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Morte Imane Fadil, la teste del caso Ruby ai medici: “Ho paura mi abbiano avvelenato”

Perché è morta Imane Fadil? È giallo sulle cause del decesso della modella 34enne di origine marocchina, testimone chiave nel processo Ruby Ter, avvenuta il primo marzo a Milano per un mix di sostanze radioattive. Il suo avvocato, Paolo Sevesi: “Non era il tipo che avrebbe potuto suicidarsi, non era mai depressa. Il libro che stava scrivendo? Filosofico, non su Ruby”.
A cura di Ida Artiaco
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È sempre più mistero sulla morte della modella 34enne Imane Fadil, teste chiave dell'accusa nel processo Ruby Ter, che vede Silvio Berlusconi imputato per corruzione in atti giudiziari, e tra le prime a raccontare cosa succedeva ad Arcore durante le cene eleganti con il Cavaliere. La donna è deceduta il primo marzo 2019 a Milano dopo circa un mese di agonia a causa di un mix di sostanze radioattive, come confermato dai primi risultati degli esami tossicologici. E come ha rivelato l'Ansa, in base alle cartelle cliniche sequestrate dalla Procura, avrebbe confidato ai suoi medici dell'Humanitas, dove era ricoverata, solo 10 giorni prima del decesso, di temere di essere stata avvelenata. Alla tesi del suicidio non crede neppure l'avvocato della 34enne, Paolo Sevesi: "Non era il tipo che avrebbe potuto suicidarsi, Imane Fadil non era mai depressa – ha dichiarato -, combattiva fino all'ultimo. A chi avrebbe potuto dare problemi con le sue testimonianze? Pur avendo un'idea precisa, non posso parlarne perché sarebbe l'oggetto di un ipotetico movente", ha detto aggiungendo che lui l'aveva vista pochi giorni prima della morte.

Il legale della modella ha anche parlato del libro che lei stava scrivendo e che adesso è nelle mani dei pm, alla ricerca probabilmente di un movente della sua morte proprio tra quelle pagine. Tuttavia, si tratterebbe di "un libro filosofico, non su Ruby", come ha precisato ancora Sevesi. La verità sul decesso, dunque, sembra ancora lontana. La ragazza era stata ricoverata alla fine dello scorso mese di gennaio all'Humanitas, dove è poi deceduta il primo marzo. A darne notizia è stato solo ieri, venerdì 15 marzo, il procuratore di Milano Francesco Greco, spiegando anche che la giovane aveva detto ai suoi familiari e avvocati che temeva di essere stata avvelenata. Ma perché?

Imane, di origine marocchina arrivata in Italia una ventina di anni fa, aveva cominciato a frequentare le cene nella residenza di Arcore di Silvio Berlusconi perché voleva dimostrare all'ex Premier di essere in grado di fare la giornalista sportiva televisiva. Guai, dunque, a chiamarla "Olgettina": "Io non sono come quelle, non c’entro niente con il bunga bunga", avrebbe detto. Poi nel 2012, raccontò in aula in Aula ciò che aveva visto con i suoi occhi nella residenza del Cavaliere, precisando di non essere stata mai toccata da nessuno. È stata lei a far mettere nero su bianco i dettagli delle otto cene facendo nomi e cognomi: tra spogliarelli, travestimenti e pagamenti generosi per l’intrattenimento c'erano anche Lele Mora ed Emilio Fede, Nicole Minetti e Barbara Faggioli che ballano vestite da suora e Iris Berardi travestita invece da Ronaldinho. Testimone nel primo processo, parte civile nel secondo, a gennaio scorso, poco prima del ricovero, insieme ad Ambra Battilana e Chiara Danese, che accusano l’ex premier di avere tentato di corromperle, non era stata ammessa come parte civile. "Ho sempre detto la verità, al contrario degli altri, e ho respinto tantissimi tentativi di corruzione da parte di Berlusconi e di tutto il suo entourage", si era sfogata promettendo rivelazioni.

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