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La gaffe di Di Maio: “Boneschi riscuote 3000 euro di vitalizio al mese”. Ma è morto nel 2016

Durante la conferenza stampa dedicata all’abolizione dei vitalizi parlamentari, il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio ha elencato una serie di nomi di ex onorevoli che ancora attualmente percepiscono l’ex trattamento pensionistico d’oro. Tra loro, l’avvocato Luca Boneschi, noto per aver maturato il vitalizio con un solo giorno di legislatura all’attivo. Boneschi, però, è morto nel 2016.
A cura di Charlotte Matteini
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Nel corso della conferenza stampa convocata alla Camera dal Movimento 5 Stelle e dedicata al tema dell'abolizione dei vitalizi parlamentari, il vicepresidente pentastellato Luigi Di Maio ha elencato una serie di nomi altisonanti di ex onorevoli, tutti accomunati da un preciso prerequisito: ancora oggi percepiscono lauti assegni mensili in virtù del trattamento pensionistico in vigore all'epoca dell'elezione. Insomma, quegli ex parlamentari incassano mensilmente ancora oggi il cosiddetto vitalizio parlamentare d'oro. Dal critico d'arte Vittorio Sgarbi a Ombretta Colli, passando per Ilona Staller (in arte Cicciolina), l'ex calciatore Gianni Rivera, l'ex dirigente televisivo Fabrizio Del Noce e poi ancora Clemente Mastella, l'avvocato Carlo Taormina, il fondatore del quotidiano La Repubblica Eugenio Scalfari.

Tra i vari nomi che figurano nell'elenco diffuso dal vicepresidente della Camera appare anche quello di Luca Boneschi, avvocato eletto con i Radicali negli anni '80 noto alle cronache anche per aver maturato il proprio vitalizio parlamentare da 3108 euro al mese con un solo giorno di legislatura alle spalle, come da normativa in vigore all'epoca. Proclamato eletto il 12 maggio 1982 in sostituzione del dimissionario Marcello Crivellini, presentò le proprie dimissioni dall'incarico, accettate dall'aula, il giorno successivo. Boneschi, però, non percepisce più il vitalizio da oltre 3000 euro perché è morto nell'ottobre del 2016.

I vecchi vitalizi parlamentari cui fa riferimento Di Maio non esistono più nei fatti dal 2012. Nel 2011, sotto il governo Monti, vennero aboliti e trasformati in pensioni parlamentari. Attualmente i parlamentari eletti dopo il 2011 percepiscono un assegno calcolato con il metodo contributivo, mentre prima della riforma Monti erano calcolati con il metodo retributivo e, secondo i calcoli effettuati dall'Istituto Bruno Leoni, permettevano ai parlamentari di percepire una cifra circa 5 volte superiore a quanto realmente versato. Dopo l'avvenuta abolizione, però, i parlamentari eletti prima del 2011 hanno ancora diritto a percepire il loro trattamento pensionistico privilegiato perché la riforma non ha toccato quelli che da molti ex onorevoli sono considerati degli inalienabili diritti acquisiti.

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