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Opinioni

Italicum, via alla battaglia parlamentare: Renzi contro tutti (ma con la vittoria in tasca)

Renzi è riuscito in una impresa complicata: costringere la minoranza del PD e le opposizioni a giocarsi tutto sul tema più lontano dalle preoccupazioni di elettori e militanti. E, per giunta, su un testo già votato senza fiatare o quasi al Senato. Ma la “battaglia parlamentare” può riservare sorprese…
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L’avvio della discussione decisiva sull’Italicum lascia decisamente perplessi: nell’Aula della Camera dei deputati si sono presentati in meno di una trentina, più o meno gli stessi che venerdì hanno ascoltato il ministro degli Esteri Gentiloni riferire in merito all’uccisione di Lo Porto. Latitanza che in questo caso non va confusa con indifferenza, considerando il peso che avrà la partita sull’Italicum nel prosieguo della legislatura e sul futuro dell’esecutivo.

Probabilmente andrà meglio oggi, ma più che sulla discussione generale alla Camera, l'attenzione è puntata sulle mosse del Governo e sulla possibilità che venga posta la questione di fiducia. La sensazione, come ha scritto la senatrice Ricchiuti, è che Renzi abbia in qualche modo già calcolato l'esito di una tale prova di forza: "Se non passa l'italicum si va a votare; se passa l'italicum si va a votare".

Insomma, l'accelerazione di queste settimane e le scelte di merito e di metodo hanno già prodotto una frattura insanabile all'interno del PD, come nota anche Civati:

Il Presidente del Consiglio ha scelto non solo di legare il destino del Governo a quello dell’Italicum, ma di trasformare il braccio di ferro con la minoranza del suo partito in una sorta di congresso del PD (come ha notato Ezio Mauro). Un regolamento di conti che avverrà su un argomento “tecnico”, di bassissimo impatto emotivo per cittadini e militanti, con poche ripercussioni sulla contemporanea campagna elettorale per le Regionali. Renzi questo lo sa bene e anche per tale ragione ha preso carta e penna per scrivere ai circoli, lasciando intendere di considerare la partita sulle regole del gioco come una ulteriore legittimazione personale a “cambiare il Paese” e relegando a deriva politicista (e personalistica) i rilievi nel merito della minoranza (o meglio, delle minoranze, considerando che esistono 4, forse 5, mini-correnti, con orientamenti e obiettivi anche molto diversi).

È pur vero che se politicamente Renzi sa di aver già vinto, “tecnicamente” la battaglia si annuncia molto complessa. Oggi, o al termine della discussione generale, si comincerà a votare sulle otto pregiudiziali di costituzionalità, per due delle quali (quelle presentate da Forza Italia) si prevede il voto segreto. In seguito partirà l’esame degli emendamenti al testo, cento in tutto, che dovrebbero essere discussi e votati uno per volta. Dovrebbero, appunto. Perché il Governo potrebbe ricorrere alla questione di fiducia sui quattro articoli della legge (ci sono ipotesi secondo cui Renzi opterà per 3 voti di fiducia), oppure chiedere il contingentamento dei tempi e tagliare la discussione.

In ogni caso ad essere nella posizione peggiore sono i deputati della minoranza del PD. Che: con la fiducia, dovrebbero votare contro il Governo presieduto dal leader del loro partito; senza fiducia avrebbero la responsabilità di far saltare la legge elettorale, conservando il Consultellum e togliendo "peso" politico all'intero partito; senza fiducia e a scrutinio segreto dovrebbero ritagliarsi il ruolo di "traditori". E, in ogni caso, devono giustificare la bocciatura di una legge approvata senza fiatare (o quasi) al Senato della Repubblica.

Certo, ci sarebbe la possibilità di un asse con le altre opposizioni. Più facile a dirsi…

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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