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La faida leghista fa un’altra vittima: Flavio Tosi fatto fuori dal Parlamento padano

E’ sempre più scontro tra i “cerchi magici” bossiani ei “barbari sognanti” maroniani. Flavio Tosi, dai sentimenti troppo nazionalisti, non è più vicepresidente del parlamento della Padania. Ma lo scontro è anche sulle prossime amministrative di Verona, alle quali il sindaco scaligero vorrebbe presentarsi senza i colori della Lega.
A cura di Biagio Chiariello
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sempre piu scontro tra maroniani e bossiani

La guerra civile tra maroniani e bossiani vede cadere un'altra testa. Flavio Tosi, sindaco di Verona, non è più vicepresidente del parlamento della Padania, secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Adnkronos. Una carica che ufficialmente non ha nulla di concreto, ma che dalle parti di Via Bellerio è assai significativa. Tosi sarebbe stato sostituito, nella funzione che ricopriva assieme a Federico Bricolo e Roberto Castelli, da Gianpaolo Dozzo, da poco nominato capogruppo del Carroccio alla Camera al posto del bossiano Reguzzoni, "cacciato" proprio su richiesta di Maroni.

La scelta di tagliare Tosi, presa all’unanimità, sarebbe da attribuire, come scrive Adnkronos, alle persistenti assenze del primo cittadino veronese alle quattro convocazioni dell’ufficio di presidenza del parlamento della Padania, "resuscitato" dopo il cambio di governo e l'approdo a Palazzo Chigi dell'esecutivo Monti. Nella Lega Nord gira voce che le assenze di Tosi non siano state casuali, alla luce delle recenti posizioni da lui assunte, "di ispirazione nazionalista", distanti dal federalismo padano. Tanto per fare un esempio Tosi è per l'Inno di Mameli, «difficile da coniugare – secondo quanto fanno notare fonti del Carroccio – con il "Va pensiero" diventato ormai l'inno delle "camicie verdi" che, non a caso, apre ogni appuntamento del parlamento della Padania. Forse ha sempre disertato – sottolineano più voci della Lega- per togliersi dall'imbarazzo».

Si ravviva dunque lo scontro tra il cosiddetto Cerchio Magico e i Maroni boys, che ora rispondono al nome di “barbari sognanti”. Al primo gruppo appartengono naturalmente la Bossi Family, oltre al vicepresidente del Senato, Rosi Mauro, il capogruppo a palazzo Madama, Federico Bricolo, l’ex presidente dei deputati Marco Reguzzoni, Giacomo Chiappori, Paola Goisis.  I "barbari sognanti" sono invece Matteo Salvini, il presidente del Consiglio regionale della Lombardia Davide Boni, il sindaco di Varese, Attilio Fontana e quindi Flavio Tosi. Lo scontro negli ultimi tempi ha raggiunto proporzioni rilevanti, in particolare con l'episodio di Milano a fine gennaio quando il Senatùr non ha lasciare parlare dal palco l'ex Ministro dell'Interno.

In questa crepa ben si inserisce la battaglia col sindaco di Treviso Gian Paolo Gobbo, fedele a Bossi, per le liste al Comune di Verona. Alle prossime amministrative, il sindaco uscente ha intenzione di presentarne, infatti, una con il suo nome e non con il simbolo della Lega. Ma la Lista Tosi non s’ha da fare, ha detto senza mezzi termini Gobbo.

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