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PD e M5S vogliono la stessa cosa: abolire i “vitalizi” parlamentari. Ma litigano lo stesso

Il Movimento 5 Stelle ha proposto l’abolizione dei vitalizi parlamentari, che però già non esistono più dal 2012, attraverso l’approvazione di una delibera presso gli uffici di presidenza di Camera e Senato per bypassare il consueto iter parlamentare. Al momento, però, depositata a Montecitorio è presente dal 2015 un’analoga proposta di legge, a firma del deputato Pd Matteo Richetti, che si prefigge, sostanzialmente, i medesimi obiettivi.
A cura di Charlotte Matteini
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Con la proposta presentata dal Movimento 5 Stelle, nel dibattito politico e mediatico torna a fare capolino la questione relativa all'abolizione dei vitalizi parlamentari. Annunciata dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, la proposta avanzata dai pentastellati mira ad abolire i vitalizi parlamentari, che però già non esistono più dal 2012, non attraverso il normale iter di legge, ma tramite una delibera dell'ufficio di presidenza di Camera e Senato "evitando la navetta tra i due rami del Parlamento, che il più delle volte viene usata per annacquare leggi che nessuno vuole". Attualmente depositata in Parlamento esiste un'altra proposta di legge, a firma del deputato del Pd Matteo Richetti, che sostanzialmente si prefigge il medesimo scopo, con leggere differenze, di quella avanzata dai 5 Stelle, ovvero l'equiparazione dei trattamenti pensionistici a quelli percepiti dai dipendenti pubblici.

Cosa sono e come funzionano attualmente i "vitalizi" parlamentari

Il cosiddetto "vitalizio" attualmente è l'assegno pensionistico che tutti i deputati e senatori con all'attivo almeno 4 anni, 6 mesi e un giorno di mandato parlamentare in prima nomina hanno diritto a ricevere. Rispetto al passato, il vitalizio parlamentare è già stato sostanzialmente abolito nel 2012, con la trasformazione del trattamento pensionistico da retributivo a contributivo, tagliando i costi derivanti dall'erogazione degli assegni che fino al 2011, secondo quanto calcolato dall'Istituto Bruno Leoni, permettevano di percepire importi fino a 5 volte superiori rispetto alla cifra realmente versata dagli onorevoli. La nuova normativa prevede che per tutti i parlamentari eletti dopo il 1 gennaio del 2012 l'assegno venga interamente calcolato con il metodo contributivo, mentre agli eletti con all'attivo una o più legislature ante-2012 venga applicato un sistema pro-rata.

Allo stato attuale, quindi, i parlamentari eletti dopo il 2012 maturano il diritto a ricevere un assegno pensionistico, successivamente erogato al compimento dei 65 anni d'età, che scendono fino a 60 in caso di cumulo delle legislature, una volta raggiunti in prima nomina i 4 anni 6 mesi e un giorno di mandato elettorale e, semplificando il calcolo, per ogni legislatura portata a termine i parlamentari hanno diritto a ricevere una pensione di circa 900 euro al mese. Nel caso in cui il mandato elettorale termini prima del limite imposto dalla legge, gli onorevoli eletti perdono il diritto alla pensione e non hanno diritto alla restituzione degli importi versati. Secondo i calcoli di Openpolis, nel caso in cui l'attuale legislatura dovesse terminare prima del 15 settembre 2017, 403 deputati e 193 senatori non maturerebbero il diritto alla pensione.

La proposta del Movimento 5 Stelle

Il Movimento 5 Stelle, che sin dagli albori ha costruito il proprio impianto politico proprio sull'abolizione dei privilegi dei parlamentari, ha presentato una proposta di modifica dei regolamenti emanati dall'Ufficio di presidenza di Camera e Senato allo scopo di bypassare le eventuali lungaggini che potrebbero verificarsi nel corso del tradizionale iter di approvazione parlamentare. Secondo gli onorevoli pentastellati, il trattamento pensionistico di deputati e senatori dovrebbe essere equiparato a quello di tutti gli altri comuni lavoratori, applicando quindi al ricalcolo dell'assegno "vitalizio" il metodo contributivo previsto dalle leggi "Dini" e "Fornero" e i relativi requisiti anagrafici e contributivi che servono a determinare l'età pensionabile. Con l'approvazione delle delibere proposte dal Movimento 5 Stelle, che sarebbero valide anche per gli eletti attualmente in carica, i parlamentari maturerebbero il diritto alla pensione seguendo le norme previste dai fondi previdenziali in cui erano iscritti prima di diventare onorevoli della Repubblica.

