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Il 31 maggio (forse) si vota il taglio ai vitalizi parlamentari

Secondo quanto disposto dalla commissione Affari Costituzionali di Montecitorio, la proposta per il taglio di vitalizi e pensioni parlamentari avanzata dal dem Matteo Richetti verrà discussa alla Camera il prossimo 31 maggio. Il Movimento 5 Stelle si dice pronto a votare a favore “perché abbiamo a cuore il taglio dei costi della politica”.
A cura di Charlotte Matteini
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La proposta di legge per il taglio di vitalizi e pensioni parlamentari depositata dall'onorevole del Partito Democratico Matteo Richetti andrà in Aula alla Camera il 31 maggio prossimo. Lo ha deciso la commissione Affari costituzionali di Montecitorio, stabilendo il 26 maggio come termine per la presentazione degli emendamenti. "Siamo disposti a votare la proposta così com'è, perché abbiamo a cuore il taglio dei costi della politica", hanno commentato gli esponenti del Movimento 5 Stelle che poche settimane fa avevano duramente protestato per la decisione dell'ufficio di presidenza della Camera di non votare a favore della proposta di delibera per il taglio delle pensioni parlamentari presentata dal M5S.

La proposta di Richetti sostanzialmente prevede l'abolizione dell'attuale sistema pensionistico parlamentare istituendone uno nuovo, interamente contributivo e dedicato non solo agli attuali e futuri parlamentari, ma anche a quelli cessati dal mandato che attualmente percepiscono i vitalizi ante-riforma del 2012 varata sotto l'egida del governo Monti, estendendo inoltre l'ambito di applicazione anche ai trattamenti pensionistici del consiglieri regionali. Per tutti i parlamentari sarà istituito un apposito fondo di gestione separata presso l'Inps.

Dopo il 2012, i parlamentari con all'attivo almeno 4 anni, 6 mesi e un giorno di effettivo mandato parlamentare in prima nomina percepiscono al compimento del 65simo anno d'età, che scendono a 60 in caso di cumulo delle legislature, un'assegno pensionistico pari a circa 900 euro mensili per legislatura portata a termine. La nuova normativa prevede infatti che per tutti i parlamentari eletti dopo il 1° gennaio 2012 l'assegno venga interamente calcolato con il metodo contributivo, mentre agli eletti con all'attivo una o più legislature ante-2012 venga applicato un sistema pro-rata. Nel caso in cui il mandato elettorale termini prima del limite imposto dalla legge, gli onorevoli eletti perdono il diritto alla pensione e non hanno diritto alla restituzione degli importi versati.

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