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Il Senato salva Danilo Toninelli: respinte le mozioni di sfiducia di Pd e Fi

Il Senato ha respinto le mozioni di sfiducia presentate da Partito Democratico e Forza Italia nei confronti del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli. Le due mozioni chiedevano la sfiducia e le conseguenti dimissioni del ministro soprattutto in merito alla gestione del caso Tav.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il Senato della Repubblica ha respinto la mozione di sfiducia presentata da Pd e Forza Italia contro il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli. Entrambe le mozioni sono state presentate citando il tema della Tav e si concludono con la stessa richiesta di sfiducia con immediate dimissioni. La prima mozione votata è stata quella del Pd: sono stati 159 i voti contrari, 105 quelli favorevoli e 19 gli astenuti. Il Senato, dunque, non approva. Poco dopo è stata respinta anche la mozione presentata da Fi: 157 voti contrari, 110 favorevoli, 5 gli astenuti. Nella mozione dem si legge che “il ministro avrebbe mentito al Parlamento e al Paese nonché al governo francese e all’Ue, sottoponendo all'attenzione di tutti un'analisi del rapporto tra costi e benefici palesemente infondata e ora oggetto di ‘aggiustamenti' da parte del presidente del Consiglio dei ministri”. Stesso principio espresso, in altri termini, da Forza Italia, secondo cui “i comportamenti del ministro stanno bloccando le grandi opere e riducendo la nostra credibilità”.

La seduta del Senato è stata sospesa quando gli esponenti di Forza Italia hanno mostrato alcuni cartelli con scritto “Toninelli, lo facciamo per te”. I cartelli sono stati esposti dopo l’intervento di Alessandra Gallone, che ha illustrato la mozione di sfiducia. La presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha sospeso la seduta per farli rimuovere. Altro scontro si è registrato durante l’intervento del capogruppo Pd, Andrea Marcucci, che ha aperto una polemica con la presidente del Senato per i tempi a disposizione per le sue dichiarazioni. Nell’Aula sono arrivati anche alcuni ministri, tutti del Movimento 5 Stelle, oltre al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

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La difesa di Toninelli

Il ministro dei Trasporti interviene in Aula per difendere il suo operato e “raccontare il lavoro fatto in questi nove mesi di governo”. Partendo dalla questione migranti e passando poi al crollo del Ponte Morandi di Genova: “Il crollo del Ponte Morandi di Genova ha palesato all’Italia intera le nefaste conseguenze dell’abdicazione dello Stato al suo ruolo di regolatore e soprattutto di controllore, mettendo inoltre in luce tutte le criticità di un modello di concessioni autostradali, promosso o comunque avallato dai governi precedenti, vergognosamente sbilanciato in favore dell’interesse economico di pochi”. Toninelli parla di soluzioni “celeri e concrete” sul caso, con l’avvio della ricostruzione “senza l’intervento del concessionario”. Altro passaggio rivendicato dal ministro è quello riguardante il blocco “dell’aumento dei pedaggi autostradali sul 90% circa della rete”.

Toninelli parla poi dei cantieri aperti nel Paese da anni e che vanno conclusi, per poi arrivare alla questione Tav. Rivendicando che l’impegno scritto nel contratto di governo è stato “la stella polare della mia azione sul dossier in questi mesi”. Per il ministro del M5s “la ridiscussione è un dovere assunto dal governo in Parlamento fin dalla sua nascita e ribadito in due distinte mozioni”. Toninelli afferma di aver agito “in totale coerenza e trasparenza”, ricordando la nuova analisi costi-benefici effettuata. Il ministro dei Trasporti parla anche della riforma del codice della strada, che viene discusso in queste settimane in Parlamento. E annuncia una nuova misura “che porterà a breve un risparmio in termini di tempo e denaro per tutti i cittadini: la portabilità della targa quando si cambia auto”.

Toninelli conclude con una difesa finale del suo lavoro: “Gli attacchi che mi sono stati rivolti, tutti concentrati sulla mia persona e casualmente partiti quando abbiamo messo in discussione il sistema delle concessioni autostradali, rappresentano la miglior prova dell’inconsistenza degli argomenti usati contro il mio operato. C’è ancora tanto da fare per ridimensionare chi ha avidamente divorato il Paese e per rimettere al centro i cittadini. Ma sono orgoglioso di quello ho realizzato come ministro e che abbiamo portato avanti come Governo. E rifarei tutto senza esitazioni”.

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