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L’esplosione del vulcano di Tonga è stata talmente potente da aver fatto “increspare” lo spazio

Le conseguenze della devastante esplosione del vulcano Hunga Tonga-Hunga Haʻapai sono state rilevate anche nello spazio. Ecco cosa hanno registrato i satelliti.
A cura di Andrea Centini
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Credit: NASA Earth Observatory
Credit: NASA Earth Observatory

Alle 17:15 (ora locale) di sabato 15 gennaio 2022 nell'arcipelago del Regno di Tonga si è verificata una delle eruzioni vulcaniche più potenti degli ultimi decenni, talmente violenta da aver letteralmente disintegrato l'isola Hunga Tonga-Hunga Haʻapai. L'esplosione è stata così potente che ha persino generato insolite onde gravitazionali atmosferiche arrivate sin nello spazio, nella ionosfera, un fenomeno ancora da comprendere appieno. La furia del vulcano sottomarino ha provocato danni ingenti sulle altre isole dell'arcipelago, a causa delle onde di tsunami – che hanno raggiunto coste lontanissime – e della pioggia di cenere precipitata dalla gigantesca nube eruttiva. Secondo i dati raccolti dai satelliti della NASA, dell'Agenzia Spaziale europea (ESA) e della JAXA (l'Agenzia aerospaziale giapponese), si stima che il “fungo” possa aver raggiunto fino a 40 chilometri di altezza, giungendo nel cuore della stratosfera.

L'energia rilasciata dall'eruzione, immortalata in drammatici e spettacolari video, è stata calcolata in circa 5 megatoni, circa 500 volte quella della bomba nucleare sganciata dagli americani su Hiroshima. Nel seguente post della pagina di divulgazione scientifica “Chi ha paura del buio?” potete vedere un interessante confronto con esplosioni atomiche (come quella della mostruosa bomba all'idrogeno russa “Tsar” da 50 megatoni) e altre eruzioni storiche.

Il boato dell'eruzione dell'Hunga Tonga-Hunga Haʻapai è stato udito a migliaia di chilometri di distanza dal sito del vulcano e l'onda di pressione ha fatto almeno due volte il giro del pianeta, venendo rilevata anche dai barometri italiani. È stato un evento talmente catastrofico che gli scienziati ritengono che un'eruzione simile possa verificarsi una volta ogni mille anni. Le conseguenze di questo evento devono ancora essere comprese, non solo sulla Terra. Come indicato, infatti, l'improvvisa esplosione ha generato peculiari onde gravitazionali atmosferiche che hanno letteralmente sorpreso gli scienziati, dato che non erano mai state generate prima da altre eruzioni. Sono state scoperte grazie ai dati raccolti dallo strumento Atmospheric Infrared Sounder (AIRS) sul satellite Aqua della NASA, ore dopo l'eruzione. “È davvero unico. Non abbiamo mai visto nulla di simile nei dati prima”, ha dichiarato a Nature il dottor Lars Hoffmann, scienziato specializzato in atmosfera presso il Jülich Supercomputing Center (Germania).

Credit: Lars Hoffmann, Jülich Supercomputing Centre - NASA DES DISC
Credit: Lars Hoffmann, Jülich Supercomputing Centre – NASA DES DISC

Le immagini catturate dal satellite mostrano “dozzine di cerchi concentrici, ciascuno dei quali rappresenta un'onda in rapido movimento nei gas dell'atmosfera, che si estende per oltre 16.000 chilometri. Le onde sono arrivate dalla superficie dell'oceano alla ionosfera e i ricercatori pensano che probabilmente abbiano fatto il giro del globo più volte”, scrive l'autorevole rivista scientifica. I ricercatori ora stanno cercando di capire quali possono essere le conseguenze di queste onde gravitazionali atmosferiche nello spazio, che inizia ufficialmente a 100 chilometri dalla superficie terrestre, oltre la linea di Karman. Come affermato su The Conversation dal professor Gareth Dorrian, docente di Scienze Spaziali presso l'Università di di Birmingham, gli strati atmosferici nello spazio “sono pieni di onde che viaggiano in tutte le direzioni, non diversamente dalle onde sulla superficie del mare. Tali onde di gravità atmosferica possono essere generate da un numerosi fenomeni, compresi tempeste geomagnetiche causate da esplosioni sul Sole, terremoti, vulcani, temporali e persino l'alba”. Quando queste onde raggiungono la ionosfera possono innescare fenomeni chiamati “disturbi ondosi ionosferici” o TIDs, i quali modificando le fluttuazioni del plasma possono interferire con i sistemi di navigazione satellitare GPS.

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Per studiare questi disturbi gli scienziati sfruttano un potente radiotelescopio chiamato Low Frequency Array (Lofar), costituito da decine di antenne radio sparse in tutta Europa. Il professor Dorrian ha spiegato che nelle prossime settimane verranno studiati i dati raccolti dal dispositivo, per capire quali sono stati gli effetti dell'esplosione dell'Hunga Tonga-Hunga Haʻapai sulla ionosfera.

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