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In Cina torna il festival della carne di cane, proteste degli animalisti

Le associazioni animaliste si mobilitano in vista dell’appuntamento di Yulin dove ogni anno vengono macellati migliaia di cani.
A cura di Antonio Palma
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Nonostante le polemiche e le proteste in tutto il mondo, anche quest'anno i Cina andrà in scena il festival della carne di cane di Yulin tristemente famoso per la mattanza di migliaia di animali da compagnia che vengono macellati, cotti e mangiati. Solo l'anno scorso durante le celebrazioni per il solstizio d’estate si calcola siano stati uccisi circa 10mila cani, catturati e poi rinchiusi in gabbie strettissime fino alla loro macellazione. Per questo le associazioni degli animalisti si sono mobilitate in tutto il mondo per chiedere la fine di quella che è stata definita la “sagra della crudeltà". L'organizzazione internazionale Humane society International ha lanciato una petizione per raccogliere firme da presentare al governo cinese a sostegno degli attivisti locali e per sensibilizzare l'opinione pubblica. Anche in Italia la presidente della Lega italiana per la difesa degli animali e dell'ambiente, Michela Vittoria Brambilla, ha lanciato la campagna "Non sono cibo", ricordando: "Lo chiamano festival ma di festivo non ha assolutamente nulla. Anzi, è una delle più cruente manifestazioni dell’unica vera bestialità che conosco: quella umana".

"La tradizione non è una ragione sufficiente per mantenere certi comportamenti se sono contrari al progresso sociale, come lo erano le fumerie d’oppio, i matrimoni combinati, il bendaggio per mantenere piccoli i piedi delle donne" ha insistito Brambilla, concludendo: "Faccio appello a tutti gli italiani perché, attraverso AnimalsAsia, sostengano le associazioni animaliste locali in Estremo oriente per favorire la ricollocazione e l’adozione di animali da compagnia scampati al macello”. "Il Festival non solo contravviene alla legge cinese, ma è anche fortemente criticato dall’opinione pubblica e dai media nazionali. Per questo è importante agire ora e dire no al massacro di Yulin, la Cina e i suoi cittadini hanno bisogno anche della nostra voce" ha dichiarato invece Irene de Vitti, direttore di Animals Asia Italia.

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