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Il Marsili non è il vulcano di Tonga, l’esperta: “Esplosione improbabile nel Tirreno”

La dottoressa Lucia Pappalardo dell’INGV ci spiega le differenze tra il vulcano esploso a Tonga e il Marsili, il più noto tra i vulcani sottomarini nel Tirreno.
A cura di Andrea Centini
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Credit: OpenStreetMap
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Sabato 15 gennaio 2022 il vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Haʻapai sito nel Regno di Tonga – uno Stato insulare del Pacifico – è esploso con violenza inaudita, sprigionando un'energia di 5 megatoni, paragonabile a quella di 500 bombe nucleari di Hiroshima. Il catastrofico evento – che ha letteralmente cancellato l'omonima isola vulcanica – ha generato tsunami, boom sonici avvertiti a migliaia di chilometri di distanza e onde gravitazionali atmosferiche rilevate sin nella ionosfera. È stato un evento improvviso e inatteso che ha riacceso i riflettori sui rischi rappresentati da questi giganti sommersi, molti dei quali sono presenti anche nei bacini italiani. Il Marsili, ubicato nel cuore del Tirreno meridionale, è balzato più volte agli onori della cronaca nazionale per la sua attività e instabilità, sebbene spesso in compagnia di inopportuni toni allarmistici. Per comprenderne meglio potenziali rischi e somiglianze col vulcano esploso nell'arcipelago di Tonga abbiano contattato la dottoressa Lucia Pappalardo, Prima Ricercatrice dell'Osservatorio Vesuviano – sezione di Napoli dell'INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia). Ecco cosa ci ha raccontato.

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Dottoressa Pappalardo, per prima cosa le chiediamo se fosse possibile prevedere la potentissima esplosione del vulcano di Tonga, dato che aveva ricominciato la sua attività eruttiva dal mese di dicembre

No. Infatti questa è l'anomalia che ha lasciato tutti un po' sorpresi. Questo vulcano era stato in eruzione nel 2014-2015 e precedentemente nel 2009, producendo attività esplosiva però modesta. L'eruzione del 19 dicembre 2021 sembrava essere iniziata così, come se volesse ripetere lo scenario visto nel 2014-2015, e invece poi c'è stata questa fase esplosiva inaspettata il 14-15 gennaio molto più catastrofica. Non era prevedibile che nell'ambito di una stessa eruzione ci potesse essere questa evoluzione. Può capitare, con altri vulcani è capitato, però è un evento abbastanza raro. Mentre si sapeva dalla storia geologica del vulcano che 1.000 anni fa aveva prodotto un'eruzione catastrofica di questo tipo. Si conosceva la potenza del vulcano però era difficile prevedere questo evento, visto che l'eruzione era iniziata in modo tranquillo.

Passiamo al nostro Marsili. Si è parlato spesso della sua attività e instabilità, dunque è possibile che si verifichi un evento simile a quello visto a Tonga?

No. È molto improbabile. È vero che il Marsili è un vulcano imponente – è alto 3.400 metri, è praticamente un Etna sottomarino -, però innanzitutto è molto più profondo rispetto al vulcano di Tonga, la colonna d'acqua stessa riduce la possibilità che ci siano esplosioni come quella. Il vulcano di Tonga pur essendo sottomarino aveva una cima molto più superficiale. Il Marsili ha una storia un po' diversa e anche il chimismo dei magmi che alimentano questo vulcano è completamente diverso. Sono generalmente più ricchi di magnesio e ferro, quindi ha un magma meno viscoso, che ha una tendenza minore a intrappolare i gas. Quando il gas si libera da un magma più mafico – cioè più ricco di magnesio e ferro -, più liquido, l'eruzione è meno esplosiva. Mentre nei vulcani come quello di Tonga, in cui la lava è più viscosa e tende a intrappolare più facilmente la parte gassosa, quando la pressione diminuisce perché il magma risale in superficie si possono avere queste esplosioni repentine e catastrofiche. Il problema è anche il tipo di alimentazione, che nel Marsili è diverso.

Credit: INGV
Credit: INGV

Dunque quale potrebbe essere il rischio di un vulcano sottomarino come il Marsili? Ci sono state eruzioni in tempi geologici più o meno recenti?

Ci sono state sicuramente eruzioni sottomarine perché il Marsili è in attività, però non ce ne siamo mai accorti. Non sono eruzioni di cui ci dobbiamo preoccupare. Quello di cui si parla spesso è che ci sia la possibilità di questo tsunami. Non necessariamente legato al Marsili. In generale i vulcani sottomarini possono in alcuni casi generare un collasso delle loro pareti. Se le pareti diventano instabili e collassano, si può innescare uno tsunami. Ma sono eventi veramente rarissimi. Non sono impossibili, ma hanno una probabilità veramente bassissima. Non abbiamo evidenze che al Marsili possano verificarsi eventi di questo tipo, almeno in un futuro prossimo.

Dunque siamo innanzi a uno scenario completamente diverso da quello di Tonga

Sì, fortunatamente sì.

Credit: S. Passaro (CNR) e G. Ventura (INGV e CNR)
Credit: S. Passaro (CNR) e G. Ventura (INGV e CNR)

Che tipo di segnali premonitori potrebbero suggerire eventuali problemi con un vulcano sottomarino come il Marsili? Quale sarebbe un campanello d'allarme?

I segnali premonitori sono sempre gli stessi, i terremoti essenzialmente. Poi ci può essere un degassamento. La fuoriuscita di gas può anticipare la risalita del magma in superficie. Il problema è che i vulcani sottomarini non sono monitorati come quelli sulla terraferma, come ad esempio quelli napoletani. Questi vulcani sono controllati 24 ore su 24, noi abbiamo un sistema di monitoraggio avanzatissimo. Per quelli sottomarini non è la stessa cosa. Ci sono delle campagna oceanografiche cui partecipa anche il nostro istituto che periodicamente fanno questo monitoraggio. Questa è la differenza.

Non c'è dunque un particolare vulcano sottomarino da attenzionare, diciamo così

In generale i vulcani sono tutti da attenzionare. Però è chiaro che monitorare 24 ore su 24 anche tutti i vulcani sottomarini che ci sono nel Tirreno implica chiaramente risorse molto, molto importanti.

Per quanto riguarda quelli sulla terraferma, ce n'è qualcuno problematico? Ad esempio a volte si fanno riferimenti a quello dei Campi Flegrei

In generale – questa è la mia opinione – i vulcani sono tutti problematici. I vulcani tendono a fare il loro mestiere, che è quello di eruttare. Però ecco, i Campi Flegrei, il Vesuvio, l'Isola d'Ischia, se vogliamo rimanere nell'area napoletana, sono tutti localizzati in zone densamente abitate e sono dunque tutti ad alto rischio. Fortunatamente però sono tutti ben sorvegliati e studiati. Il nostro istituto porta avanti tutte e due queste attività. La ricerca è molto importante, perché è fondamentale capire come i vulcani funzionano, come hanno funzionato in passato e qual è lo scenario che ci dobbiamo aspettare. E poi come dicevo c'è il monitoraggio 24 ore su 24. Le probabilità che ci siano segnali premonitori prima di un'eruzione è altissima. Noi siamo in grado di registrare variazioni anche minime, quindi è difficile che un'eruzione ci colga impreparati.

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