprire, non abbiate pregiudizi. Prima di giudicare riflettete, prima di parlare pensate, e non lasciatevi mai dire che non valete niente che siete inutili e brutti. Voi valete tanto e chi ha il cuore cattivo non lo sa. Ricordate sempre che chi vi giudica è perché voi avete qualcosa che loro non avranno mai. E per quelli che come me soffrono di depressione o altre malattie psichiche, vi dico che la medicina più potente è l’amore della propria famiglia, il loro amore sarà la vostra forza, il loro sorriso il vostro coraggio e un cucciolo di cane il vostro psicoterapeuta. Vivete ogni giorno al massimo, amate ogni singolo istante, toccate ogni cosa, esplorate la natura, giocate con gli animali e fate ciò che vi rendi sereni e non pensate al futuro. »

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