Durante un incontro tenutosi questa mattina con i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, il Movimento 5 Stelle ha chiesto una veloce calendarizzazione della proposta: "Quello che gli abbiamo chiesto è di fare il loro dovere: calendarizzare subito la discussione di questa proposta e dopo di che farla votare subito, a quel punto vedremo se i partiti la appoggeranno o no. Laura Boldrini ha garantito che calendarizzerà la proposta la prossima settimana in Ufficio di Presidenza alla Camera. Ci auguriamo che Grasso faccia altrettanto", si legge in un post sul Blog di Beppe Grillo.

Andrea Mazziotti, presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, ha duramente criticato l'iniziativa del Movimento 5 Stelle sostenendo che "la proposta di delibera degli Uffici di Presidenza delle Camere annunciata oggi in pompa magna dai Cinquestelle in materia di vitalizi è il solito pastrocchio populista, sbagliata tecnicamente perché prevede che i deputati maturano il diritto alla pensione secondo le norme previste dal fondo previdenziale di appartenenza. Peccato che solo la legge, e non certo gli uffici di presidenza, possono modificare il funzionamento delle diverse casse previdenziali. Inoltre, è ingiusta perché interviene solo per il futuro e non tocca minimamente i privilegi più eclatanti, che si riferiscono alle passate legislature".

La proposta del Partito Democratico

La proposta di legge depositata dal deputato Pd Matteo Richetti si prefigge sostanzialmente, con leggere differenze, lo stesso tipo di obiettivo, puntando però, a differenza di quella del Movimento 5 Stelle, a seguire il consueto iter parlamentare per l'approvazione. Le norme presentate dal dem Richetti prevedono la creazione di un nuovo sistema pensionistico parlamentare interamente contributivo dedicato non solo agli attuali e futuri parlamentari, ma anche a quelli cessati dal mandato che al momento percepiscono ancora i vecchi assegni vitalizi ante-2012, estendendo l'ambito di applicazione anche ai trattamenti pensionistici del consiglieri regionali. Per tutti i parlamentari sarà istituito un apposito fondo di gestione separata presso l'Inps.

Contestando la proposta presentata da Richetti e le critiche avanzate dai dem relative alla delibera M5S, il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio ha dichiarato: “È una balla che i vitalizi sono stati aboliti, la pensione dei parlamentari è un vitalizio mascherato, un privilegio medievale che grida vendetta, che vogliamo abolire con una semplice delibera. Noi vogliamo che la nostra proposta sia messa all’ordine del giorno e approvata. Se così non dovesse essere andremo ogni giorno, con un pensionato diverso di questo Paese, per fare direttamente pressione affinché approvino la delibera”, evidenziando inoltre, in un tweet pubblicato pochi giorni fa, che la proposta di Richetti è depositata in Parlamento dal 2015, proprio mentre Matteo Renzi era al governo del del Paese: "Avevano la maggioranza per approvarla e non l'hanno fatto".

Di Maio attacca Boeri: "Era d'accordo con noi, ora ritratta con motivazioni ridicole"

In un post pubblicato su Facebook, Di Maio attacca il presidente dell'Inps Tito Boeri: "Il Presidente dell'Inps Boeri ha ritrattato l'appoggio alla nostra proposta sul taglio delle pensioni ai parlamentari dopo che ieri sera aveva detto di essere d'accordo, dice che non l'aveva letta bene. Telefono rovente eh? Lo capisco. D'altronde è stato messo in quel ruolo da Renzi e dopo la botta di sincerità di ieri deve essersi morso la lingua. Le motivazioni di Boeri sono ridicole. Dice che la proposta del MoVimento 5 Stelle non interviene sui vitalizi in essere, ma solo su quelli che ancora devono percepirlo. Primo: abbiamo già provato a eliminare i vitalizi e ci hanno fermato con la storiella dei diritti (privilegi) acquisiti. Secondo: il fatto di non poter eliminare quelli vecchi è un buon motivo per lasciare che se ne maturino di nuovi? No. Ed è uno scandalo che si stia facendo di tutto per non porre a termine una legislatura ormai morta pur di garantire ai peones del Parlamento la loro pensioncina d'oro. Volete eliminare i vitalizi precedenti? Siamo pronti! Ma per farlo deve esserci il MoVimento 5 Stelle al governo, altrimenti questa gente non lo farà mai. Volete che nessun parlamentare abbia più un trattamento pensionistico privilegiato, ma quello di un normale cittadino? Votate la proposta di delibera del MoVimento calendarizzata la settimana all'Ufficio di Presidenza della Camera. Dopo di che penseremo a tutti gli altri. Prima i parlamentari si occupino della loro posizione, come fa il MoVimento 5 Stelle. Non diciamo: tagliatevi lo stipendio. Ce lo tagliamo, invitiamo tutti a farlo e poi proponiamo la legge. L'Italia vi guarda".

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